Drammaturgia, disegno luci e regia di Fabio Pisano
Scene e costumi: Liberaimago. Assistente alla regia: Francesco Luongo
Musiche dal vivo eseguite da Giuseppe Di Taranto
Interpreti: Raffaele Ausiello, Francesca Borriero, Sergio Del Prete
Produzione: Liberaimago
Campania Teatro Festival 25ª Edizione
Teatro Nuovo 21 giugno 2025
Il prossimo 31 ottobre saranno 41 gli anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo. Tuttavia sempre vivo sui tanti palcoscenici, in buona compagnia con Pirandello e Fo, i drammaturghi italiani più rappresentati al mondo. A Napoli il nome di Eduardo rimbomba in tutti gli angoli, in particolare in quello dei Quartieri Spagnoli dove è situato il Teatro Nuovo, artefice in questa 18ª Edizione del Campania Teatro Festival, dello spettacolo Eduardo c’est moi, di cui Fabio Pisano ha curato drammaturgia e regia, pure le luci, in grado di esaltare e commuovere gli spettatori che gli hanno tributato moltissimi applausi e ovazioni finali. Comincerei dalla fine da quando Raffaele Ausiello con tuba in testa e uno spolverino dorato, tipo quello indossato dall’illusionista Sik Sik dell’omonimo atto unico eduardiano, seduto al centro d’una scaletta tra platea e palcoscenico, legge con un filo di commozione, una poesia dello stesso Pisano sul “Gelo” vissuto da Eduardo in tutta la sua vita di teatrante. Quel “Gelo” che faceva parte d’un discorso pubblico pronunciato sul palcoscenico del Teatro greco romano di Taormina il 15 dicembre 1984 (io c’ero), con un Eduardo fragile, smagrito, con un paio d’occhiali speciali per via d’una lente annerita, cappellino e sciarpa a quadri scozzesi, tuttavia ieratico, carismatico. Le sue parole sembravano un testamento spirituale, smontando l’immagine che gli altri avevano di lui di uomo scontroso e orso, parlando della sua famiglia e del figlio Luca, che per fortuna era venuto bene e soprattutto ricordando che il Teatro è fatto di sacrifici e di “gelo, solo gelo, sempre gelo” e che il suo cuore malandato avrebbe continuato a battere anche dopo la sua morte. Il suo discorso si chiudeva con la profezia che quello di Taormina sarebbe diventato il palcoscenico più grande e importante del mondo. In parte c’ha azzeccato Eduardo. Infatti grazie al “Premio Europa per il Teatro” sono arrivati in questa splendida cittadina dello Ionio, il meglio che il Teatro mondiale potesse offrire in ben nove edizioni dell’evento dal 1987 al 2001. Le altre otto edizioni si sarebbero svolte a Torino e Roma e in altre città della Grecia, Romania, Polonia e Russia. Questi i loro nomi, corredati da spettacoli, convegni e quant’altro: Melina Mercuri, Ariane Mnouchkine, Peter Brook, Jerzy Grotowski, Giorgio Strehler, Heiner Müller, Eimuntas Nekrosius, Bob Wilson, Anatolij Vassiliev, Luca Ronconi, Pina Bausch, Christoph Marthaler, Thomas Ostermeier, Giorgio Barberio Corsetti, Michel Piccoli. Tornando allo spettacolo di Pisano, architettato in modo semplice ma efficace, si potrebbe catalogarlo come una lettura drammatizzata, che vedeva in un lato della scena Giuseppe Di Taranto alle prese con alcuni componimenti poetici cantati e suonati alla chitarra, dal lato opposto c’era Sergio Del Prete dalla voce tonante, al centro un’efficace Francesca Borriero, cui dava manforte in alcuni momenti Raffaele Ausiello. I quattro protagonisti ci hanno fatto fare una full immersion sulla vita e le opere di Eduardo, non tutte chiaramente, facendoci sentire gli odori dei “bassi” napoletani, le voci di chi s’inventa un lavoro inesistente per vivere, giochi d’artificio per smitizzare le vere bombe che cadevano a Napoli durante la guerra, i nomi delle donne vicine a Eduardo, i suoi lutti, le sue battaglie civili, i suoi legami con la politica, con Pertini in particolare che lo nominò senatore a vita, le sue due lauree Honoris Causa, le gelosie, i tradimenti, i rapporti mai sanati col fratello Peppino e quelli idilliaci con la sorella Titina: facendomi capire una volta per tutte che il notissimo dramma di Filumena Marturano era un omaggio affettuoso alla madre Luisa De Filippo e che i tre figli avuti illegalmente da Eduardo Scarpetta, appunto quelli di Eduardo, Peppino e Titina, nel lavoro teatrale saranno tre giovani che il ricco pasticciere Domenico Soriano dovrà riconoscere come suoi figli naturali, dopo che Filumena in maniera intelligente, fingendo che sta per morire, riuscirà a farsi sposare dal riccastro Dummì, antico suo cliente. Non ci stancheremo mai di vedere e rivedere quei lavori che sono dei veri capolavori teatrali come Napoli milionaria, Natale in casa Cupiello, Le voci di dentro, Questi fantasmi e tanti altri che continuano ad essere rappresentati in tutto il mondo, facendoci rivivere Fabio Pisano con quello splendido e poetico finale sul “Gelo” che Eduardo è in ognuno di noi, appunto come recita il titolo di questo spettacolo, Eduardo c’est moi. Gigi Giacobbe