di Remo Binosi
con Anna Foglietta, Paola Minaccioni
scene Dario Gessati
costumi Giovanna Buzzi
disegno luci Pasquale Mari
suono Piergiorgio De Luca
regia Michela Cescon
Produzione Teatro dI Dioniso – Teatro Stabile del Veneto
in collaborazione con Fondazione Musica per Roma, Teatro Stabile di Bolzano,
ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio per Spazio Rossellini, Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio
Treviso, teatro Mario Del Monaco, 11, 12, 13 marzo 2022
Siamo in pieno Settecento, due donne, due antagoniste della vita, si dividono segreti e destini. Unite da un filo logico che le unisce, le condiziona al bellissimo, delicato confronto che di lì a poco si sviluppa. Sono entrambe in stato di gravidanza, ed entrambe “condannate” a un esilio forzato in un angolo dell’enorme tenuta di una delle due. Cornelia è una giovanissima nobildonna che sta per sposarsi ma che subisce l’onta di aspettare un figlio non dell’uomo che sposerà, che quindi bisogna tener nascosto, fino a un destino segnato. Le viene affiancata Rosa, una serva a tutti gli effetti, capace, come lei dice, solo di obbedire. Due solitudini, due gravidanze portate fianco a fianco avanti, ognuna chiudendosi dietro a un’apparente consapevolezza di ruoli. Due donne che dentro portano il mistero e il fascino di esserlo, la fragilità ma anche l’esser combattenti, come Rosa insegna pragmaticamente, testardamente, nel gelo metaforico e crescente di una storia dove maternità, sofferenza, amicizia si mescolano e diventanto tutt’uno con il resto dei sentimenti che rimane e che si plasma con loro e con i loro corpi. E’ “L’attesa” di Remo Binosi, una prova registica e attoriale che emoziona enormemente, che “sa” di vero teatro, quello puro, che ti fa rimanere incantato di fronte ai suoi meccanismi, messa in scena dalla co-produzione Teatro di Dioniso e Teatro Stabile del Veneto, con la regia mirabile e delicatissima di Michela Cescon, e un duo d’eccellenza interpretativa , Anna Foglietta, Cornelia, e Paola MInaccioni, Rosa. L’atmosfera, il tempo, sono sospesi e rarefatti, quello che si evince è la trasformazione di entrambe, una cospetto all’altra, in un grande retroscena dello scorrimento delle ore, di esistenze in via di trasformazione che sono affascinanti da un alto, drammatiche dall’altro. Pare proprio che di fronte a entrambe non ci siano vie d’uscita, che siano condannate a partorire le loro creaturine e che sia destino implacabile da quel momento in poi. Il gran bel testo di Remo Binosi, racconta anche di sensualità, e sessualità che sfocia in un’attrazione inattesa, che dà fuoco al combustibile, suona la tromba, veleggia nei mari torbidi della passione e dell’infelicità. Un miscuglio di sentimenti che non fa a meno di commuovere, facendo rimanere neutrali di fronte a certe grandezze d’animo, rarefazioni che toccano per qualche momento il noir, l’impensabile e assoluto. Con una parte finale che trascina e inonda, sconquassa dentro. Michela Cescon è la regista, qui alla sua seconda prova, e condensa nell’emotività che fa trasparire con tutte le sue forze, vincendo la difficile, corposa sfida, con una direzione sacrosanta e lucida, determinata e pregevole. Dal canto loro le due interpreti così diverse ma così simili, qui, straniano le loro immagini alle quali siamo abituati, e raggiungono entrambe importanti vette recitative, certo aiutate da un grande spettacolo, completo, vico, trascinante nella sua medtazione invitata. Se Foglietta è sofferenza d’istinto e regola, Minaccioni da servetta veneta le è contrapposizione e costruzione sentimentale, tutta saggezza fino all’ammissione finale che guida in porto una nave in modo sicuro. E’ uno spettacolo completo, infinitamente bello, che di quella loro clausura fa uno dei punti di forza che indica la strada. Funziona tutto alla perfezione, scene (i pannelli che salgono e scendono sono una meraviglia) costumi, drappi, le stupende luci. E’ il coraggio di un’attesa, di grande prova d’amore. E il pubblico di Treviso risponde magnificamente bene, dispensando caldissimi applausi, infiniti.
Francesco Bettin