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MINIMA MENTE BLU - regia Auretta Sterrantino

Giulia Messina in "Minima mente blu", regia Auretta Sterrantino. Foto Giuseppe Contarini – Fotoinscena Giulia Messina in "Minima mente blu", regia Auretta Sterrantino. Foto Giuseppe Contarini – Fotoinscena

accordi sintetici per una nudità d'essenza
Regia e drammaturgia: Auretta Sterrantino
2º studio su V. Kandinskij e A. Schönberg 1ºcapitolo della Trilogia dell'Arte
Interprete: Giulia Messina
Musiche e progetto audio: Vincenzo Quadarella
Disegno luci: Stefano Barbagallo
Assistente alla regia: Elena Zeta
Ufficio stampa e comunicazione: Marta Cutugno
Fotografo di scena: Giuseppe Contarini – Fotoinscena
Produzione: QA-QuasiAnonimaProduzioni / Nutrimenti Terrestri
XI Cortile Teatro Festival di Messina. - Area Iris di Ganzirri 17 settembre 2022

www.Sipario.it, 19 settembre 2022

Già prima dello spettacolo Minima mente blu scritto e diretto da Auretta Sterrantino nell’Area Iris di Ganzirri, Giulia Messina in lungo abito nero e capelli tirati all’insù, matematizza e geometrizza con lunghi e larghi movimenti di braccia e gambe il piccolo spazio scenico che ha la forma d’una “T” allargata. Quando poi comincia a profferire verbo le prime parole sono: libellula, due gnomi seduti mani contro mani, un orologio a pendolo, un pipistrello, dei cavallucci marini, pronunziate quasi come se li dipingesse su uno spazio astratto. Più avanti dirà che il suo nome è Sibilla, come la profetessa, e che dialoga con Kandinskij e Schönberg, come dire due artisti fra i più geniali del secolo scorso, il primo precursore e fondatore della pittura astratta, il secondo ideatore della musica atonale e teorico del metodo dodecafonico assieme a Josef Matthias Hauer. Invero il testo della Sterrantino tra il lirico e l’ermetico, sostenuto dalla colonna sonora di Vincenzo Quadarella, in stile atonale in cui s’avvertono timbri percussivi e suoni di sirene presenti quasi sempre nelle composizioni di Edgar Varese, si fa apprezzare per l’intensità interpretativa di Giulia Messina e per l’amore della Sterrantino nei confronti dei due monumentali personaggi, frequentati già in un precedente spettacolo del 2016 titolato Nudità. Chiaroscuro permanente, primo studio e primo capitolo d’una Trilogia sull’Arte, che partiva da una riflessione sulla poetica di Kandinskij e Schönberg per ragionare su colore e musica. Nello spettacolo in questione si cita quel saggio estetico di Kandinskij Punto linea superficie che condensa quelle schegge delle sue lezioni tenute dal 1922 alla Bauhaus nel contesto storico-culturale della Repubblica di Weimar, li dove partendo dall’elemento più semplice, il punto, assunto come entità in movimento, determina la linea geometrica in modo tale che dai movimenti della linea si possa arrivare alla creazione delle superfici. La Sterrantino riconosce come suoi maestri il pittore “K” e il musicista “S”. Si trova bene con loro in quella casa rossa dal suono giallo nell’ebbrezza lunare in compagnia del Cavaliere azzurro alias Der Blaue Reiter che fu un almanacco di grande formato con illustrazioni a colori, uscito a Monaco di Baviera nel 1912, fondato da Kandinskij e Franz Marc su cui ci scrivevano un gruppo di pittori, musicisti e scrittori d’avanguardia tedeschi e russi, considerato oggi, a più di cento anni, il più significativo documento artistico del 20° secolo. Al pari di Xenia (figura che nel mondo greco antico riassume il concetto di ospitalità e che lei chiama sorella) la Sterrantino, quasi come l’Alice di Lewis Carrol si sente contesa, spezzata, una cavia di “K” e “S”. Lei cerca l’Arte, vorrebbe trovarsi davanti all’albero dei desideri, calare una fiala nel pozzo, riempirla di blu cobalto e vedere volteggiare nell’aria i colori che dipingono un crescendo di suoni e non sentire alle spalle lo sguardo severo di quei due maestri. Non c’è un dialogo vero e proprio. L’incontro sembra avvolto nella nebbia. Le immagini che si ricavano sembrano uscire da un sogno. I desideri della fanciulla si stemperano e si dissolvono in un attimo e nel finale ri-tornano nell’aria quei nomi pronunciati dell’inizio. Riguardo il titolo dello spettacolo potrebbe illuminarci il semiologo Stefano Bartezzaghi, se c’è una correlazione tra l’avverbio “minimamente” e il suo frazionamento nell’aggettivo “minima” e nel termine “mente”, non solo col significato di cervello ma anche la terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo mentire e che si leghi col colore “blu”.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Sabato, 24 Settembre 2022 10:38

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