lunedì, 14 luglio, 2025
Sei qui: Home / N / NABUCCO - regia Stefano Poda

NABUCCO - regia Stefano Poda

"Nabucco", regia Stefano Poda. Foto ENNEVI "Nabucco", regia Stefano Poda. Foto ENNEVI

Dramma lirico in quattro parti.
testi di Temistocle Solera
musiche di Giuseppe Verdi
Prima esecuzione: 9 marzo 1842, Milano
Regia, scene, costumi, luci, coreografia Stefano Poda
Assistente e movimenti coreografici Paolo Giani Cei
Direttore Pinchas Steinberg
Orchestra, Coro e Tecnici Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Interpreti
Nabucco Amartuvshin Enkhbat 
Ismaele Francesco Meli 
Zaccaria Roberto Tagliavini 
Abigaille Anna Pirozzi 
Fenena Vasilisa Berzhanskaya 
Il Gran Sacerdote di Belo Gabriele Sagona 
Abdallo Carlo Bosi 
Anna Daniela Cappiello
Verona, Arena di Verona, 13 giugno, 2025
102° Stagione 2025

www.Sipario.it, 16 giugno 2025

L’Opera Festival di Verona, giunto alla sua 102° stagione, sta abituando il proprio pubblico ad nuova visione di spettacolo, tecnologicamente strutturato, che possa anche monumentalizzare lo spazio dell'anfiteatro romano. Anche per questa nuova inaugurazione, dopo l'Aida del 2023, la sovrintendente Cecila Gasdia si è affida al regista Stefano Poda che certamente non è un regista facile da comprendere, molto simbolico ma allo stesso tempo astratto e monumentale. Il risultato è che anche questo Nabucco inaugurale della 102a stagione del Festival in Arena di Verona è impregnato di effetti speciali, luci a led e laser, che definiscono spazi di azione, con la scena dominata strutture metalliche ad alta valenza simbolica come lo sono i costumi, ideati dallo stesso regista, che diventano oggetti stessi di scena. Bisogno dare atto al regista di aver tolto al Nabucco ogni segno e simbolo, ogni riferimento contingente alla storia passa e presente della vicenda, catapultandolo in una dimensione atemporale ma riposizionandola in un futuro prossimo che verrà, che le Note di regia dello stesso Poda definisce atomico o apocalittico, di scontro tra elementi opposti come lo sono le particelle atomiche che attratte creano energia, distruttiva se non controllate. Questa lettura però sfugge alla visione dello spettacolo, dove in corso di Sinfonia, compaiono in scena e rimontati pezzi di una capsula satellitare, prendono forma e movimento le due semisfere tridimensionali che dominano lo spazio scenico, come la grande clessidra che supporta la scritta Vanitas, quasi una rampa di lancio missilistica. La lettura che sorge immediata è stata quella di assistere ad una interpretazione di una storia affidata alla capsula del tempo che fa emergere altre storie dell'umanità nella visuale di un futuro distopico e dispotico. Certo è interessante l'annullamento di ogni caratterizzazione politico religiosa, qui giocata con varie tipologie di costumi dove gli Ebrei sono caratterizzati da abiti color sabbia, raffigurazione di un popolo vagante per il deserto, e dove i Babilonesi detengono il potere del tempo e dello spazio. Spiazza anche una rilettura in chiave di donna autoritaria, (sadomaso?) della figura di Abigaille che si aggira come domatrice di circo con frustino e stivali. O come le poco credibili le sequenze dei figuranti che danno forma a coreografie in perfetto stile schermistico nelle classiche posizioni di combattimenti da pedana tra schieramenti opposti con tanto di maschera a rete e sciabole.

Il finale ricompatta tutto con la clessidra del tempo implode, sulla cui rampa scorrono i versi guida del libretto di Solera, gli spicchi sferici riconvengono al centro in un'unica sfera, tutti si mischiano in un'unica massa umana. E questa rilettura atemporale, che toglie qualsiasi riferimento politico e storico alle note di Verdi, è ancor più rimarcata dal direttore Pinchas Steinberg che, forse più per meriti di nascita, lui israeliano di origine, che di repertorio, approda ad una direzione priva di tensione ed emozione, ma in complesso molto fluida con suoni chiari e distinti, definendo una gestione musicale in forma di oratorio collettivo senza grandi azzardi o irruenze timbriche: a dimostrazione di questo, il coro Và pensiero, è applaudito ma senza richiesta di bis. Certamente successo per merito di un cast professionalmente di alta qualità che ha saputo condurre in porto questa rappresentazione costituito principalmente da Anna Pirozzi che si ritaglia una Abigaille più lirica, piuttosto che drammatica, sorvolando sulle impervie agilità della parte, ma con una regia che di contro le richiede di essere una virago spavalda, con un Nabucco affidato alla voce prestigiosa ben timbrata e capace di morbidezze espressive del baritono Amartuvshin Enkhbat che definisce un protagonista con molta sobrietà di gesti. Buona la resa di tutto il resto cast con al centro il basso Roberto Tagliavini nel ruolo di Zaccaria che si è imposto per vocalità solida, con dizione chiara, ottimo fraseggio e denotando il sacerdote con la giusta sacrale autorità negli accenti. A tratti non ben a fuoco la Fenena, sorella di Abigaille e figlia di Nabucco, per la voce del mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya, che definisce con sensibilità un personaggio quasi di maniera. Di prestigio la presenza del tenore Francesco Meli che si è ben disimpegnato nel ruolo ingrato di Ismaele, esuberante, ma sottodimensionato alla sua spinta vocale. D'esperienza e ben funzionali al complesso dello spettacolo Il Gran Sacerdote di Belo di Gabriele Sagona, Abdallo di Carlo Bosi e Anna Daniela Cappiello. Pubblico da grande evento per le autorità presenti nella loggia, e per la RAI che ha provveduto alla registrazione della serata con i commenti a cura di Cristina Capotosti e Alessandro Preziosi, che sarà trasmessa il 21 giugno su RAI 3. Eseguito l’Inno di Mameli con il coro rivestito di bianco rosso e verde dando forma al tricolore. Platea e gradinate esaurite composte da spettatori più nostrani che stranieri e sobria eleganza in tutti i settori. Applausi che hanno sancito un successo più appagante dal punto di vista vocale, fatto di stima e di affetto per i protagonisti, lasciando qualche perplessità di comprensione per l'aspetto registico ma che non nulla toglie alla monumentalità e alla visionarietà dell'allestimento.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Martedì, 17 Giugno 2025 08:27

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.