con Daniele Di Bonaventura
Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele
Messina, Teatro Vittorio Emanuele 11 maggio 2016
Il bandoneòn, strumento divenuto noto al grande pubblico negli ultimi anni grazie alla popolarità raggiunta dal tango argentino, di cui è elemento distintivo, col suo timbro inconfondibile capace di accedere alle pieghe dell'anima e dare voce alle malinconie più inconfessate, sta al centro della scena con la fierezza di un principe raffinato nella "Suite per Bandoneòn e Orchestra", concepita da Daniele Di Bonaventura e portata in scena al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.
Il compositore-arrangiatore, pianista-bandoneonista marchigiano interpreta assieme all'Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele questa sua intensa e coinvolgente opera, che rappresenta un po' la summa della sua ricca esperienza artistica.
È però per certi versi un bandoneòn che non ti aspetti quello che vibra nella Suite.
Oltre ai più attesi echi di tango, con suggestioni che rievocano Piazzolla o il Bacalov de "Il postino", troviamo infatti un'ampia gamma di toni, atmosfere, rimandi.
È lo stesso Di Bonaventura a definire la propria composizione come un insieme di cinque movimenti che sviluppano temi di diverso carattere e stile "collegati tra loro attraverso piccole modulazioni e affinità tonali come fossero piccoli respiri".
Ogni movimento mantiene tuttavia una propria autonomia dinamica ed espressiva.
E così si susseguono, in un fluido continuum, melodie di ampio respiro, in cui il dialogo tra i violini e il bandoneòn raggiunge vette assolute di intensità a ritmi più sostenuti, dall'andamento quasi trionfale, ben scanditi dalle percussioni.
La stessa varietà si trova nelle ispirazioni, con il jazz che sfocia in sonorità orientali e il folk che cede il passo al sacro, stile quest'ultimo che ben si accorda alle origini del bandoneòn, nato come strumento per la musica sacra, in sostituzione dell'armonium nelle chiese più povere.
In gran parte dei dodici brani si evidenzia uno spiccato sapore cinematografico, con melodie dense di sentimento, su cui l'immaginazione corre ad evocare ipotetiche sceneggiature da film mélo.
Filo conduttore dichiarato di tutta l'opera, a cui il compositore lavora da molti anni e che continua costantemente a innovare, è il fascino mediterraneo col suo connubio di terra e di sole, evidente sin dal primo delicatissimo brano "Maria e il mare", dedicato alla figlia e alla sua predilezione per questo elemento.
Nel complesso il bandoneòn, pur essendo al centro della scena, non si erge a protagonista assoluto, ma dialoga piacevolmente con i vari strumenti dell'orchestra, qua e là innestando le sue note, a volte lievemente pungenti, a volte cariche di dolore, sempre spezia decisiva per qualunque piatto di cui si faccia portatrice l'orchestra.
Rifulge ai massimi livelli l'arte della composizione, come facoltà di dipingere, raccontare, nutrire mediante l'arrangiamento sapiente dei suoni.
La chiusura non può che essere affidata a un tango, fiero ed elegante, a tratti epico con tutta la forza dell'orchestra, poi di colpo intimo e solitario.
E, come ciliegina sulla torta, arriva l'essenza del tango argentino, con "El choclo", un classico dei primi del Novecento che Di Bonaventura reinterpreta usando toni ironici e scanzonati, con grande apprezzamento del pubblico.
La Suite si rivela così un altro colpo ben assestato nella stagione di musica del Teatro Vittorio Emanuele diretta dal maestro Giovanni Renzo.
Carmen Cicero