di Chares Gounod
Libretto: Jules Barbier, Michel Carre’
Direttore Orchestra: Maurizio Benini
Regia: David McVicar
Faust: Stefan Pop
Mefistofele: Adam Palka
Margherita: Caterina Lopez Moreno
Valentin: Boris Pinkhavisic
Siebel: Hongui Wu
Scenografia: Charles Edward
Costumi: Brigitte Reiffenstuel
Luci: Paule Constable
Orchestra, Coro e balletto della Royal Opera House
Royal Opera House, Covent Garden, Londra
Dal 25 maggio al 10 giugno 2025
Mal sopportando che il loro Faust diventasse una “histoire d’amour”, i tedeschi chiamano il Faust francese di Gounod sbrigativamente e con una punta di disprezzo “Margarethe”. Il regista scozzese McVicar al Covent Garder ha voluto accogliere e accentuare i caratteri francesi di quel Faust, immergendo pero’ le scene in un inquietante buio molto gotico. Una allusione, soltanto una vaga allusione alla germanicita’ del dramma e del personaggio. Cosi’ abbiamo can can e cocottes scatenate nella taverna di Bacco che diventa “Cabaret Enfer”, la festa al Cabaret (secondo atto) orgiastica, blasfema, dove si beve, si balla e si amoreggia intorno a un gran crocefisso spezzato a meta’ e sovrastato dalla bandiera francese. La notte di Valpurga (quinto atto) inizia con i perfetti passi di danza di otto ballerine avvolte in vaporosi veli bianchi, immagini di purezza e eleganza... per poi finire in un’orgia isterica, con le stesse ballerine che si dibattono sul pavimento a gambe larghe mentre Mefisto, vestito da drag queen, presiede il sabbah come annoiato da tanta familiare oscenita’. Insomma: una regia esplicita, scene luci e costumi esemplarmente coerenti, ma manca, a mio parere, una idea forte, una luce nuova che illumini questo Faust. Pop (Faust) interpreta bene il vecchio accademico disperato e tremebondo, meno bene il gaudente ringiovanito. La voce e’ quella giusta, tenore drammatico dai timbri piacevoli, ma un po’ in difficolta’ sulle note piu’alte, dizione non sempre perfetta e scarso dinamismo fisico. Canta molto bene l’aria “Salut! Demeure chaste et pure...”, canta bene le altre, ma sbiadisce nei duetti e nei terzetti con Mefisto e Margherita. Meglio Adam Palka (Mefistofele), basso di grande ampiezza che esprime bene tutta la “ palette” delle sue perversioni. Da’ il meglio di se’ nella serenata “ Vous qui faites l’endormie... “ : sardonico, tranchant, piu’ Voltaire che Goethe, insieme con Margherita e’ il vero protagonista del dramma. Caterina Lopez Moreno (Margherita), che ha rimpiazzato in extremis Gaelle Arquez, ha compiuto un capolavoro di bravura. Stile e dizione impeccabili, unita’di gesto e voce, esprime a meraviglia tutta la complessita’ psicologica del personaggio, dalla malinconia della “Ballade du roi de Thule”, alla giocosa spigliatezza della ‘Aria dei Gioielli’ , al fervore amoroso del duetto “O nuit d’ amour...ciel radieux’, fino alla piu’ profonda disperazione e poi al terzetto finale in cui svettando su Faust e Mefistofele invoca con estasi redenta “Anges purs, Anges radieux...” Una bella sorpresa e’ stato Boris Pinkhasovic, nel ruolo di Valentin, baritono potente, dal timbro rotondo, ha imposto con autorita’ sulla scena un personaggio considerato secondario nell’ economia drammatica dell’opera. Ottimo il balletto e ottima l’orchestra soprattutto nei misteriosi accordi cromatici del ‘Prelude’ e per la grazia impeccabile (ma anche per l’impeto dei ‘forte’ e ‘fortissimo’) che hanno accompagnato lo sviluppo del dramma. Rispetto al Faust iper-parigino e cerebrale di Tobias Kratzen della Bastille dell’anno scorso, questo di McVicar al Covent Garden e’ un Faust “tradizionale” e palpitante di toni umani. Attilio Moro