di Tristan Bernays
Traduzione Noemi Abe
Con Marianna de Pinto e Marco Grossi
Regia Silvio Peroni
Musiche Oliviero Forni, Luci Claudio De Robertis
Scene Riccardo Mastrapasqua
Assistente alla regia Lara De Pasquale
Costumi Monica De Giuseppe
Progetto grafico Cristina Gardumi
Con il sostegno di Teatro Kismet/Cittadella degli Artisti.
Teatro Filodrammatici, Milano, dal 22 al 27 ottobre 2024
Il coraggio di una donna Un suono metallico squarcia il buio della scena, mostrandoci un uomo e una donna. Sono Tom e Viv, due fidanzati che, da qui, vedremo alle prese con le gioie e i dolori di una convivenza. Ma, prima, li vediamo all’inizio della loro storia, nella freschezza e bellezza di una passione che sta per nascere. E caddero in amore. E la caduta è sempre rischiosa. Iniziano a convivere, poi arriva un figlio. Le difficoltà aumentano quando Tom, musicista, vuole cambiare città per una grande occasione professionale. Traslocano. Ma poi, la realtà non ama i sogni. Le esigenze economiche per mantenere la famiglia incombono. È un primo momento di crisi. Tom tradisce Viv con un’altra donna e tutto sta per andare a rotoli. Ma resistono e vanno avanti. E poi, arriva l’Alzhaimer. Tom si ammala e Viv viene catapultata in un difficile ruolo di cura e riabilitazione del marito. Sono tutti passaggi di una storia decostruita per la messa in scena. In una sorta di flash back continuo, passato, presente e futuro si mescolano al suono metallico che abbiamo sentito all’inizio dello spettacolo. La narrazione scenica frammentata (che crediamo segua quella drammaturgica?), firmata dalla regia di Silvio Peroni, ci conduce a una domanda fantasiosa, istintiva, ma importante: se quella storia fosse stata la nostra e avessimo saputo prima che sarebbe finita nella malattia, l’avremmo scelta comunque o non l’avremmo iniziata, perdendo anche i suoi momenti felici? Vivi ha scelto di andare avanti con l’uomo che aveva conosciuto anche se, alla fine, non era più lui; è un esempio di coraggio in una vita senza sconti interpretatta da due bravi attori, Marianna de Pinto e Marco Grossi. Andrea Pietrantoni