Ballet National de Marseille collettivo (LA)HORDE
AGE OF CONTENT
Concept e direzione (LA)HORDE – Marine Brutti, Jonathan Debrouwer, Arthur Harel
coreografia (LA)HORDE in collaborazione con danzatori e danzatrici e gli assistenti del Ballet national de Marseille.
Collaboratori artistici alla coreografia Valentina Pace, Jacquelyn Elder, Angel Martinez Hernandez, Julien Monty
Scenografia Julien Peissel
Musica Avia, Gabber Eleganza, Philip Glass
Disegno luci Eric Wurtz
Costumi Salomé Poloudenny
Produzione Ballet national de Marseille
Coproduzione MC2 Maison de la Culture de Grenoble, scène nationale – Biennale de la danse de Lyon 2023 – International Summerfestival Kampnagel, Hambourg – Théâtre de la Ville-Paris – Théâtre du Châtelet – Créteil-Maison des arts, scène nationale – Maison de la culture, scène nationale d’Amiens – La Comédie, scène nationale de Clermont-Ferrand – L’Équinoxe, scène nationale de Châteauroux – Charleroi Danse, centre chorégraphique de Wallonie, in collaborazione con il Palais des Beaux-Arts, Charleroi – Grand Théâtre de Provence – Espace des Arts, scène nationale de Chalon-sur-Saône – Opéra de Dijon – Teatro Rivoli de Porto. Con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels
In collaborazione con DIESEL
ROOM WITH A VIEW
Concezione artistica RONE & (LA)HORDE – Marine Brutti, Jonathan Debrouwer, Arthur Harel
Musiche di RONE
Regia e coreografia – Marine Brutti, Jonathan Debrouwer, Arthur Harel
Con i danzatori del Ballet national de Marseille
Assistente artistico Julien Ticot
Scenografia Julien Peissel
Assistente alla scenografia Eléna Lebrun
Consulente tecnico alla scenografia Sébastien Mathé
Disegno luci Eric Wurtz
Assistente alle luci Mathieu Cabanes
Fonico di sala Jonathan Cesaroni
Assistente alla produzione sonora César Urbina
Costumi Salomé Poloudenny
Assistente ai costumi Nicole Murru
Commissionato dal Théâtre du Châtelet In accordo con Décibels Production e Infiné
Coproduzione Théâtre du Châtelet, Ballet national de Marseille e Grand Théâtre de Provence.
Il CCN Ballet national de Marseille – direzione (LA)HORDE riceve il sostegno di DRAC PACA, Ministère de la Culture, Ville de Marseille e Fondazione BNP-Paribas.
al Teatro Municipale Valli, (RE) 26 ottobre 2024
A Reggio Emilia il collettivo (LA)HORDE ha presentato parti di due coreografie, Room With A View del 2020 e Age of Content del 2023. (LA)HORDE, collettivo artistico francese di artisti multidisciplinari dallo stile potente fondato dai registi Marine Brutti, Jonathan Debrouwer e Arthur Harel, nel cuore di una riflessione estetica e concettuale sulla crisi della contemporaneità, mette in scena spettacoli che sfidano le convenzioni, esplora il corpo come mezzo di espressione politica e sociale e si pone come un potente detonatore di emozioni e interrogativi. Dal punto di vista coreografico questo collettivo si affida ad un linguaggio che mescola stili urbani e influenze digitali. La forza del collettivo (LA)HORDE) risiede nella sua capacità di sovvertire le convenzioni del balletto tradizionale, fondendo movimenti acrobatici, danza urbana e una gestualità inedita che esplora la corporeità nella sua vulnerabilità e forza. Il linguaggio coreografico si presenta qui come un alfabeto di resistenza e vulnerabilità, un vocabolario visivo che permette al Ballet National de Marseille di avvicinarsi a un pubblico giovane, offrendo una visione della danza come strumento di protesta e riflessione. Con le opere Room With A View e Age of Content, (LA)HORDE affronta tematiche complesse sul mondo contemporaneo. Room With A View si svolge su un palcoscenico che è al contempo piattaforma e altare, un paesaggio desolato e quasi sacro dove i corpi dei danzatori diventano frammenti di un rituale collettivo. In uno spazio indefinito e grigio, che sembra dilatarsi all’infinito, le luci scolpiscono ogni figura in movimenti essenziali e tribali, evocando una danza di resistenza, che è anche una celebrazione della forza vitale dell’essere umano in un mondo che minaccia di implodere. La musica elettronica di Rone, talvolta lenta e avvolgente, altre ritmica fino a raggiungere la techno più martellante, si unisce ai corpi in un crescendo sonoro che simula la tensione, i vuoti e le esplosioni di un ecosistema parallelo. La coreografia ha un impatto fisico e viscerale. I danzatori, prima singolarmente poi in gruppo, disegnano movimenti che si fanno sempre più incisivi e violenti, per poi tornare a ritmi più lenti, quasi fosse una lotta ciclica tra resistenza e resa. Ogni gesto è carico di significato: le braccia che si alzano verso un cielo inesistente sembrano supplici, ma al contempo esprimono una presa di coscienza della realtà, un monito di fronte alla potenza devastante delle nostre stesse azioni. I due frammenti da Age of Content affrontano il tema della dissoluzione dell’identità e si immergono in una dinamica del movimento visivamente complessa. Nel primo frammento, Weather is Sweet, l’utilizzo delle luci crea un palcoscenico dove l’individualità si perde nella ripetizione insistente e banalizzante di allusioni sessuali. I movimenti sono veloci, quasi schizofrenici, come a rappresentare la frammentarietà e l’incoerenza dell’identità dei giovanissimi. I corpi si muovono all’unisono, ma l’unità è solo apparente. Un pesante, chiaro tendaggio fa da sfondo al secondo frammento, Tik Tok Jazz, che sulle note minimaliste di Philip Glass dichiara nel titolo di esplorare come la digitalizzazione e i social media influenzino la nostra identità e percezione della realtà. La coreografia è un viaggio nella rappresentazione della complessa varietà del nostro tempo: da un lato, il senso di connessione e accesso infinito al sapere; dall’altro, l’alienazione e la pressione per aderire a un’identità costruita, spesso ingannevole e frequentemente banalizzante, dove la popolazione giovanissima è spesso divisa tra la propria essenza autentica e la maschera che è spinta ad indossare. I danzatori rappresentano individui intrappolati in una ciclicità incontrollata di movimenti standardizzati, mossi da una forza esterna che li controlla. (LA)HORDE sceglie di abbracciare il caos e la disarmonia, riflettendo il mondo odierno in tutta la sua complessità. La loro estetica trasforma il corpo in un simbolo di ribellione, sottolineando come ogni individuo sia intrappolato in una rete di forze più grandi, e come ogni movimento rappresenti una lotta contro la conformità. Questo collettivo usa la danza come un mezzo di consapevolezza e denuncia, rendendo i corpi dei danzatori messaggeri di un disagio universale. La direzione artistica di (LA)HORDE, con la sua estetica intensa posiziona il Ballet National de Marseille su un canale capace di parlare alle generazioni digitali. Benché non si possa negare che l’insistenza un po’ esagerata della modalità espressiva scelta risulti a tratti quasi noiosa, (LA)HORDE sfida il pubblico a guardare oltre l’apparenza, a riflettere sull’urgenza di un cambiamento e sull’effimera ricerca di identità nell’era digitale. La danza, in questo contesto, diventa il linguaggio che abbatte le barriere tra arte e vita, tra performer e spettatore, e che si fa testimone di un’epoca che spera in un riscatto. Giulia Clai