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CASA DELLE TRE BAMBOLE (LA) - di Beato Massimo Roberto

La casa delle tre bambole La casa delle tre bambole di Beato Massimo Roberto

di Beato Massimo Roberto
Con Giorgia Visani, Monica Bellardinelli, Eugenia Rofi
Scenografie: Caterina Coco e Roberto D’Onorio
III edizione del Festival ContaminAzioni 2009 (29 settembre - 4 ottobre)

www.Sipario.it, 21 ottobre 2009

L’improvvisazione e la libertà creativa a teatro. In nome di questi due diritti imprescindibili di un artista, i giovani allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico si sono sbizzarriti in palcoscenico dando vita a un festival di corti teatrali molto particolare. Per una settimana due sale del Teatro dell’Orologio di Roma hanno ospitato, dalle otto e mezzo a mezzanotte, un genere spettacolare che deve concentrare in tempi volutamente ristretti tutta la densità e i significati di una messinscena vera e propria. Il risultato di questa sperimentazione pura, che fa piacere ritrovare nei giovani che si avvicinano alla difficile arte del teatro, e che testimonia la loro passione e la loro voglia di fare, è in alcuni casi estremamente positivo e convincente. Un esempio felice è La casa delle tre bambole di Beato Massimo Roberto, una storia ben scritta e ben pensata per il palcoscenico. Tre donne, Mina, Rica e Tonia, tre bambole inerpicate sulla loro casetta-carillon, innamorate di tre uomini diversissimi tra loro e tutti e tre colpevoli di averle abbandonate. Le ascoltiamo raccontarsi, tra momenti di disperata solitudine e divertito compiacimento della loro vicenda, alle prese con l’identità sfumata dell’uomo che ha cambiato loro la vita, un giorno, all’improvviso quando avvolto da una pelliccia blu si è presentato all’appuntamento e le ha… uccise. Scopriamo così, con un efficace colpo di scena, che le nostre tre bambole in realtà sono morte, tutte e tre per mano di uno stesso uomo che, con identità diverse, le frequentava tutte, tutte tradiva, e di tutte firmava la fine. Tre caratteri femminili ben delineati, pur nella brevità del testo, in uno spettacolo delizioso, a tratti struggente nel definire un’identità femminile che, nelle sue tre declinazioni, si confronta con l’amore, con le paure dell’abbandono e dell’assenza, con l’abisso del vuoto lasciato da un amore che riempiva l’anima, con le illusioni che, sole, possono a volte confortare o evitare di precipitare ancora più in basso. Una prova non facile per le tre giovani attrici, superata brillantemente, con grande capacità d’immedesimazione e padronanza della scena. La rassegna dei corti teatrali è stata eseguita in contemporanea nelle due sale “grandi” del Teatro dell’Orologio di Roma e per due volte nel corso di ogni serata. Il pubblico ha potuto così assistere, in sequenza, con un breve intervallo di mezz’ora, a quattro corti per volta. La casa delle tre bambole è stato preceduto da Non dire a nessuno ciò che ti sto per dire di e con Massimo Roberto, in scena insieme a Maria Piccolo. Un testo esile, di linguaggio minimalista e recitato in maniera molto accademica e poco naturale, pieno di un inutile turpiloquio che non serve a niente in palcoscenico, se non a dimostrare la grandissima difficoltà di tanti giovani autori ad elaborare un linguaggio originale ed autonomo, anziché imitare il parlare quotidiano in cerca di un presunto realismo che in scena non funziona e non funzionerà mai come in televisione o al cinema.

Flavia Bruni

Ultima modifica il Domenica, 11 Agosto 2013 16:15

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