di Alfred Uhry
adattamento di Mario Scaletta
con Milena Vukotic, Maximilian Nisi, Salvatore Marino
scene Fabiana Di Marco
costumi Graziella Pera
musiche Massimiliano Pace
regia Guglielmo Ferro
Spettacoli Teatrali Produzioni
Bassano del Grappa (Vicenza), teatro Remondini, 22 febbraio 2022
Interno borghese, fine anni Cinquanta, in quel di Atlanta e dintorni, Georgia. Un indaffarato e distinto signore, Mr. Boolie Werthan, decide di assumere un autista perché porti la madre in giro per commissioni, soprattutto dopo l’incidente che ha avuto e dal quale è uscita senza danni, a parte l’auto di famiglia. E’ qui che il figlio della signora Daisy è come intuisse del bisogno inespresso della mamma di avere accanto una persona che la ascolti e la sopporti, nel suo frizzantino stato di ruvidità nel quale non poco si crogiola, ben conscia di essere e voler essere indipendente e determinata senza decisioni altrui. Il quadro che man mano si evolve mostra un rapporto, tra lei e il suo autista, Hoke, di crescita inaspettata. La bontà e la pazienza dell’uomo vincono sull’acidità di Daisy , sempre controllata in qualche modo dal figlio, del quale pure esce l’amore per lei, ma sempre pronta a dar battaglia a tutti. E’ un amalgama familiare che anche alla fine decreta l’unità del bel rapporto creatosi tra i tre. “A spasso con Daisy”, commedia di Alfred Uhry, che con questa commedia vinse un Oscar per la sceneggiatura non originale, da lui scritta per l’omonimo film di Bruce Beresford del 1989. Ma il testo gli valse, prima, anche il prestigioso Pulitzer, e ciò dimostra la pulizia, l’immediatezza dell’opera. In questo allestimento bello tranquillo di Mario Scaletta, dove regna un’edenica pacatezza che Milena Vukotic, da grande attrice, sa trasmettere in ogni momento della sua Daisy, vincono i buoni e giusti sentimenti, e va bene così, per poter passare una serata in dolcezza e relax. Certo, il testo fa trapelare anche alcuni pregiudizi di base, i rapporti fra diverse gerarchie umane, fra madre e figlio, e l’ombra del razzismo è lì. Non si calca la mano, e resta una commedia leggera e divertente con la lineare regia di Guglielmo Ferro che mostra asciuttezza, senza colpi di scena ed esagerazioni, che sarebbero stati fuori luogo. Regia inoltre che propone un’occasione adeguata per sorridere. Anche davanti alla solitudine, alla malattia, alla vecchiaia che se non prese per il verso giusto possono recare danni notevoli che minano il camminare passo dopo passo. E’ in questo contesto che i tre personaggi si calano, mostrando dolcezza, voglia di vivere con la sapienza di stare al mondo, amalgamati, soprattutto dopo la prima parte, quasi in un abbraccio volto al mondo. Da parte loro, i tre interpreti si muovono in scena con grazia e bravura, certe volte quasi sembrano diventare personaggi di fumetti per le movenze usate, sempre tutte con garbo e la giusta dose di ironia. Il pubblico di Bassano del Grappa risponde con applausi a scena aperta di continuo, generosi e riconoscenti, probabilmente cogliendo la grazia dello spettacolo, e delle interpretazioni che i tre attori offrono. La scena polivalente di Fabiana Di Marco di presta più volte a contesti differenti, pur rimanendo sullo sfondo il salotto della casa di Daisy, fulcro dal quale parte tutto: l’ufficio del figlio, le varie scampagnate in auto, l’ospedale. Indovinatissimo il dosato mix degli attori, da Maximilian Nisi che fa il figlio di Daisy, Boolie, dandogli anima e un ottimo vigore misurato, ricordando Corrado Pani, a Salvatore Marino, l’autista Hoke, che cinciallegra amabilmente pacato con la sua amata Daisy fin dall’inizio. Milena Vukotic basta solo che entri sul palco, e anche nei primi passi dei ringraziamenti finali c’è tutta la sua aurea, la sua fisicità gracile che si fa grande, si esprime, fiera, con gli spettatori di fronte a lei, ma in fondo a tutti e tre, incantati.
Francesco Bettin