Uno spettacolo di Riccardo Vannuccini
coi rifugiati provenienti dall'Africa ospiti del C.A.R.A
Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto
coi richiedenti asilo del C.A.R.A
Godfrey Nwabulor, Lamin Njai, Yaya Giallo, Joseph Eyube, Shadrach Osahon Okosun, Mubarak Rabin Bawa, Yusnu Bawa, Bakary Camara, Baba Drami, Ibrahim Sow, Camara Yeli, Mamadou Saleou, Kassim Isah, Emmanuel Lucky, Saibou Rakibou, Ibrahim Mohammed, Oudè Diabate, Odine Gideon, Barham Nbowe
e con Alba Bartoli, Maria Sandrelli, Eva Allenbach, Lars Rohm, Eva Grieco, Rebecca Mouawad, Riccardo Vannuccini
testi da Shakespeare, Bachmann, Eliot, Eschilo, Omero
scene, costumi, luci Yoko Hakiko
colonna sonora Rocco Cucovaz
Roma, Teatro Argentina, 28 - 29 - 30 giugno 2016
In occasione della giornata mondiale del rifugiato è andato in scena Respiro, uno sguardo oltre
A cura di Bianca Salvi
"Fuggiti dal deserto, in mezzo al filo spinato, scampati al mare e ai telegiornali", così recita il sottotitolo di Respiro, lo spettacolo di Riccardo Vannuccini andato in scena dal 28 al 30 Giugno al Teatro Argentina di Roma.
Lo spettacolo, o meglio la narrazione scenica realizzata con i rifugiati del C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto, affiancati da attori professionisti, tra cui lo stesso Vannuccini, tratta un tema drammaticamente attuale, ma in maniera assolutamente insolita, scevra da stereotipi e soprattutto libera dalla considerazioni didascaliche di circostanza cui siamo abituati dai telegiornali e dalle dichiarazioni dei politici in genere.
"Questa performance è un reportage – ha affermato l'autore/regista – una sorta di composizione poetica di scene tra teatro, danza e musica, che fanno da finestra all'immaginazione, per chiunque abbia voglia di domandarsi da che parte si dirige il mondo. Nel suo folklore, nessuna pedagogia, al contrario del teatro che illustra e giudica, l'azione scenica si presenta come semplice evento".
In una sintesi efficace quanto esaustiva, Respiro è questo. In realtà, volendo descrivere lo spettacolo lo si potrebbe definire una narrazione - flusso di coscienza. È una coscienza collettiva, frammentata, reale e anche onirica, espressa dai vari personaggi in scena che avvalendosi anche di citazioni da autori classici, Shakespeare, Eliot, Omero, Eschilo, per elencarne alcuni, mettono a nudo pensieri ed emozioni di una umanità in cammino, in un mondo devastato dall'incertezza, e dominato da interessi che non tengono conto certamente di valori legati alla solidarietà e alla spiritualità. Chissà cosa riserva il futuro di tanta gente in movimento, chissà cosa si aspetta chi fugge da una guerra, dalla morte certa, dalla fame. Chissà se chi parte rivedrà quel volto caro, quel lembo di terra, quell'amico, chissà se odrà ancora quella canzone, quella musica familiare. Le scene si susseguono senza un apparente filo conduttore, libere dalla retorica imposta dalla cronaca, attraverso voci e linguaggi più disparati: idiomi africani, francese, tedesco, italiano, in un crescendo polifonico che diventa suono puro, trasmettendo emozione immediata.
Un pubblico attento e con il fiato sospeso, coinvolto e ipnotizzato, ha assistito così a una performance che più che illustrare la drammatica realtà nella sua crudezza, è riuscita a mettere in scena l'invisibile, fomentando nello spettatore tante domande. Ma questo è lo scopo della vera arte, quello che la rende universale, oltre il tempo, oltre la diversità delle culture e delle convenzioni sociali. Ogni cambiamento determina sofferenza, anche se si cambia per il meglio. Respiro fa parte di un ampio progetto di Riccardo Vannuccini destinato a crescere: la trilogia del "Teatro del Deserto", una sorta di sguardo fisso, come in un piano sequenza, che si ripete all'infinito. Il prossimo anno andrà in scena la terza parte: Africabar.
Respiro prosegue in tournée nella maggiori città italiane.
Alma Daddario