mercoledì, 25 giugno, 2025
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AUTORITRATTO - di e con Davide Enia

"Autoritratto", di e con Davide Enia. Foto Andrea Veroni "Autoritratto", di e con Davide Enia. Foto Andrea Veroni

di e con Davide Enia
scene/luci Paolo Casati
musiche composte ed eseguite da Giulio Barocchieri
suono Francesco Vitaliti
si ringrazia Antonio Marras per gli abiti di scena
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Accademia Perduta Romagna Teatri, Spoleto Festival dei Due Mondi, con il patrocinio della Fondazione Falcone
Teatro Gobetti, Torino 3 – 8 giugno 2025

www.Sipario.it, 7 giugno 2025

Attraverso i gesti, le espressioni dialettali, gli sguardi, si ha subito la sensazione di vedere e di vivere la scena; grazie ai canti tipici della strada, ai richiami sonori della terra, si viene catapultati nel mondo del protagonista, nella sua realtà e nell’epoca dei fatti.

Il coinvolgimento che Davide Enia esercita sul pubblico di Autoritratto, spettacolo in scena al Teatro Gobetti di Torino, è tentacolare: è rapimento, che risveglia tutti i sensi e avvolge nella spirale del ricordo necessario, della memoria che deve sforzarsi di mettere a fuoco, evitando di insabbiare. Un impegno civile che, senza retorica, dobbiamo a noi stessi, ai bambini di allora che (tornando da scuola) si ritrovavano davanti i morti ammazzati sull’asfalto; e ai bambini di oggi, a Palermo come altrove, cui questo succede ancora. Siamo nell’inudibile, eppure è accaduto, accade, accadrà ancora: è bene che qualcuno – voce stentorea, piedi ben saldi, mani e occhi narranti – lo ricordi dal palcoscenico restituendogli un importante valore politico.

In Autoritratto Enia riapre le ferite che insanguinano la sua vicenda biografica e la storia recente della Sicilia: improvvisamente Giuseppe Di Matteo, don Pino Puglisi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono più icone da murales, o da manifesti di giornate dedicate alla legalità (di quelle cui le scolaresche partecipano, entusiaste di saltare le regolari lezioni). No, stavolta siamo chiamati a domandarci chi fossero veramente queste persone, grazie a Davide Enia che le lascia entrare nella sua microstoria: quella di un bambino di otto anni, che vede il suo primo morto ammazzato in strada, tornando da scuola; o quella del neodiciottenne maturando che, mentre aspetta gli esiti degli esami, resta pietrificato alla notizia dell’uccisione di Paolo Borsellino. Benché fosse la cronaca di una morte annunciata, specie dopo la strage di Capaci e la scomparsa di Giovanni Falcone. Insomma, è difficile non identificarsi nei sogni e nelle speranze di un giovane, che si domanda perché vivere in una terra che è teatro di guerra continua e socialmente accettata; di una famiglia che, in preda all’angoscia, si domanda che fare (lasciare tutto e partire? Scappare? Garantire ai propri figli un avvenire tranquillo?).

Il racconto di Davide Enia, puntellato da gesti che restano dentro, è delicato – riserva momenti di folclore e di vita familiare intrisi di tenerezza e di ironia –, ma non risparmia la durezza dei fatti: la cronaca dell’omicidio Di Matteo, vero e proprio spartiacque nella storia della mafia, è da brividi. Proprio nel giorno – lo scorso 5 giugno – in cui il boss Giovanni Brusca ritrova la libertà. Anche il ricordo della modernità e della gentilezza di don Puglisi – che fu insegnante di religione di Davide Enia e dei suoi compagni – è prezioso; un faro guida nella notte buia della Sicilia, ci si accorge a posteriori, per un’intera generazione. 

Andate a vedere Autoritratto, perché Davide Enia – regista, autore e attore – è il testimone vigile del suo tempo di cui c’è bisogno; il suo canto e grido, accompagnato dalle musiche composte ed eseguite in scena da Giulio Barocchieri – scava dentro, come è giusto.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Lunedì, 09 Giugno 2025 18:27

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