Progetto ideato e realizzato da LiberamenteUnico
Una creazione di Barbara Altissimo
Drammaturgia Emanuela Currao
Colonna sonora originale eseguita dal vivo Didie Caria
Collaborazione artistica alla creazione Emanuela Currao e Didie Caria
Assistente alla regia Valeria Stefanini
Disegno luci e spazio scenico Massimo Vesco
Costumi Alessia Panfili
Organizzazione e comunicazione Roberta Cipriani
In scena i ragazzi del progetto IN VERDIS
Carola, Chiara, Daniele, Eleonora, Gabriele, Giovanni, Gorette,
Loveth, Michela, Rebecca, Sanaa, Sebastian, Tommy
prima nazionale
Torino, Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, 23 marzo 2019
Un disegno vivo vergato con leggiadra cura. Blume in tedesco significa bocciolo e Barbara Altissimo, regista, coreografa, autrice e attrice di comprovata esperienza nel manipolare materiale umano talvolta delicato (ma non sempre, lavora disinvoltamente anche solo con professionisti della scena) ha rappresentato lo sbocciare dell'adolescenza in numerose e screziate sfaccettature. Lo spettacolo è una performance molto agita, danzata, poco parlata, dove frammenti di esistenze, chissà se vere o fittizie, fioriscono, manifestando, con rigore e autenticità, le fasi di un'età di crisi. Non sono però solo le crepe esistenziali a trapelare, nell'andirivieni dei perlopiù candidi quadri, dove i tredici ragazzi disegnano prima i confini di loro stessi per poi aprirsi al mondo, con l'amore, con la condivisione, con l'abbraccio, con la confidenza, la testimonianza o la confessione, con il dolore, con la fantasia. Nello scorrere fluido delle situazioni, inanellate emotivamente e non logicamente, ci sono squarci di contemporaneità devastata, tratti dalla cronaca. Come la narrazione, quasi a suggello, di una signorile ragazza nera, che parla di uno sbarco, di una navigazione forzosa, di un grande percolo, di una perdita, del coraggio e degli incontri di una bambina che ritrova dignità in un lavoro al bar, a migliaia di km da casa e dalla famiglia. O di un'altra che svela la violenza del padre sulla madre, prima di scappare in un altro paese, cioè questa Italia, con i suoi occhi infantili pieni di rancori. Una messinscena che è soprattutto opera di regia, ma rispettosa, elegante, che muove corpi, tratteggia spazi, dipinge luci, in un'atmosfera onirica grazie anche al supporto prezioso delle musiche di Didie Caria. I ragazzi, adeguati, si presentano solo con i nomi. Ma una nota di merito in più, in cui spiccano particolare presenza e rigore, la si deve a Giovanni. Chissà che il palco non costituisca per lui un concreto futuro.
Maura Sesia