Avere tra le braccia tanta felicità
Uno spettacolo di e con Mario Perrotta
Collaborazione alla regia: Paola Roscioli
Musiche di Domenico Modugno
Arrangiamenti ed ensemble Vanni Crociani, Giuseppe Franchellucci, Massimo Marches, Mario Perrotta
Produzione: Permar, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Medicina, in collaborazione con Teatro Ruggeri di Guastalla, Teatro Asioli di Correggio, Duel spettacolo presentato in collaborazione con Coop Alleanza 3.0.
Sala Thierry Salmon dell’Arena del Sole di Bologna dal 3 al 9 marzo 2025
Nel blu è lo spettacolo ideato da Mario Perrotta che ho visto nella Sala Thierry Salmon dell’Arena del Sole di Bologna, cui mi veniva spontaneamente di continuare con dipinto di blu, felice di stare lassù… canticchiare quella magica canzone di Domenico Modugno che vinse il Festival di Sanremo del 1958 e che cambiò il costume degli italiani, rassegnati com’erano ad ascoltare motivi sdolcinati e melodici dei vari Villa, Pizzi, Boni e Consolini dove la tristezza danzava con i papaveri alti alti e l’usignolo si consolava al suono d’una chitarra. Era un’Italia in bianco e nero, come la televisione in legno di radica con un solo canale, che non tutti possedevano, e che per questo motivo s’andava a casa dei parenti a vedere Lascia o Raddoppia con Mike Bongiorno e pure le serate del festival sanremese. Ricordo quando apparve sullo schermo Modugno con farfalla nera e smoking bianco, allargare le braccia che sembravano le ali di quell’angelo di Bruno Ganz nel film Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, che incominciava a volare nel cielo infinito più alto lassù e rivoluzionare i canoni della canzone italiana con la sua irruenta presenza e con le parole che il giorno dopo tutti cantavano, diventando negli anni una sorta di inno italiano al posto dei Fratelli d’Italia. Nel blu dipinto di blu, nota pure come Volare, cui vi collaborò al testo Franco Migliacci, divenne un marchio made in Italy con più di 70 milioni di copie di dischi venduti nel mondo, cantata in varie lingue e da personaggi del calibro di David Bowie, Paul McCartney, Barry White, Dean Martin, Vasco Rossi, Mina, Lucio Dalla e tante altre star internazionali. Uno anno dopo Sanremo uscirà pure un film con lo stesso titolo della canzone, sceneggiato da Ettore Scola, Cesare Zavattini e Piero Tellini, quest’ultimo pure regista, con Vittorio De Sica e Giovanna Ralli protagonisti assieme a Modugno. Ma questo è solo l’epilogo dell’applauditissimo spettacolo Nel blu, perché prima, per almeno 90 minuti che scorrono via veloci tutti di fila, Mario Parrotta, da fine affabulatore, come lo è stato in occasione dei vari Ligabue e Calvino, racconta la vita giovanile di un giovane pugliese di nome Domenico Modugno, nativo di Polignano a Mare in provincia di Bari, che ha deciso di fare l’attore. Cercando fortuna agli studi cinematografici della FERT di Torino dove aveva inviato prima delle pregevoli foto, che a quanto pare servirono a poco, e poi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma cercando di superare i provini alquanto difficili, che lui riuscì tuttavia a superare raccontando alla sua maniera una storiella comica, senza dover ricorrere, come fecero altri suoi colleghi, a testi di letteratura classica. Perrotta accenna che Modugno ebbe come collega Giulia Lazzarini, e racconta - come se volesse avere l’approvazione del padre o della moglie Franca Gandolfi (adesso 93enne) - alcuni episodi e aneddoti significativi accaduti subito prima e dopo l’inizio del boom economico, che lo condussero a diventare, se non un grande attore, certamente un divo della canzone mondiale. Perrotta racconta che Mimmo Modugno cantò nella casa di De Sica ricevendo come compenso la somma di tre mila lire, distogliendole al gioco delle carte, e che conobbe Frank Sinatra cantando per lui una Ninna Nanna in siciliano che gli piacque moltissimo, scomparendo poi in aereo senza poter prendere accordi per raggiungerlo in America. Il monologo di Perrotta va avanti a vele spiegate cantando senza stonare alcune canzoni che molti conoscono, come Amara terra mia o Musciu Niuro (ovvero il gatto nero) il cui accompagnamento musicale di Vanni Crociani al pianoforte e fisarmonica, di Giuseppe Franchellucci al violoncello e di Massimo Marches alla chitarra e mandolino, diventa una vera e propria partitura sinfonica di notevole pregio. Forse in quei suoni, Perrotta, anche lui pugliese di Lecce, vi intravede un po’ la sua vita d’artista, costretto a lasciare la sua terra per affermarsi altrove, a Bologna per esempio, dove vive adesso facendo l’attore, cercando di volare sempre più in alto. Chissà! Una cosa alquanto curiosa fu quella di credere che Modugno fosse di origine siciliana, per via di alcune canzoni cantate nel dialetto siciliano di Messina, molto simile a quello salentino della Puglia, come può essere Lu pisci spada, ruotante attorno ad un pescespada femmina, infilzata dalla fiocina d’un pescatore, che dice al pescespada maschio di scappare per non fare la sua stessa fine. E poi La donna riccia che è meglio non sposare, picchì da ogni ricciu te caccia 'nu capricciu...la donna riccia nun la vogliu no!. Che dire poi di quel Vecchio frac la cui storia da sola sembra una sceneggiatura d’un film: È giunta mezzanotte/Si spengono i rumori/Si spegne anche l'insegna/Di quell'ultimo caffè/Le strade son deserte/Deserte e silenziose/Un'ultima carrozza/Cigolando se ne va… Di notevole pregio mi sembrano Dio come ti amo, Meraviglioso, La sveglietta, canzoni originali in una lingua di pancia e non di testa, da parte d’un uomo con i baffi che aveva l’argento vivo nelle vene e il fuoco nelle arterie e che pensava sempre di volare più in alto. Uno spettacolo di gran classe con un interprete d’alto livello salutato alla fine da molti e calorosissimi applausi. Gigi Giacobbe