musica di Igor Stravinsky
testo di Charles-Ferdinand Ramuz
traduzione, adattamento e regia di Gianni Fortunato Pisani
personaggi ed interpreti
Gianni Fortunato (narratore), Mauro Failla (il Soldato)
,
Francesca Andò (Lucifero), Carmelo Alati (Mefistofele)
Erny Lamponi (La principessa, danzatrice)
Orchestra dal vivo
Giuseppe Fabio Lisanti (violino), Walter Roccaro (contrabbasso)
,
Fabio Costantino (clarinetto), Salvatore Palmeri (fagotto)
Giuseppe Ruggeri (cornetta), Giuseppe Paratore (trombone)
Francesco Russo (percussioni)
direttore musicale M° Michele Amoroso
scenografia di Monica Trupiano
costumi a cura di Palmira Occhipinti
coreografia di Carlotta Bolognese
ass.te regia e cura costumi Palmira Occhipinti
aiuto regia Lorenzo Pizzurro
Produzione E.A.R. Teatro di Messina
Messina, Teatro Vittorio Emanuele dal 18 al 21 febbraio 2016
«Non essendo un uomo di Teatro, avevo proposto a Stravinskj di scrivere, piuttosto che una pièce nel senso proprio, una "storia", facendogli vedere che il Teatro poteva essere concepito in un senso molto più largo di come lo si faceva ordinariamente e che si prestava, per esempio ( e io lo continuo a pensare), a ciò che si potrebbe chiamare lo stile narrativo ». Questo il pensiero dello scrittore svizzero di lingua francese Charles-Ferdinand Ramuz, estrapolato dai suoi Souvenirs sur Igor Stravinsky, allorquando tra il 1917 e il 1918 Ramuz e Stravinsky s'incontrano e decidono di realizzare l'Histoire du soldat. Ramuz scriverà il libretto ricavandolo da alcuni racconti popolari russi pubblicati da Afanasjev col titolo Le deserteur et le diable, Stravinsky comporrà una geniale partitura comprendente vari generi musicali, compreso il jazz, i cui suoni che sorprendono sono le marcette militari e le fanfare, i corali e i ritmi danzanti del paso-doble, tango argentino, valzer, ragtime. I due autori avevano pensato che lo spettacolo doveva avere un carattere itinerante, girando facilmente per città e piccoli paesi con pochi mezzi come un teatrino ambulante. Ma non andò cosi perché l'opera debuttò il 28 settembre del 1918 in un teatro piuttosto borghese di Losanna e negli anni che seguirono fu realizzata in vari modi, sotto forma di lettura scenica o drammatizata, mimata o danzata e poche volte è stata messa in scena come ha fatto adesso Gianni Fortunato Pisani al Vittorio Emanuele di Messina, curando regia e adattamento e vestendo lui stesso i panni del narratore, somigliante (senza malizia), con giubotto, capello e ad un tratto pure con una frusta, ad un novello Indiana Jones. Seguando le indicazioni testuali Fortunato Pisani ha collocato a lato del palco l'orchestrina diretta da Michele Amoroso, composta da Giuseppe Fabio Lisanti (violino), Walter Roccaro (contrabbasso), Fabio Costantino (clarinetto), Salvatore Palmeri (Fagotto), Giuseppe Ruggeri (cornetta), Giuseppe Paratore (trombone), Francesco Russo (percussioni), mentre le coreografie erano firmate da Carlotta Bolognese. L'Histoire du soldat non è una fiaba a lieto fine e ruota attorno ad un soldato in licenza, quello che Mauro Failla veste con accenti svaniti e sognanti, che durante il tragitto verso casa incontra il diavolo, che nella fiaba russa è chiamato L'impuro, mentre qui è una sorta di doppio in coppia: Francesca Andò è un sensuale Lucifero, Carmelo Alati un Mefistofele mangiafuoco su alti trampoli. Nel suo sacco il soldato, che si chiama Giuseppe, tiene un piccolo violino, come dire la metafora della sua anima e il diavolo, con la scusa di voler imparare a suonarlo, tenta nei modi più subdoli di impossessarsi del prezioso oggetto, offrendo in cambio un libro magico. Quando l'incantesimo svapora sono pasati tre anni e non tre giorni come crede il soldato, il quale ritornato al paese nessuno lo riconosce, compresi gli amici e la madre, trovando pure la fidanzata sposata ad un altro e già con due figli. Ripresosi dallo shock diventa un ricco mercante, cercherà giocando a carte col diavolo d'impossessarsi del suo violino, poi nei panni d'un medico guaritore sarà in grado di far tornare a nuova vita una pricipessa (Emy Lamponi, pure eterea danzatrice) che sposerà, rimanendo ancora una volta nel finale intrappolato nelle grinfie del diavolo. Fortunato Pisani questa volta non s'è fatto mancare nulla, arricchendo il suo "spettacolo totale", prodotto dal Teatro di Messina, con alcuni spezzoni di film muti e pure una chicca di Meliès in cui si vede una diligenza guidata dallo scheletro d'un cavallo che rovinerà poi in un abisso con tutto il cocchiere. «L'Histoire du soldat - scrive Nathalie Sichler-Wolff nelle note al testo di Ramuz edito da Sequences - è il destino dell'uomo incatenato dal dramma della guerra e alle prese con i suoi più intimi desideri - la ricchezza e l'amore - che bisogna svelare in questo racconto musicale ».
Gigi Giacobbe