martedì, 18 febbraio, 2025
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GIULIO CESARE - regia Chiara Muti

"Giulio Cesare", regia Chiara Muti. Foto Rolando Paolo Guerzoni "Giulio Cesare", regia Chiara Muti. Foto Rolando Paolo Guerzoni

di Georg Friedrich Händel 
Dramma musicale in tre atti
Libretto di Nicola Francesco Haym
da Giulio Cesare in Egitto di Giacomo Francesco Bussani
Giulio Cesare Raffaele Pe
Cleopatra Marie Lys
Achilla Davide Giangregorio
Cornelia Delphine Galou
Tolomeo Filippo Mineccia
Sesto Federico Fiorio
Nireno Andrea Gavagnin
Curio Clemente Antonio Daliotti
Accademia Bizantina
Direttore al clavicembalo Ottavio Dantone
Regia Chiara Muti
Scene Alessandro Camera
Costumi Tommaso Lagattolla
Luci Vincent Longuemare
Coproduzione Ravenna Manifestazioni, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Teatro del Giglio di Lucca, Fondazione Haydn di Bolzano e Trento
NUOVO ALLESTIMENTO
Teatro Comunale Pavarotti-Freni (MO) 24 Gennaio 2025

www.Sipario.it, 27 gennaio 2025

Il  Giulio Cesare di Georg Friedrich Händel al Teatro Comunale di Modena si è rivelato un trionfo di eleganza musicale e teatralità, grazie alla maestria della direzione musicale, all'eccellenza del cast vocale e a un allestimento scenico che ha coniugato egregiamente raffinatezza e innovazione. La vicenda del dramma musicale in tre atti su libretto di Nicola Francesco Haym, ispirata al testo di Giacomo Francesco Bussani, racconta gli intrighi di potere e le passioni che si intrecciano tra Giulio Cesare, Cleopatra e i personaggi della corte egizia. Händel esplora le emozioni umane con profondità: amore, vendetta e ambizione emergono in una narrazione musicale ricca di sfumature. Uno dei punti di forza dell'opera è l'equilibrio tra dramma e lirismo.

Ottavio Dantone, alla guida dell'Accademia Bizantina dal clavicembalo, ha dato vita a una lettura vibrante e dettagliata della partitura di Händel e ha confermato la sua fama di eccellenza nell’interpretazione del repertorio barocco. La sua direzione, filologicamente rigorosa, si è contraddistinta per espressività. L'Accademia Bizantina ha eseguito con precisione e sensibilità la partitura, mettendo in risalto la ricchezza timbrica e la complessità ritmica dell'orchestrazione händeliana. Particolarmente notevole è stata la gestione delle dinamiche, e in particolare i passaggi più intimi sono stati resi con una delicatezza quasi sospesa, mentre i momenti più drammatici hanno sprigionato un'energia trascinante.

Il cast degli interpreti canori è stato affiatato, di altissimo livello e perfettamente equilibrato. Mirabile il virtuosismo vocale e la profondità interpretativa di Raffaele Pe, nel ruolo di Giulio Cesare: la sua voce ha saputo unire tecnica impeccabile e capacità espressive, rendendo giustizia tanto ai passaggi eroici quanto ai momenti più lirici del personaggio e ha dato vita ad un protagonista di straordinaria intensità. La sua voce morbida e agile ha dominato arie virtuosistiche come Va tacito e nascosto, in cui l’esecuzione impeccabile degli ornamenti si è intrecciata con una profonda comprensione del testo. Pe ha incarnato Cesare sia con carisma regale, sia rivelando anche una vulnerabilità toccante nei momenti più lirici.

La presenza scenica di Marie Lys, nei panni di Cleopatra, è stata pari alla bellezza della sua voce. La sua interpretazione è passata con naturalezza da seducenti arie di bravura a struggenti pagine d'introspezione, come in Piangerò la sorte mia, uno dei vertici emotivi della serata, accolto con entusiasmo dal pubblico. La voce di Lys, cristallina, si è unita a un’interpretazione drammatica intensa, che hanno comunicato con forza il dolore e la dignità del personaggio. Ogni fraseggio è stato curato nei minimi dettagli, con dinamiche che andavano da sussurri intimi a esplosioni di passione.

Un Tolomeo istrionico e carismatico è stato quello interpretato da Filippo Mineccia, capace di catturare l'attenzione con il suo fraseggio elegante e la sua abilità drammatica. Ha incarnato l’antagonista di Cesare con una malizia teatrale irresistibile, e la sua voce da controtenore, agile e brillante, ha trasformato ogni aria in un piccolo gioiello.

Toccante e intensa la prova di Delphine Galou, Cornelia, che ha sottolineato con il suo timbro caldo il dolore e la forza del personaggio. E’ stata un’interpretazione piena di pathos, soprattutto in Priva son d’ogni conforto, dove il suo timbro profondo e vellutato ha dato vita a un dolore quasi palpabile. 

Federico Fiorio, come Sesto, ha convinto con una vocalità fresca e una tecnica sicura, che hanno reso giustizia al ruolo del giovane interpretato. Federico Fiorio ha brillato in arie di vendetta come L’angue offeso, mostrando indiscussa padronanza tecnica ed interpretativa.

Davide Giangregorio, nei panni di Achilla, ha dato spessore al suo personaggio grazie a una voce solida e poderosa e a una presenza scenica autoritaria. 

Andrea Gavagnin (Nireno) e Clemente Antonio Daliotti (Curio) hanno completato il cast con esecuzioni appropriate.

Fin dalle prime note della sinfonia d’apertura, l’orchestra ha mostrato un’attenzione estrema ai dettagli, con un suono pulito e una dinamica vibrante, che catturava l’essenza teatrale di Händel. Particolarmente degno di nota è stato il dialogo tra il clavicembalo di Dantone e i solisti durante le arie accompagnate. In uno dei momenti più straordinari, Da tempeste il legno infranto, l’orchestra ha accompagnato Cleopatra con una leggerezza e una brillantezza che ricordavano il movimento delle onde. La sezione degli archi, in particolare, ha dimostrato una precisione tecnica e una vivacità interpretativa che hanno reso ogni passaggio vivido e coinvolgente. 

I costumi di Tommaso Lagattolla hanno creato un elegante gioco di contrasti cromatici, combinando elementi storici e dettagli moderni.

La regia di Chiara Muti ha saputo valorizzare le dinamiche interpersonali della trama, offrendo una lettura raffinata e poetica. La scelta di evitare eccessi visivi per concentrarsi sull’essenza dei personaggi e delle relazioni ha contribuito a creare un allestimento di grande intensità emotiva.

Le scene di Alessandro Camera hanno coniugato semplicità e simbolismo, creando uno spazio scenico fluido e versatile e altamente evocativo. La scena è stata dominata da linee pulite e colori sobri. L'elemento dominante è stato una gigantesca testa dorata, un richiamo astratto all'antico Egitto o a Pompeo, assassinato nell’antefatto, che occupava quasi interamente il palcoscenico. Camera ha scelto di scomporre e ricomporre questo elemento scenografico nei vari momenti dell’opera, facendo sì che la scena si trasformasse continuamente. Questa dinamica ha permesso di adattare il simbolo alle diverse esigenze narrative, suggerendo ora l’imponenza del potere (quando la testa appariva ricomposta), ora la sua fragilità (quando veniva frammentata). L’ambiente creato, pur essendo minimale, è riuscito a suggerire profondità e mistero, che hanno evocato un Egitto stilizzato, lontano da ogni tentazione didascalica, che ha lasciato spazio all’immaginazione dello spettatore. 

Le luci di Vincent Longuemare hanno contribuito a scandire i momenti salienti dell’azione e a creare una dimensione visiva coerente con la musica, definendo le atmosfere, con tonalità calde e avvolgenti rotte da tagli di luce più freddi e drammatici. 

Questa rappresentazione del Giulio Cesare è stata un esempio di come l’opera barocca possa essere viva, attuale e profondamente emozionante. La direzione di Ottavio Dantone, le straordinarie interpretazioni vocali e l’accuratezza dell’allestimento scenico, hanno restituito tutta la ricchezza e la modernità dell’opera di Händel e hanno creato uno spettacolo elegante capace di coinvolgere e commuovere il pubblico, confermando la vitalità del repertorio barocco e la sua capacità di parlare agli spettatori contemporanei.

Giulia Clai

Ultima modifica il Martedì, 28 Gennaio 2025 17:15

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