Drammaturgia Julieta Gascón, Putxa e David Maqueda
ballerini e interpreti Amok Cor, Elena Lalucat, Pino Steiner, Putxa, Julieta Gascón
costruzione marionetta Mina Trapp
musiche Bob González con la collaborazione di Jorge da Rocha
costumi Claudia Fascio
produzione TàndemPro – Bruno Valls
Teatro Gustavo Modena di Genova Sampierdarena, ospite del Teatro Nazionale di Genova, 26 ottobre 2024
Da qualche tempo e felicemente il Teatro dei Burattini, negli argini del Teatro di Figura di cui è naturalmente parte, dopo aver attraversato per alcuni decenni le grotte carsiche del “è solo per bambini”, esonda nel Teatro per così dire Istituzionale come il Nilo che fecondava il deserto nell'antico Egitto. La mecànica del alma, andando peraltro, incistato come è e incistando il magma della danza, anche oltre il teatro dei burattini e di figura, è uno spettacolo di grande qualità estetica e metaforica, guardando il quale è suggerita una domanda non inconsueta e paradossale: “I burattini hanno un'anima?”. La risposta che rintracciamo dentro il nostro cuore prima che dentro la nostra mente è: “Sì, i burattini hanno un'anima!” che però non è solo quella degli umani che (all'apparenza) li muovono nascostamente. Quell'anima degli umani infatti è in fondo solo un necessario interruttore per accendere nel burattino il respiro di un “più di anima” che è solo 'sua' (del burattino ovvero della maschera intendo). Un più di anima che è anch'esso parte del tutto della ψυχή (dal greco antico “soffiare, respirare”) della natura che a tutti appartiene e che in loro, appunto, quasi biblicamente insufflato si espande, ampliandosi come una eco universale. Una suggestione nata dallo stesso titolo scelto dalla Compagnia spagnola Zero en conducta (nome questo forse ispirato all'omonimo film di Jean Vigo Zéro de conduite che di bambini e ribellioni parlava), in quanto e per quanto ci dice dell'essere l'anima un 'meccanismo naturale' prima di essere intuizione metafisica, e come tale la scienza dell'anima non può che essere la 'meccanica' che ha bisogno di materia e di corpi per essere esercitata, e non la moderna e anche alienante elettronica digitale e virtuale del web che oggi purtroppo spopola fino a condizionare e infine imprigionare molte vite. Corpi in scena dunque, dentro l'afflato musicale di una danza che costruisce con maestria lo spazio in cui si manifestano, e corpi in trasformazione per cui se all'inizio vediamo un burattino mosso da cinque attori/umani, alla fine ci ritroviamo con un umano in legno e stoffa che muove, essendone mosso, cinque umani in carne ed ossa. Magicamente poi questo burattino/umano si sdoppia proiettandosi in una dimensione 'piccola', quasi filiale, rintracciata nel fondo di quella Baracca (così si è sempre chiamato il 'luogo' del teatro dei Burattini) che costituisce il suo Universo. Segno di questo spettacolo è dunque il 'movimento', cifra istituzionale del gruppo Catalano, che produce in sé il respiro mentre può accoglierlo dalla Natura che lo circonda, e indubbiamente bravi, anche per tecnica, sono tutti i ballerini (umani e non) ad interpretarne intensamente e profondamente lo 'spirito'. Un insegnamento forse che il gruppo stesso si perita di suggerirci, quando a chiusura dello Spettacolo ci invita a non dimenticarci di “respirare”, e di respirare abbiamo estremo bisogno in questo oggi un po' opprimente e liquido come un fiume in cui rischiamo di annegare e ovviamente soffocare. Interloquisce infatti con noi la stessa drammaturgia quanto ci dice che, secondo lei, il contrario dell'Amore non è l'Odio, bensì la Paura e come tutti sappiamo da sempre è la Paura che “toglie il respiro” Sessanta minuti di spettacolo che sembrano così il soffio di un unico respiro, capace di affascinare ciascuna delle molte generazioni presenti in platea e ognuna con una immagine sua propria, diversa ma coerente con tutte le altre. Lo spettacolo tout publique ha inaugurato con una eccellenza la rassegna di teatro ragazzi del Teatro Nazionale di Genova “Sabato a teatro”, un varo ad alto livello che dà il la ad una rassegna di 9 spettacoli per ogni età da qui a maggio prossimo. Il bel teatro ad alveare di Genova Sampierdarena era pieno anche nei balconcini di contorno fino all'ultimo grado. Il pubblico ha a lungo applaudito, richiamando la compagnia in scena dopo la chiusura del sipario e sottolineando con ulteriore forza la dedica che Zero en conducta ha voluto per il suo spettacolo, una dedica purtroppo molto attuale non solo nelle zone di guerra e povertà ma anche nella ricca Europa: “Ai bambini che non possono accedere alla cultura”. Maria Dolores Pesce