ideazione, regia, scene e costumi: Arturo Brachetti
musiche originali: Germano Mazzocchetti
coreografie: Mary-Laure Philippon, Pierre Boisserie
Torino, Teatro Alfieri, dal 7 ottobre 2008
Gigi Giacobbe
Arturo Brachetti non è più solo. In verità non lo è mai stato, ma in un modo tutto speciale, perché nei suoi strepitosi one man show, da straordinario trasformista, è sempre stato l'uomo dai mille volti, capace di moltiplicare la sua persona in una successione infinita di altre figure, mirabolanti metamorfosi per lo stupore di noi spettatori. Stavolta, invece, ha riunito intorno a sé una compagnia tutta speciale: fantasisti, illusionisti, acrobati, comici, eccentrici danzatori: ed ecco, all'Augusteo, il «Gran varietà Brachetti», attrazioni internazionali con balletto di girl and boys, musiche di Germano Mazzocchetti, tripudio di luci e colori. Un tenue pretesto, un vecchio e glorioso teatro che deve essere abbattuto, un gruppo di turisti che viene sorpreso da una misteriosa presenza, il fantasma del palcoscenico, che sbarra le porte e ordina ai visitatori di inventarsi un ultimo spettacolo, per far rivivere ancora una volta gli antichi fasti. E la bizzarra compagnia si mette all'opera tra vecchi e nuovi numeri, specialità circensi, divertimenti del varietà, un pizzico di music-hall, girandole di costumi e coreografie e, naturalmente, le sorprese che Brachetti riserva al proprio estro multiforme. Apre Il duo britannico «Ann Stephanie's hot toes», una coppia di ciccione che con verve si esibiscono in tip-tap e strip-tease e incarnano successivamente una mastodontica pizza napoletana. Il tedesco Otto e la sua assistente Christa mettono in campo pasticcioni giochi di magia con attrezzerie che rotolano in terra e trucchi rivelati a vista. La trapezista Viola Ferraris vola fin sulle teste degli spettatori e poi, uccello in candide piume, condivide col francese Johan Bichot un numero di danza acrobatica, mentre i polacchi Andrzej e Tomasz danno un'incredibile dimostrazione di forza ed equilibrio con la potenza muscolare dei loro corpi. Tra un festoso can-can e una parata di majorette, Kevin Moore ci restituisce il fascino parigino di Zizi Jeanmaire. E Brachetti? L'irresistibile Arturo è ancora una volta l'uomo delle meraviglie: si trasforma in torero, samurai, beduino; con un invisibile capello crea gli effetti di una fantastica pantomima; si fa beffe di madame Butterfly e del suo Pinkerton in fulminei camuffamenti nel doppio ruolo. Nel gran finale tutti in scena, una luminosa scalinata per la discesa di angeli alati, donne-luna e donne-farfalla, nello sfarzo di lustrini e fantasiose acconciature, a illustrare con ironia l'eterno sortilegio del teatro.
Franco de Ciuceis
fa tutto Brachetti
Una ventina di visitatori, intrappolati in un vecchio teatro di varietà, sotto la mincaccia di un "fantasma" devono improvvisare uno spettacolo. "Improvvisano" una sequenza di numeri, tutti legati all'antica ricetta del teatro leggero: canzoni, un'acrobata, breakdance e tip tap. A tenere insieme il gioco c'è Arturo Brachetti, trasformista bravissimo e fantasioso, mimo, cantante, attore, ma qui soprattutto entertainer che difende le ragioni della "fantasia". Brachetti firma anche "ideazione, regia, scene e costumi", un sogno personale di teatro totale. Il risultato ha ottimo ritmo e costruzione intelligente: una sorta di teatro post-televisivo, che sa di esserlo e trova il suo spazio nell'artigianato, nella leggerezza e nell'ironia-
Ugo Volli