Commedia satirica di Nikolaj Gogol
Regia e adattamento: Leo Muscato
Personaggi e interpreti
PODESTÀ - Rocco Papaleo
CHLESTAKOV - Daniele Marmi
OSIP - Giulio Baraldi
MOGLIE - Marta Dalla Via
FIGLIA - Letizia Bravi
GIUDICE - Marco Gobetti
SOVRINTENDENTE OPERE PIE - Mauro Parrinello
DOBČINSKIJ - Michele Schiano di Cola
BOBČINSKIJ - Michele Cipriani
DIRETTORE SCOLASTICO - Marco Vergani
UFFICIALE POSTALE - Marco Brinzi
DOTTORESSA, VEDOVA, CAMERIERA - Elena Aimone
ATTENDENTE, MERCANTE - Salvatore Cutrì
Musiche originali: Andrea Chenna,
Scene: Andrea Belli
Costumi: Margherita Baldoni
Luci: Alessandro Verazzi
Coproduzione: Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale e TSV
Napoli, Teatro Bellini dal 18 al 23 febbraio 2025
Rocco Papaleo assieme a Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Michele Schiano di Cola, Marco Vergani mette in scena “L’ispettore generale”, tratto dalla omonima commedia di Gogol, diretti da Leo Muscato. L’opera è godibile e ben congeniata, appena si alza il sipario si viene immersi in un luogo non luogo dove avvengono delle cose che sono lo specchio di qualcosa di più grande e più specifico ma che, rese in un limbo impercettibile, riescono a dare il senso globale del messaggio. Anche se sono opere molto lontane, in alcuni tratti questa commedia ricorda “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, non certo nell’elemento dell’attesa che risulta concettualmente diversa e distante, quanto per il senso onirico e indecifrabile degli ambienti e l’inattuabilità del destino rispetto ai personaggi che ruotano intorno ad essi: un albero che indica il passare dei giorni attraverso la caduta delle foglie per l’opera di Becket, una steppa glaciale e sempre uguale per Gogol. In entrambe le opere i protagonisti aspettano qualcosa che possa intervenire per cambiare le loro sorti e mutare la loro vita, senza fare nulla affinché questo accada. Il podestà quando venire a sapere che il finto ispettore si è innamorato della figlia e vuole sposarla, immagina un futuro diverso e più splendente a Pietroburgo, assaporando già la vita cittadina; così come ogni personaggio che raggiunge Chlestakov in visita gli chiede un personale favore, a parte foraggiarlo per il suo silenzio rispetto al lavoro svolto non proprio in modo “impeccabile”. Anche nel finale c’è un’analogia: in entrambi casi il personaggio anelato da uno, temuto dall’altro, non arriverà mai in scena e nel caso di Gogol rimarrà il dubbio se questi, farà giustizia o si comporterà come il falso revisore. Al centro della narrazione ci sono l’ingiustizia e il sopruso che dominano l’esistenza. In un paesino remoto arriva un giovane viaggiatore, frivolo e viziato, con il suo servo e viene scambiato per un alto funzionario mandato dal Governo per indagare sulla condotta dei funzionari cittadini. Questo scatenerà un allarme per i “notabili” de villaggio, il podestà in primis, che cercheranno di corromperlo affinché chiuda un occhio sulle loro malefatte. Il giovane dal canto suo, capito l’imbroglio, non lesinerà di essere approfittatore, sfruttatore e imbroglione. Interessante e azzeccata la scelta del regista di far muovere, ogni tanto, gli attori come burattini a sottolineare che in una società corrotta si finisce prima o poi a farsi legare a un filo gestito da qualcun altro per non rimanere impigliati o diventarne vittima come capita ai mercanti e alla vedova. Però si ride e diversi sono i momenti comici che gli attori sanno ben mescolare ed esibire, si presenta come un’opera corale, dove tutti stanno al posto giusto e sanno interpretare il loro ruolo, Papaleo è un convincente capocomico. Anche le musiche originali di Andrea Chenna, fanno parte della recitazione e, ad ogni scena o passo cruciale del racconto, accompagnano la recitazione. Anche la scelta degli attori che, al termine dello spettacolo, lasciano il palco e scendono in platea a salutare il pubblico, possiamo interpretarla come una triste metafora che ci esorta a non credere che sia così netto il distacco tra le maschere che hanno interpretato e la realtà. Seppur ambientato nella Russia zarista la commedia di Gogol, infatti, affronta un tema purtroppo ancora attuale in cui corruzione e imbroglio ammantano i rapporti umani e, nonostante siano trascorsi quasi duecento anni, le corrispondenze col presente sono molto evidenti. Simona Buonaura