di Domenico Loddo
Regia di Cristian Maria Parisi
con Silvana Luppino
Scena di Valentina Sofi
Produzione: Teatro Primodi Villa San Giovanni (RC)
al Teatro dei Tre Mestieri (ME) 12 - 13 ottobre 2018
La vita per Domenico Loddo, scrittore, fumettista drammaturgo reggino, autore del monologo Dora in avanti, un po' scontato rispetto al precedente Signor dopodomani, messo in scena da Cristian Maria Parisi nel mini spazio del Teatro dei tre Mestieri, assorbendone Silvana Luppino ogni sfumatura, calzandolo come un guanto, è come un'altalena, ben visibile al centro della scena di Valentina Sofi, completata da un baule e da un paio di composizioni di fiori secchi in stile Ikebana. Parla la Luppino, vestita di nero, per 50 minuti. Dice d'essere nata da un padre polacco e da una madre di Dattilo (che non esiste in Sicilia ma in provincia di Reggio Calabria col nome di Pentedattilo), di chiamarsi Dora Kieslowsky, come il regista autore del Decalogo e di Tre colori (blu, bianco, rosso), un nome indelebile del cinema mondiale che lei dice (facendo male) di non amare. Odia i genitori perché l'hanno fatta nascere, non stima il marito ragioniere autore di poesie patafisiche che nessuno comprende, ama i funerali per le aure tristi che emanano ed è per questo che quando lei morrà vorrà essere accompagnata da una banda festosa. Il padre ha rovinato la sua vita e lei ha rovinato quella del marito La cosa che le riesce meglio è quella di stare ferma, tramutarsi in un'altalena, come le parole del suo racconto che vanno avanti e indietro. Il suo nome diventa un avverbio quando lo si apostrofa all'inizio, utilizzato dal padre, che appare solo come un'ombra nera spiaccicata sul fondo scena, solo per dirle che d'ora in avanti sarebbe rimasta sola e che non sarebbe più esistita. Così non è stato perché ha scelto poi di fare Teatro e di diventare un'attrice. Ha un vuoto dentro Dora simile a quello d'una galassia e le sono d'aiuto alcuni pensieri di buddismo zen che cerca d'interpretare, forse per ricavarne un po' di conforto, un po' marzulliani invero, quelli qui enunciati: nella vita non valgono le regole ma solo le eccezioni, che l'unica via d'uscita è dentro o che l'unica via di entrata è fuori, mentre si odono a più riprese le note della canzonzina, molto orecchiabile, Eri una bambolina che fa no no no...
Gigi Giacobbe