di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
regia Lorenzo Loris
con Roberto Trifirò, Cinzia Spanò, Vladimir Todisco Grande
scena Daniela Giardinazzi
costumi Nicoletta Ceccolini
luci Alessandro Tinelli
musiche originali di Simone Spreafico
collaborazione ai movimenti Barbara Geiger
in scena al Teatro Out Off, Milano, dal 6 aprile all' 8 maggio 2016
Le fantasie piccanti di due coniugi borghesi
Gli interni scuri di un appartamento londinese sono lo sfondo scenico in cui è ambientata l'opera scritta da Pinter nel 1962. La vita matrimoniale di Richard e Sarah è travolta dalla noia. I due, per ravvivare l'eros dei tempi che furono, escogitano uno stratagemma: tradirsi di comune accordo. Questa soluzione, in apparenza, includerebbe la presenza di altri, e questo è ciò che ci aspetteremmo di vedere inizialmente. Ma poi, in un secondo momento, scopriamo che nel tradimento reciproco i rispettivi amanti sono Richard e Sarah stessi, al centro di un gioco in cui recitano i personaggi dei trasgressori. In particolare, Richard in antitesi al ruolo di marito serio e di instancabile lavoratore, recita la parte di un giovane arrogante e spavaldo, mentre, Sarah in antitesi alla moglie perbene e lontana da ogni tentazione, recita la parte della prostituta. Il gioco delle parti regge e sembra ravvivare la stanca coppia. Il finale prelude alla continuazione infinita di questa apparente soluzione il cui esito definitivo è lasciato alla libertà immaginifica e interpretativa del pubblico.
"L'amante" scritto nel periodo dello Swinging London, quando un insieme di tendenze e dinamiche culturali condizionarono fino a cambiare la morale di allora, ha conservato pienamente, fino ad oggi, i suoi significati più profondi e interpretativi della società in cui viviamo. L'opera è un vero trattato di sociologia del matrimonio borghese in cui, sullo sfondo di una marcata ipocrisia, si possono individuarne gli elementi costitutivi, che sono due facce della stessa medaglia: la noia, come causa scatenante e il tradimento come effetto risolutivo.
Lorenzo Loris, ormai pinterologo per le sue numerose esplorazione e messinscene delle opere dello scrittore inglese, con la sua regia, dà vita, efficacemente, a questi concetti teorici. E lo fa, restituendoci uno spettacolo in cui la comunicazione fra i personaggi non è affidata alle parole ma alle pause e ai silenzi. Il non detto è lo strumento utilizzato dal regista, con qualche rischio di abuso e di conseguente appesantimento del ritmo, per mostrarci le emozioni e i sentimenti più reconditi dell'animo di Richard e Sarah. É lì, e non nelle parole di comodo, che respiriamo la verità umana dei due coniugi. É lì che il loro falso sè si dissolve e la loro maschera sociale cala. Per poi perdersi e ritrovarsi nel gioco erotico degli amanti o meglio fra l'amante, uomo, e la prostituta, donna, forse a sottolineare la maggiore difficoltà della donna a farsi travolgere da un rapporto sessuale privo di ogni minimo legame affettivo. Il gioco delle luci, la capace interpretazione di Roberto Trifirò e Cinzia Spanò, la scenografia austera che ben si contrappone alla licenziosità dei due coniugi e le musiche di fondo suggellano uno spettacolo riuscito e applaudito dal pubblico convinto.
Andrea Pietrantoni