Di Andrea Benfante e Anna Giarrocco
Regia: Andrea Benfante
Scene: Bartolomeo Benfante
Costumi: Anna Alunno
Interpreti: Anna Giarrocco e Andrea Benfante
Produzione: Il Teatrino di Bisanzio
Genova, Teatro Garage, dal 1 al 2aprile 2016
Nella cornice retrò del Teatro Garage Il Teatrino di Bisanzio, vale a dire Andrea Benfante e Anna Giarrocco, hanno portato in scena la storia di due dei più celebri personaggi nati dalla penna di Max Fleischer: Betty Boop e il clown Koko. Sullo sfondo di una scenografia che rimanda alla scrivania del celebre disegnatore, si muovono i due attori che, uscendo da un grosso calamaio, immergono fin da subito lo spettatore in un'atmosfera suggestiva. Credibili nei loro costumi e nelle movenze tipiche dei personaggi di animazione che interpretano, Benfante e la Giarrocco offrono una recitazione convincente. I due occupano dapprima il palco muovendosi e dialogando con un linguaggio non verbale e con i suoni tipici del cartoon muto, per poi passare al dialogo diretto e dalla seconda dimensione della carta alla terza dimensione del palco. A questo punto lo spettacolo, che parte in sordina, offre al pubblico un testo più consistente. Le battute, rapide e taglienti, rinviano alle animazioni di Fleischer. Quello che spicca in particolare è la mimica dei due attori, capaci di proporre un testo fatto solamente di sguardi, gesti ed espressioni facciali. Andrea Benfante, che è anche il regista delle pièce, interpreta il suo personaggio di Koko con movimenti, smorfie, dialoghi e canzoni sublimando un personaggio che ricorda la Commedia dell'Arte. Koko è deluso, disincantato e sadico nei confronti di una Betty Boop spiritosa, vivace e a tratti surreale. La Giarrocco ne imita bene le movenze, il timbro vocale e il carattere. Quello che manca è la resa della sensualità, tratto distintivo della regina delle flapper degli anni '30. Lo spettacolo che mette in scena la genesi, la vita e la sorte immaginata da un gruppo di personaggi animati è una sorta di flashback dagli anni '30 ai '60. Anche nei momenti in cui i personaggi virano da un registro comico ad uno tragico, non vi sono tempi vuoti. Proprio a questo proposito va sottolineato che lo spettacolo avrebbe avuto maggiore presa se si fosse mantenuto il registro iniziale più leggero e di evasione, dove Benfante e Giarrocco si sono dimostrati molto abili. L'ombra di Antigone su Betty Boop sottrae molto allo spirito scanzonato di un testo comunque molto godibile.
Gabriele Benelli