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GRAN DUELLO DI AGRICANE E ORLANDO PER AMORE DI ANGELICA (IL) - di Matteo Maria Boiardo

"Il gran duello di Agricane e Orlando per amore di Angelica" di Matteo Maria Boiardo "Il gran duello di Agricane e Orlando per amore di Angelica" di Matteo Maria Boiardo

di Matteo Maria Boiardo
spettacolo di pupi siciliani ad opera della Compagnia Marionettistica dei Fratelli Napoli di Catania
al Palacultura di Messina, febbraio 2017

www.Sipario.it, 21 febbraio 2017

Le mani e le braccia dei manianti (coloro che fanno muovere i pupi siciliani) quasi un prolungamento dei fili e dei bastoni metallici attaccati ai corpi di questi piccoli pezzi di legno agghindati con corazze, elmi luccicanti e con cimieri di varie fogge e colori che li contraddistinguono, parlano per bocca dei parraturi e delle parratrici (coloro che fuori scena danno voce ai personaggi maschili e femminili). Premessa utile per addentrarci nel mondo dei pupi della Compagnia Marionettistica dei Fratelli Napoli fondata a Catania quasi un secolo fa, nel 1921, dal loro avo Don Gaetano e che da quattro generazioni continua imperterrita a rappresentare storie cavalleresche in gran parte ricavate da romanzi e poemi del ciclo carolingio o dall'episodio de Il duello di Agricane e Orlando per amore di Angelica narrato da Matteo Maria Boiardo nel XIX Canto del 1° libro dell'Orlando innamorato, andato in scena al Palacultura Antonello, con le prime file assiepate di bambini, all'interno della 68ª Stagione dell'Accademia Filarmonica di Messina. Mi sembra opportuno ricordare come la tradizione dell'Opera dei Pupi sia ancora viva in Sicilia, nonostante i video giochi e l'impazzare della play station, non solo a Catania con i Fratelli Napoli ma anche a Palermo con Mimmo Cuticchio, venendo sempre più a mancare nella zona di Messina l'apporto della famiglia Gargano. Un tipo di spettacolo che ha coinvolto città e paesi, antropologi del calibro di Giuseppe Pitrè o di Antonino Buttitta (figlio del grande poeta dialettale Ignazio) o appassionati come Antonino Pasqualino fondatore a Palermo del Museo Internazionale delle Marionette e che continua a coinvolgere le persone di qualunque età e condizione sociale. Nello spettacolo in questione spiccava il parraturi Fiorenzo Napoli, direttore artistico della Compagnia e in grado di differenziare voci, toni, accenti, dei personaggi come il perfido Gano di Magonza che qui si vedeva poco, il re Carlo Magno, il guardingo Malagigi, il buffo re Galafrone padre di Angelica, il fedele Sacripante, il birbante Rinaldo, il traditore Truffaldino e i due combattenti al centro del plot: il leale Gran Khan dei Tartari Agricane ucciso dalla tagliente Durlindana del nobile Orlando di rosso impennacchiato, col sangue che per un effetto speciale gli si allargava sul petto, entrambi a contendersi per tre giorni e tre notti le virtù della bella Angelica, cui dava voce Agnese Torrisi. I momenti ilari, comici ed eroici sono inframmezzati dall'arguto e intelligente Peppinino, maschera dialettale dei pupi catanesi che segue fedelmente i paladini nelle loro scorribande, da furfanti vestiti da frati e da mostri e draghi che lanciano fuoco e fiamme. Lo spettacolo, applaudito a più riprese, s'impreziosiva per gli interventi musicali del Trio Gioviale, formato da Giuseppe Grillo (mandolino), Puccio Castrogiovanni (mandola), Marco Corbino (chitarra) e per la rappresentazione di tipo didascalico, senza apparati e strutture attorno alla scena, sì da far vedere agli spettatori la successione dei luoghi dell'azione e i vari manianti dietro le tele dipinte che manovravano i pupi, che erano quasi tutti i membri della famiglia Napoli, scenografi, lucisti, fonici compresi, rispondenti ai nomi di Giuseppe, Salvatore, Davide, Dario, Marco, Alessandro.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Giovedì, 23 Febbraio 2017 06:38

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