MESSINA (gi.gi.).- Viso emaciato da alcool e cocaina, una piega triste alla bocca, un guanto bianco “a penzolone”, attaccato all’altro, in elegante sintonia col suo nero frac, sempre pronto alla satira beffarda e caustica, surreale e assurda, molto amato dai futuristi capitanati da Marinetti per quella sua vita elettrica e dinamica…corrispondono al ritratto di Ettore Petrolini: una mina vagante ricca di non-sense che imperversò negli anni ’20 e ’30 su tutti i teatri e i café-chantant italici e europei e che molti comici nostrani, a cominciare da Totò e finire con Proietti gli debbono qualcosa. Certamente Massimo Venturiello non è un attore comico, ma ugualmente è riuscito ad entrare nei panni di Gastone, con una versatilità nuova che accresce la sua bravura d’attore.la commedia in romanesco del 1924 in due atti, ma in quella versione rivistaiola che avrà impegnato di sicuro Nicola Fano, autore d’una drammaturgia che guarda forse all’omonimo film del 1959 di Mario Bonnard con Alberto Sordi. Che Venturiello poteva interpretare Gastone non c’erano dubbi. E’ fornito d’un mento prominente, ha una voce potente e intonata, già sfoderata in precedenti spettacoli come L’opera da tre soldi di Brecht, qui per l’occasione ha una barbetta satiresca ed è calato perfettamente nel phisique du rôle grazie a quelle fulminee battute del testo ricche di comicità surreale e assurda. La messincena dello stesso Venturiello privilegia la versione dell’avanspettacolo con l’innesto d’un buon numero di canzoni orecchiabili propiziate dalle belle musiche di Germano Mazzocchetti e vengono eliminati quei coloriti personaggi che stazionano nella pensione della marchesa Viola di Paola Giannetti ma anche fuori. Lo spettacolo così si riduce ad un’esile trama che ruota attorno a Lucia Sabbatini, canzonettista scoperta da Gastone che la tramuta in arte in Lucette D’Antibes, alla quale Tosca conferisce doti canore e interpretative e che timida e ingenua all’inizio, diventerà poi una lucente star abbandonando al suo destino il suo pigmalione. Molto spazio viene dato al “barista” Antonio Fornari che incarna a modi e parole il bulletto romano, a suo agio all’interno d’un minimale cafè-chantant ad opera dello scenografo Alessandro Chiti che si riscatterà in un finale di teatro nel teatro volutamente kitsch, quando sulla ribalta si succederanno una serie di sketch e una grossa conchiglia stazionerà alle spalle delle ballerine Gemma Duval e Bice Mignonette, agghindate (con i costumi di Sabrina Chiocchio) come due stelle marine quelle di Cinzia Ricciardi e Lara Raffaello e stringendo al centro la stessa Tosca in abiti da sirena. Franco Silvestri era l’impresario Boschetti, Camillo Grassi il tuttofare Borrelli, Alessandro Greggia il pianista, Claudia Campagnola la sorella di Lucia e anche la sarta Bordigia e Renato Merlino lo zio Vincenzo. Applausi a più riprese e molto calorosi alla fine con repliche al Vittorio Emanuele sino a domenica pomeriggio.
Gigi Giacobbe
Un "Gastone" originale ma Petrolini è un'altra cosa
La presenza di Petrolini sulle nostre scene non è mai venuta meno. Da Mario Scaccia a Nino Manfredi fino a Gigi Proietti lo hanno riproposto, seppur con risultati e obiettivi diversi. Scaccia ha riscoperto i tesori del drammaturgo, Manfredi e soprattutto Proietti il Petrolini del varietà. Ma se il Petrolini attore prese dal varietà, nel quale era nato, la tecnica della risata, il senso del ritmo, la capacità di coinvolgimento del pubblico, il Petrolini autore ha un posto di rilievo, accanto ai futuristi, a Bontempelli, a Campanile e allo stesso Pirandello, fra i rinnovatori della nostra drammaturgia del Novecento. Le sue macchiette e i suoi testi più originali come Chicchignola, giungono da una parte a una comicità surreale e talvolta astratta, dall'altra a un teatro di costume non immemore di suggestioni pirandelliane.
Gastone, in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma fino a domenica e in tournée, è un testo che cerca di fondere la famosa macchietta del falso divo del varietà, vanesio e cinico, con la commedia in due atti che Petrolini rappresentò nel 1924 e con la rievocazione da parte di Nicola Fano e del musicista Germano Mazzocchetti del varietà più scalcinato degli anni Venti. Il risultato è uno spettacolo ibrido, che alterna qualche momento felice a scene prevedibili, che ci danno un'immagine pallida del genio di Petrolini, della sua forza d'invenzione satirica, del suo gusto dell'assurdo e del nonsense. È un Petrolini visto con gli occhi di Manfredi e di Proietti e non con quelli colti e lucidi di Scaccia, l'unico che l'ha capito fino in fondo e che come interprete non l'ha mai imitato. Massimo Venturiello, che è anche il funzionale regista dello spettacolo, è un Gastone molto credibile e attento a coglierne tutta l'originalità, mentre Tosca, fuori parte come attrice nel personaggio della giovanissima popolana, dà il meglio di sé quando canta con la sua bella voce le canzoni d'epoca, rielaborate da Germano Mazzocchetti.
Giovanni Antonucci