regia: Silviu Purcarete
produzione National Theatre Radu Stanca (Romania), Hungarian Theatre of Cluj (Romania) e Compagnie Silviu Purcarete (Francia)
Napoli Teatro Festival Italia
Napoli, Teatro Bellini, dal 26 al 28 giugno 2008
Napoli.
È certo lo spettacolo più eccentrico, giocoso e bislacco, tra quelli proposti dal Napoli Teatro Festival Italia. È il «Pantagruel» che Silviu Purcarete, con la sua compagnia di attori rumeni, ungheresi e francesi, ha messo in scena al Bellini. Un omaggio a Rabelais, il grande erudito e gran burlone del Cinquecento letterario europeo, l'inventore dell'ingordo e vorace gigante Gargantua e del suo degno figliolone Pantagruel, tratti da sapide figure dell'immaginario popolare. A differenza del Pulci e dell'Ariosto che avevano reso in versi la loro rigogliosa fantasia sulle gesta dei paladini, François Rabelais mise in turgida prosa la ridanciana epica dei suoi eroi felloni, fatta vivere nelle esplosioni verbali del suo lessico iperbolico. Ma non sembri in contraddizione la scelta di Purcarete di evocare, invece, il mondo di Rabelais con uno «spettacolo senza uso di parole», se si pensi che lo stesso Rabelais inventò un freddo inverno in cui le grida dei combattenti in una battaglia si raggelavano, sospese in aria, per riacquistare poi il suono al tepore della primavera. Purcarete, dunque, ha voluto creare una festa per gli occhi e non per l'udito, fatto salvo l'accompagnamento di musiche e rumori non meno folli, alternando a un violino e a un violoncello gli stridori di inquietanti sonorità. La festa degli occhi ha inizio già nel foyer, con il voyeurismo del pubblico chiamato innanzi a grandi contenitori-sarcofagi decorati con gli ortaggi antropomorfi dell'Arcimboldi, a spiare personaggi racchiusi a tagliare verze o suggere vino da una boccia. Poi l'azione si trasferisce sul palco per il pantagruelico banchetto della compagnia onnivora che prende pasto giocoso e crudele da membra umane. Da un tumulo di frumento viene tratto un uomo nudo che, deposto sul tavolo, fornisce il suo corpo alla mensa per truculenti e succulenti assaggi degli intestini estratti già in forma di salsicce, il cervello come un cavolfiore, i testicoli come tuorli d'uova. Tra lini morbidi e rustici teli, sotto una pioggia di cucchiai tintinnanti che fanno tappeto sul pavimento, i circensi cannibali spennano e si saziano di una donna-gallina, gonfiano a dismisura il ventre di un uomo con un terrifico imbuto, di un altro fanno pane che mettono al forno. Fino all'immane bue che cala dall'alto, totemico simbolo di insaziabile ingordigia. L'idolatria gastrica del rinascimentale Rabelais si poneva in polemica con la mortificazione dei sensi, l'incubo e l'ossessione della morte che aveva oppresso la precedente età medievale. Il regista Purcarete ne ha tratto una fantasiosa sarabanda e, al termine, ha guidato gli spettatori in strada, per un'adunata conviviale negli antistanti giardini dell'Accademia di Belle Arti.
Franco de Ciuceis