di Eveline de la Chenelière
Versione italiana: Fabio Regattin
Regia: Sara Thaiz Bozano
Assistente alla regia: Valentina Favella
Scene e costumi: Anna Varaldo
Interprete: Fabrizio Matteini
Progetto Musicale: Federico Pitto
Produzione: Teatro Nazionale di Genova
Genova, Teatro Piccola Corte dal 29 maggio all'8 giugno 2019
La XXIV Rassegna di Drammaturgia Contemporanea del Teatro Nazionale di Genova si è aperta con lo spettacolo Bashir Lazhar della giovane Evelyne de la Chenelière. Il testo della talentuosa drammaturga e attrice canadese si presenta come un monologo che, grazie alla regia di Sara Thaiz Bozano e l'interpretazione di Fabrizio Matteini, presenta in maniera chiara e diretta diverse tematiche molto attuali. Il protagonista del testo è Bashir Lazhar, docente sostituto in una scuola primaria del Québec che vive anche la sua condizione di rifugiato politico e di uomo segnato da memorie di guerra e morte. Questa condizione precaria, dal punto di vista professionale ed umano, è portata in scena con brillantezza grazie all'interpretazione dell'attore e ad una regia di buon impatto. Avvalendosi di una scenografia essenziale Fabrizio Matteini, mirabilmente calato nel personaggio, evoca abilmente e dialoga prima con gli alunni della classe, e poi con la direttrice ed i colleghi. Con grande capacità sono riportati, grazie anche all'uso delle luci, i flash della memoria di Bashir. La regia di Thaiz Bozano accompagna con abilità la narrazione facilitando così il processo di fascinazione sul pubblico, che segue le anse dei pensieri di un personaggio che mostra nel corso del testo le diverse esperienze che si sono stratificate nel tempo per creare la sua personalità. Primo protagonista di questo successo è Fabrizio Matteini, attore di provata capacità. Nei gesti e nella voce dell'attore, assai credibile nel ruolo interpretato, i diversi personaggi sembrano apparire con tratti molto distinguibili e riporta inoltre il nodo di tematiche delicate come quella della paura e del pregiudizio, del bisogno di essere riconosciuti e infine della necessità impellente del dialogo interculturale ed intergenerazionale. Matteini domina e rende vivo lo spazio scenico che viene delimitato dalle luci ed evocano ambienti diversi e accendono i flash improvvisi di una memoria poetica nel suo dolore. La gamma delle sensazioni di un uomo complesso, appassionato e romantico, anche se accomunate dallo strisciante timore del rifiuto, sono rese con grande vitalità. Testo, regia ed interpretazione rendono così un ritratto a più dimensioni e che, pur nella sua crudezza, presenta sfumature di umana speranza.
Gabriele Benelli