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regia Emma Dante

MACBETH - 
regia Emma Dante

"Macbeth", regia Emma Dante "Macbeth", regia Emma Dante

Melodramma in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave (e Andrea Maffei)
dall'omonima tragedia di William Shakespeare
Musica di Giuseppe Verdi
Personaggi/Interpreti
Macbeth, generale dell'esercito del re Duncano baritono Dalibor Jenis
Lady Macbeth, moglie di Macbeth soprano Anna Pirozzi
Banco, generale dell'esercito del re Duncano basso Vitalij Kowaljow
Macduff, nobile scozzese,signore di Fiff tenore Piero Pretti
La dama di Lady Macbeth soprano Alexandra Zabala
Malcolm, figlio di Duncano tenore Patrick Cullen Gandy
Il medico baritono Enrico Bava
Un servo di Macbeth e l'Araldo basso Giuseppe Capoferri
Il sicario baritono Marco Sportelli
Prima apparizione baritono Lorenzo Battagion
Seconda apparizione voce bianca Francesca Idini
Terza apparizione voce bianca Filippo Chiappero
Duncano, re di Scozia mimo Francesco Cusumano
Fleanzio, figlio di Banco mimo Nunzia Lo Presti
Direttore d'orchestra Gianandrea Noseda
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Coreografia Manuela Lo Sicco
Maestro d'armi Sandro Maria Campagna
Luci Cristian Zucaro
Assistente alla regia Giuseppe Cutino
Maestro del coro Claudio Fenoglio
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Attori della Compagnia di Emma Dante e Allievi della Scuola dei mestieri dello spettacolo del Teatro Biondo di Palermo
Solisti del Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio "G. Verdi"

Torino, Teatro Regio dal 21 giugno al 2 luglio 2017

www.Sipario.it, 27 giugno 2017

"E cavalcarono insieme" per gli abissi infernali: potremmo così sottotitolare il Macbeth verdiano messo in scena da Emma Dante che, dopo il debutto a Palermo come nuovo allestimento agli inizi di quest'anno, è stato riproposto a Torino in questo ultimo scorcio di stagione 2016-2017 in coproduzione con lo stesso Regio di Torino e l'Associazione Arena Sferisterio / Macerata Opera Festival.
Della rappresentazione palermitana, oltre all'allestimento, è rimasta la protagonista Anna Pirozzi nel ruolo della Lady infernale. Può piacere, o si può dissentirne, l'interpretazione scenica che la regista siciliana Emma Dante ha voluto dare al mito di Macbeth; le si può imputare un allestimento fin troppo ricco di riferimenti alla sua cultura siciliana che emerge specie dall'impostazione degli assiemi, come lo scontro dei soldati con movenze da pupi siciliani o la scena dell'assassinio di Duncano, costruita come una pietà a tableau vivant, con i riti connessi alla purificazione del cadavere. In un' ambientazione arcaica e oltre il tempo della storia, come quella della tragedia di Macbeth, si possono benissimo inserire i fichi d'india come fronde della foresta di Birnam, impenetrabile e selvaggia. Ma occorre riconoscerle la capacità di lavorare sul gesto scenico e drammaturgico essenziale, funzionale alle costruzioni sceniche di Carmine Maringola. Griglie che s'abbassano inquietanti sul palco e sedute di varie altezze che, componendosi, costruiscono troni e scalinate prontamente spostate, quando serve, ad isolare il protagonista della scena del banchetto; il tutto dominato dalle tinte del rosso, nero e dorato. Tanto si è discusso sullo scheletro del cavallo, rimando all'iconografia del "Trionfo della morte" custodito a Palermo ma, se il destino di Macbeth e consorte è quell'inferno che invocano per la conquista del potere, la loro vicenda si consolida in una leggendaria - ed evocata da tante ballate romantiche - cavalcata selvaggia verso gli abissi. I costumi di Vanessa Sannino completano la scena, aderenti all'impianto generale dell'allestimento che vuole l'ambientazione in un tempo oltre la storia, ma riconoscibile nell'immediato in un medioevo selvaggio e ancestrale fatto di armi, corazze e mantelli di pelli.
Emma Dante non rinuncia comunque a lanciare un riferimento alla modernità e lo fa recuperando la sua forte personalità di femminista che esplora l'anima delle donne: sono le streghe del primo e del terzo atto che, in travolgenti sabba e amplessi furiosi, partoriscono esseri che finiscono nelle pozioni magiche, non murmuri ma persone reali in carne ed ossa, depositarie dell'arcano mistero della vita e della morte.
Dal punto di vista musicale la direzione di Gianandrea Noseda poteva essere più aderente con il progetto di regia; il direttore utilizza tempi troppo veloci che se esaltano il ritmo verdiano, inficiano i momenti più lirici e strutturati drammaturgicamente dell'impianto sia vocale che musicale dell'opera. Complice di aver assecondato l'idea di regia di affidare a Macbeth il racconto della visione delle streghe e non alla lettura della lettera di Lady Macbeth, questo elemento fa perdere una parte della scena madre della protagonista femminile; così come poco chiaro risulta l' inserimento del finale della prima stesura del 1847, senza quindi il coro finale, che prevede la morte in scena del re, sull'edizione consueta del 1865, che vanifica la fatica di edizioni critiche e analisi musicologiche condotte in questi ultimi anni, offrendo spazi all'arbitrarietà interpretativa.
Dal punto di vista vocale i ruoli principali erano affidati al soprano Anna Pirozzi (Lady Macbeth), al baritono Dalibor Jenis (Macbeth), al basso Vitalij Kowaljow (nel ruolo di Banco), e al tenore Piero Pretti, (Macduff). Ci si sarebbe forse aspettato qualcosa di più da questi artisti, complice anche la gestione musicale non sempre attenta a seguire i cantanti sul palcoscenico, che tende a tagliare le chiusure delle scene in forma molto sbrigativa.
Con l'eccezione del Banco di Vitalij Kowaljow, preciso nell'emissione e nel dare colore al suo personaggio, il resto della compagnia maschile ha presentato qualche problema di tenuta dell'emissione vocale accentuando il declamato più che il canto.
Anna Pirozzi ha dato prova di avere volume di voce per il ruolo di Lady Macbeth: forse un po' più di attenzione nell'emissione dei filati e nel porre le agilità la farebbero diventare, per voce e per temperamento, adatta per ruoli da soprano lirico del tardo periodo verdiano e per un repertorio più spinto.
Altro protagonista nell'opera il coro diretto da Claudio Fenoglio che ha saputo commuovere ed emozionale nella resa di "Patria oppressa", pari come significati reconditi ad altri cori verdiani più citati.
Successo ed entusiasmo per l'evento in una recita pomeridiana del 25 giugno in una Torino in versione calda e assolata e in Teatro Regio quasi esaurito.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Mercoledì, 28 Giugno 2017 23:30

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