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7 14 21 28 - regia Antonio Rezza

7 14 21 28 7 14 21 28 Regia Antonio Rezza

di Flavia Mastrella Antonio Rezza
con Antonio Rezza e Ivan Bellavista
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat di Flavia Mastrella
aiuto regia Massimo Camilli
disegno luci Maria Pastore
rielaborazione disegno luci Mattia Vico
organizzazione Stefania Saltarelli
produzione Fondazione TPE, TSI La Fabbrica dell'Attore, Teatro Vascello e Rezza/Mastrella
In scena a Teatri di Vita di Bologna, dal 6 al 9 aprile 2011
Genova, Teatro della Tosse, dal 29 gennaio a 1 febbraio 2015

www.Sipario.it, 31 gennaio 2015
www.Sipario.it, 11 aprile 2011

Torna a Genova la follia geniale e dissacrante di Antonio Rezza. Come di consueto accade per le produzioni firmate Rezza/Mastrella, 7-14-21-28 è costruito a partire da un habitat progettato da Flavia Mastrella e animato in scena da Antonio Rezza, performer di fama internazionale.

Partiamo dalla fine. Lo spettacolo si conclude con una dichiarazione d'identità a partire dalla negazione e dal disprezzo di un genere: il teatro di narrazione che, secondo Rezza, inzuppa il filo del discorso nella merda della memoria. Il teatro di Rezza/Mastrella è antinarrativo; può fare a meno delle parole oppure ci può giocare in ripetizioni distorte e incomprensibili o metterle a servizio di un ragionamento contorto e privo di scopo.

Il corpo asciutto e nervoso di Rezza si muove nello spazio entrando in contatto con gli oggetti: un tulle bianco trasparente sospeso a mezz'aria diventa la maschera di un teatro giapponese immaginato. Una piattaforma di legno basculante viene cavalcata come una tavola da surf per produrre il "vocione" cadenzato e roboante della fabbrica; un telo rosso che serpeggia tra due pali diventa un letto d'ospedale. Ogni oggetto vive attraverso il corpo del performer e l'immaginazione dello spettatore.

Come ci aspettiamo da Rezza, le scene che propone sono divertenti, politicamente scorrette e vanno a mettere il dito nella piaga dei tabù sociali: la morte, lo stupro, la violenza sui bambini in ambito familiare ed ecclesiastico. Irriverente e ribelle fino in fondo si concede anche una bestemmia a sfregio di ogni moralismo bigotto.

A petto nudo, con gli stivali rossi ai piedi e i riccioli dritti sulla testa, Rezza sembra un supereroe da fumetto. Missione: portare in scena la condizione umana nei suoi aspetti più miseri, triviali e imbarazzanti, dalla merda alla nudità.
Rezza si fa erede del pensiero pasoliniano quando l'artista bolognese, nella sua ultima intervista, dichiarava: "io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere e chi rifiuta il piacere di essere scandalizzato è un moralista".

Marianna Norese

Una sequenza di numeri uniti a formare, per terra, dei riquadri immaginari. In un gioco che rimanda la mente a un'infanzia perduta, Antonio Rezza, nei panni di una donna impegnata a ricordare il tempo che fu, saltella e si sofferma per raccontare gli amori collezionati nell'arco di una vita. Una sorta di danza grottesca e allucinata, in cui la parola, ormai priva di significato, cede il posto ad uno spazio definito dai numeri. Straordinario performer più che attore, come egli stesso ama definirsi, Antonio Rezza ha portato in scena a Teatri di Vita (dal 6 al 9 aprile) il suo ultimo spettacolo che ha per titolo un ideogramma più o meno traducibile in 7 14 21 28, una produzione realizzata ancora una volta in sinergia con Flavia Mastrella. L'artista da oltre vent'anni collabora con il comico novarese costruendo in totale autonomia gli allestimenti scenici su cui poi Rezza crea e modella il suo puzzle di storie e personaggi. Sul palco fa da scenografia un miscuglio di oggetti e materiali diversi, carta, stoffe, reti da pesca, bilancieri, e al centro di tutto un'altalena di legno. Ancora un richiamo all'infanzia, ma dal sapore tutt'altro che spensierato, un pretesto per denunciare, con la forza della parola e del corpo, il marciume della famiglia istituzionale, le derive precarie del mondo del lavoro, l'inconsistenza della classe politica, l'ipocrisia della chiesa cattolica. Si ride, ci si angoscia, si pensa e si riflette su una società irrimediabilmente in declino, come sempre in compagnia di Antonio Rezza. Sul palco con lui anche l'attore Ivan Bellavista.

Elisabetta Corsini

Ultima modifica il Sabato, 31 Gennaio 2015 09:49

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