venerdì, 25 aprile, 2025
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MEIN KAMPF – di e con Stefano Massini

"Mein Kampf", di e con Stefano Massini "Mein Kampf", di e con Stefano Massini

di e con Stefano Massini
da Adolf Hitler
scene Paolo Di Benedetto
luci Manuel Frenda
costumi Micol Joanka Medda
ambienti sonori Andrea Baggio
Teatro Stabile di Bolzano
Piccolo Teatro di Milano – Teatro D’Europa
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
in collaborazione con Biennale Democrazia
Teatro Carignano, Torino 24 – 30 mar 2025 

www.Sipario.it, 1 aprile 2025

«Non voglio diventare un impiegato»: è la frase ripetuta ossessivamente, come un mantra che dà la misura di un desiderio persecutorio: non finire nella mediocrità, piegato e confuso nella massa. Una delle battute che risuonano nella testa, dopo aver visto il Mein Kampf di e con Stefano Massini (in scena al Teatro Carignano di Torino), da Adolf Hitler. 

Il testo originale, vero e proprio manifesto del nazionalsocialismo, nasce nel 1924, ma solo dal 2016 la Germania ne rende di nuovo possibile la pubblicazione (conoscere per neutralizzare e scongiurare rischiose derive). La drammaturgia di Massini mischia all’opera Mein Kampf i testi di vari comizi, per restituire al pubblico un giovane Adolf, pittore squattrinato a Vienna: ore e ore passate a racimolare pochi spiccioli dipingendo agli angoli delle strade con gli acquerelli, sempre sperando che non piova; un periodo di frustrazione e rinunce, segnato anche dalle notti all’ospizio dei poveri, durante il quale il poco più che ventenne Hitler inizia a coltivare un’ossessione per la massa (colpevole di accettare la mediocrità di un’esistenza anonima, senza mai ribellarsi né alzare la schiena). La massa informe, incolore, il gregge che avrebbe bisogno di una guida: di un führer. La voglia di far sentire la propria voce, di vedere scritto (riconosciuto!) il proprio nome sui manifesti, ovunque: ecco i pensieri che sospingono in avanti il giovane Adolf Hitler, che lo spingono a emergere nonostante le difficoltà; che lo invogliano a partecipare alle prime riunioni di un partito in affanno, che inlui troverà la forza demagogica, lo sdegno e la determinazione cieca di chi ritiene di poter individuare un capro espiatorio. Chi decide e determina la sudditanza delle masse? Chi ci vuole modesti e anonimi impiegati? E ancora: chi ci condanna a una vita piatta all’insegna di un succube mutismo? Le risposte che Hitler darà a queste domande fanno parte della tragica storia del Novecento. 

Scrittore, drammaturgo, personaggio televisivo, Tony Award nel 2022 per l’opera Lehman Trilogy: Stefano Massini non ha certo bisogno di presentazioni; anche in questo Mein Kampf domina il palcoscenico come una rockstar; la sua mimica, la voce, l’espressività quasi plastica rendono il crescendo autentico delle ossessioni e delle follie di Hitler. I toni schizzati e i motti reiterati – frasi ripetute alla nausea, agghiacciante disco rotto, con aggressività e livore sempre maggiori – definiscono il seme della follia omicida, della corsa cieca al potere; non solo all’accettazione, ma al pieno riconoscimento sociale per un giovane abituato a sentirsi relegato ai margini, o ignorato. 

Le scene curate da Paolo Di Benedetto e le luci di Manuel Frenda esprimono l’impeto e la violenza del racconto, sottolineando - fino a spezzare la matita sul foglio! - frasi come: «La guerra è selezione dei migliori»; e ancora «Non è il tempo del dolore, è il tempo del riscatto».

Al termine di questo potente one man show, il pubblico non può che alzarsi in piedi e applaudire di gratitudine per una testimonianza talmente viva e bruciante.

Giovanni Luca Montanino 

Ultima modifica il Sabato, 05 Aprile 2025 12:15

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