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ALFABETO DELLE EMOZIONI (L') - di e con Stefano Massini

"L’alfabeto delle emozioni", di e con Stefano Massini "L’alfabeto delle emozioni", di e con Stefano Massini

di e con Stefano Massini
regia di Stefano Massini
Savà produzioni
teatro Bellini di Casalbuttano (Cremona), 26 febbraio 2022

www.Sipario.it, 2 marzo 2022

L’alfabeto delle emozioni di Stefano Massini offre due modalità di restituzione: o raccontare quello che il narratore e scrittore ha offerto alla platea, svelando le storie e i loro protagonisti, o interrogarsi sul senso e condividere lo stupore davanti alla potenza della parola in teatro. È questa seconda modalità che si vuole percorrere, o almeno tentarci, sollecitazione che arriva dallo stesso Massini. «Il teatro è il luogo in cui un uomo ascolta un altro uomo che racconta, entra in contatto con lui, condivide emozioni. Il teatro è il luogo da cui con potenza si può dichiarare la bruttura della guerra», ha detto lo scrittore ed attore a fine spettacolo, accompagnato da un commosso e prolungato applauso.
Nella semantica del teatro al grado zero: un uomo che racconta una storia ad un altro uomo, c’è il senso profondo di questo lavoro che usando le parole ri-conosce il potere delle emozioni che liberano, che ci salvano e ci disvelano a noi stessi, spesso atterrendoci e facendoci sentire la necessità di tenerle a bada, se non reprimerle. «Fin da piccoli ci insegnano a non mostrare le nostre emozioni: piangere in pubblico è, ad esempio, sbagliato, aver paura dimostrazione di debolezza. A fronte della melassa che ci dicono sulle emozioni, queste vengono represse, nascoste e quando va bene considerate peccato o malattia», ha commentato Massini. E allora siccome le emozioni sono la risposta istintiva a ciò che ci accade, L’alfabeto delle emozioni procede come un gioco in cui Massini estrae da una scatola alcune lettere a cui sono abbinate parole e storie e da qui inizia a raccontare, in balia del caso e sostenuto da un disegno drammaturgico che intesse le storie in base alle lettere estratte.
R come rabbia è allora la storia di un soldato che sopravvive ai campi di concentramento nazista e ai gulag sovietici e quando un giornalista gli chiede cosa l’abbia spinto a sopravvivere lui risponde la rabbia per tutto l’orrore a cui assisteva e che non poteva accettare. Alla lettera U come umanità corrisponde la storia di un portiere inglese che circondato dalla nebbia più fitta continua a giocare una partita, anche quando questa è stata sospesa, chiedendosi il perché di tutto quel silenzio e dell’assenza di un noi che sostiene il gioco, di un’humanitas che ci sostiene e a cui sentiamo di appartenere, anche nella condivisione della sfida che ogni gioco ci pone davanti, la vita compresa.
E ancora N come nostalgia, la nostalgia che prende Goethe nel suo desiderio di tornare a casa, o N come noia, l’emozione che subentra quando non sappiamo che fare del tempo libero e che ha spinto l’infermiere Niels Hegel ad ammazzare alcuni suoi pazienti per movimentare il tran tran lavorativo quotidiano. Ciò che fa Massini è trasformare concetti in storie, in fatti concreti. Lo scrittore e attore va in cerca del correlativo oggettivo – si direbbe con Montale – delle emozioni. E allora T come tristezza racconta l’emozione bandita dal nostro vivere e che ha come esempio Annibale Carracci. Il pittore che dipingeva la realtà, non sapeva usare photoshop, dice Massini, fu rifiutato spesso dai suoi committenti perché mostrava le cose come erano, in tutta la loro verità. La tristezza ha lo stesso potere della pittura di Carracci: disvela la realtà, ci mostra come siamo e per questo tendiamo a metterla in un angolo, a nasconderla. L’estrazione della lettera H offre al narratore l’opportunità di riflettere su quella lettera che c’è, ma non vale un’acca, proprio come le emozioni che ci sono e tendiamo a ignorarle, sottovalutarle.
Nel racconto a «episodi» di Stefano Massini storie e aneddoti che fanno sorridere e commuovono, sono la materia che Massini porge al pubblico con verità e sincerità, usando precise parole e toni pacati. Il pensiero è lì in quelle storie, il pensiero che Massini ci regala – nell’ora buia della guerra in Ucraina – non è una rincorsa alla cronaca e alla narrazione emotiva, ma è l’invito a non aver paura delle nostre emozioni perché in esse c’è il linguaggio universale dell’essere umano, frequentare quel linguaggio vuol dire costruire dialogo, entrare in comunicazione, agire insieme conoscendo l’altro perché nell’altro riconosciamo noi stessi. È questa la lezione dell’Alfabeto delle emozioni di Stefano Massini.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Martedì, 08 Marzo 2022 09:35

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