testo e regia: Pietra Selva Nicolicchia
ideazione progetto: Laura Salvetti Firpo
con Patrizia Schiavo, Francesca Ardesi, Antonio Damasco, Gloria Liberati, Raffaella Tomellini, Silvia Berton
Torino, Fonderie Teatrali di Moncalieri, dal 13 al 18 maggio 2008
Avevamo visto Boccuccia di rosa, scritto e diretto da Pietra Nicolicchia, al suo esordio in occasione della Giornata contro la violenza alle donne. Pur apprezzandone l'impegno, ne eravamo usciti un poco perplessi: troppo ellittico, troppo soggiogato da una parola innamorata del barocco. Limiti seri ma non insuperabili. Ce lo dimostra la Nicolicchia, che in questi mesi ha riaffondato le mani nel lavoro, rimontandolo con esiti più peruasivi.
Boccuccia di rosa è costruito a tranches. Si apre in un museo delle bambole in fase di sgombero. Casse ovunque. Candide casette-giocattolo riproducono la grande casa sullo sfondo. In questo spazio tra l'infantile e il turbato scocca il colloquio tra due donne che, da affettuoso, si inasprisce dopo l'arrivo di un uomo e il ritrovamento di un'enigmatica foto. Nel secondo quadro la casa si spalanca su una sordida scena di sfruttamento sessuale con Maman, il magnaccia, la prostituta schiavizzata, il vecchio che sogna boccucce di rosa.
Qual è il rapporto tra le due situazioni? Quel che può sembrare incongruo si chiarisce tornando nel museo. Qui scatta il nesso tra sfruttamento sessuale e bambola (metafora d'infanzia), con la memoria di un incesto la cui ossessione ha lambito la follia. Vicenda dura, spettacolo serrato. Qualche altro tocco chiarificatore e avrà anche il merito di rendere piena giustizia alla bella interpretazione di Patrizia Schiavo, Francesca Ardesi, Gloria Liberati, Raffaella Tomellini, Antonio Damasco e Silvano Berton.
Osvaldo Guerrieri