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INGANNO (L') - di e con Alessandro Gallo

"L'Inganno", di e con Alessandro Gallo "L'Inganno", di e con Alessandro Gallo

Di Alessandro Gallo
Con Alessandro Gallo
Dramaturg Lorenzo Garozzo
Assistente alla regia Miriam Capuano
Video editing a cura di Davide Pippo
Produzione Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
In collaborazione con Caracò teatro con il sostegno di Teatro L. Betti di Casalecchio di Reno
Spettacolo finalista Premio Scenario 2019
Spettacolo vincitore Premio Mauro Rostagno 2020
Visto a Parma, al Teatro al Parco la mattina del 12 novembre 2024

www.Sipario.it, 25 dicembre 2024

Il teatro come forza salvifica: la capacità di attrarre verso altre scelte 
L’esperienza di Alessandro Gallo, romanziere, drammaturgo, regista e attore
“L’inganno”:  oltre la camorra menzognera, la capacità del riscatto 

Al termine tante le domande: ha saputo toccare profondamente la narrazione, resa teatro, spettacolo, in varie forme, messo in gioco il corpo in molteplici posture che esplicita malesseri, stati d’animo, con immagini che scorrono, altre presenze: molto bravo Alessandro Gallo, autore, interprete e regista di “L’inganno”, visto a Parma, al Teatro al Parco, spettacolo finalista al Premio Scenario 2019, con successivi, importanti riconoscimenti, sapendo anche misurare la lingua, un napoletano reso più chiaro sapendo di classi con ragazzi immigrati.

Nel retro di copertina del bel romanzo di Alessandro Gallo “Era tuo padre”, edito da Rizzoli, si legge una dichiarazione dell’autore che si proietta anche sulle motivazioni, il senso dello spettacolo: “Quando a quindici anni ho scoperto chi era mio padre leggendo un giornale, ho pensato che dovevo fare una scelta”. Così il racconto di vita di strada, il gioco del pallone tra colpi di pistola, pur nell’artificio del teatro, modalità mai esclusivamente di sola parola, arriva direttamente al pubblico con una sincerità che va oltre la singola esperienza: la scena pare assorbire la vita di Alessandro, i fratelli, gli amici, la cugina, per creare una pulsante realtà sociologica che moltiplica gli interrogativi. E hanno chiesto i giovani spettatori per sapere di più e capire come sia possibile riuscire a intraprendere altre vie. E Alessandro, se stesso oltre al ruolo d’autore/ attore/ regista, ha risposto raccontando di quell’insegnante che a Napoli portava la sua classe a teatro e non solo per vedere gli spettacoli, ma anche a esplorare gli spazi della creatività pratica, lì dove si fondono visioni artistiche e manualità, per le scenografie, i costumi, tutto un mondo da scoprire. “Questo mi ha salvato - ha detto Gallo, ora direttore artistico del Teatro delle Briciole/ Solares Fondazione delle Arti di Parma - la scoperta di altre possibilità, vite più libere, al di là della camorra”.

Potente la prima frase di “L’inganno”, una sintesi di dolore sulla terra: “L’inferno è vuoto e tutti i diavoli abitano qui”. Si gioca sul cemento, tra auto parcheggiate. Polvere e sudore - e solitudine. I ruoli sul campo, i primi innamoramenti, da restare incantati. “Volgari, a tratti esagerati, ma innocui”. Nell’oscurità il cuore che batte. Il ritmo delle parole, le scansioni del buio. Qualche nome, Arturo, Enzo, Assunta. “Abbiamo visto più volte un morto ammazzato in strada”. E a volte muore chi non ha alcuna colpa. “Accade anche oggi”. La cugina Cristina: il volto di un’attrice a dare densità di presenza, “la prima donna killer”, chiamata Nikita. Tante le galere da visitare: per andare a trovare il padre, e anche lei, Cristina. La prima volta a otto anni, lungo l’elenco, Rebibbia, Vigevano, Poggioreale, Palermo…La madre tenace nel voler mantenere i legami della famiglia: malgrado tutto. Perché i figli potevano fare a meno del padre, ma lui, il padre, “di voi, sì”, lui aveva bisogno. Importante imparare a difendersi da soli. Altri ricordi, parole dure: “Ci piaceva lo schifo. Ci teneva distanti dal pulito e regolare mondo che non apparteneva a noi”. Essere gruppo. E’ distante da quel mondo ora Alessandro Gallo, che in qualche forma gli è rimasto dentro, chiare le parole che appaiono come per quei volti distanti. “Non vi odierò mai ma non chiedetemi di essere come voi”.

Tante micro azioni nell’uso del microfono, un succedersi di situazioni accompagnate da musica e immagini. Una bella teatralità colma di interrogativi - che i ragazzi sono stati capaci di formulare, dando avvio a un proficuo dialogo. Sì, bello sapere che il teatro possa avere potere salvifico.

Valeria Ottolenghi

Ultima modifica il Lunedì, 30 Dicembre 2024 13:39

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