drammaturgia di Rita Frongia, testo tratto da Wozzeck di Alban Berg e da Woyzeck di Georg Buchner
regia: Claudio Moranti
con Gianluca Balducci, Rita Frongia, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Antonio Perrone, Gianluca Stetur, Grazia Minutella; musiche di Claudio Moranti, produzione di Crt Milano, in collaborazione con: L'Arboreto - Teatro Dimora di Mondaino
visto a Casalmaggiore, 10 marzo 2012
In quelle ombre che agiscono la storia d'amore, gelosia e passione del soldato Woyzeck c'è lo scontento di un mondo, c'è il desiderare fino alla morte, c'è soprattutto la professione di fede di un artista nei confronti del teatro, un teatro che alluda e sia poesia, un teatro che non dica tutto ma suggerisca la possibilità di mondi altri da condividere con lo sguardo autorale dello spettatore. Questo è Ombre -Wozzeck di Claudio Morganti, libera rilettura del Woyzeck di Büchner per attore solo e ombre agite da Gianluca Balducci, Rita Frongia, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Antonio Perrone, Gianluca Stetur e Grazia Minutella; messinscena prodotta dal Crt e Armunia Festival Inequilibrio con L'arboreto. Claudio Morganti gioca il suo Woyzeck su un doppio registro narrativo e metateatrale. L'ingresso in scena di Morganti nei panni dell'imbonitore permette di creare la distanza fra fabula e azione, quel suo interloquire con la platea disvela la messinscena, la finzione, racconta la vicenda della gelosia omicida di Woyzeck per Maria. «La trama è tutta qui, non ce nulla altro da capire», dice l'imbonitore e in realtà in Ombre - Wozzeck c'è molto altro. L'altro è il portato estetico di un testo che prima di essere pièce, è archetipo di un sentire lo spirito umano e l'abisso che si apre sull'indistinto di un desiderare fino alla morte, fino all'uccisione dell'oggetto amato. In questo senso il racconto teatrale che prende corpo dietro il 'telo della morte' è un racconto carico di eco culturali, un'elegante citazione dell'arte e naturalmente del teatro espressionista, in cui la bidimensionalità delle figure/ombre si trova a dialogare con la tridimensionalità dell'attore in carne ed ossa, fino alla rottura finale di quel telo bianco della morte in cui esce la scimmia/uomo addestrata, corpo senziente. Ombre-Wozzeck è un lavoro molto pensato, è un testo complesso che profuma di sintesi estetica di un percepire e agire l'arte del teatro da parte di Claudio Morganti. Sul fondale di Ombre-Wozzeck c'è forse la disillusione di un artista che ha un senso alto del teatro e che nel suo mettersi in scena porta il proprio pensiero sul mondo e su quello spazio ambiguo e allusivo che è il teatro, quando è teatro vero... In Ombre Wozzeck c'è un fare teatro che richiama l'intensità di pensiero che ha animato il Crt di Milano, diretto da Sisto Dalla Palma, che seppe frequentare la possibilità di leggere l'arte scenica come luogo comunitario e non mera ostentazione spettacolare.
Nicola Arrigoni