di John Osborne
con Jesus Emiliano Coltorti, Alessia Amendola, Adriana Ortolani, Edoardo Persia, Enzo Saturni
regia: Ennio Coltorti
musiche: Luigi Maiello
scene: Giulia De Mari
costumi: Mina Bavaro
Roma, Stanze segrete, dal 22 febbraio al 22 marzo 2008
"Ricorda con rabbia" di John Osborne fu rappresentata per la prima volta l'8 maggio 1956, una data-spartiacque tra passato e futuro che i giovani dell'epoca tradussero nel manifesto degli "angry young man". Dietro il ribellismo di questa generazione si nasconde un'inquietudine che intravede nella violenza la fuoriuscita dalla borghesia, "aguzzina" di quella fantasia che le generazioni avvenire immagineranno al potere (nel Sessantotto). La storia di quattro ragazzi - Jimmy Porter, Alison Porter, Helena Charles e Cliff Lewis - è piena di sogni, frustrazioni, amore e odio che rinnegano il presente e non intravedono nel futuro la realtà immaginata. Per tentare di rompere questa spirale nichilista, Jimmy "lotta" mettendo a dura prova sua moglie che finirà per abbandonarlo tornando dai suoi. Helena, l'amica del cuore di Alison, divenuta (suo malgrado) una sorta di mantide, irrompe chiassosamente per "redimerlo" da una "egolatria intellettuale" che si identifica in un solipsismo degno di miglior causa. Neppure le persone che gli sono intorno appaiono così diverse, "vittime sacrificali" di egoismi disperanti che causano un naufragio. Ennio Coltorti mette in scena quest'opera in un microspazio della Capitale (nel cuore di Trastevere) dal nome evocativo: "Stanze Segrete". Ed è proprio grazie alla "segretezza" di questo teatro angusto, ma fascinosamente poetico, che il regista muove la macchina scenica senza timori, dilatando l'azione al di là del palcoscenico (con l'illuminotecnica e suggestive note musicali fuori campo). Gli specchi consentono visioni multiple, quasi fossero il controcampo di sequenze tridimensionali girate da un cineasta virtuoso. A seconda di dove lo sguardo cade, si hanno "finestre visive" che scrutano oltre. Jesus Emiliano Coltorti (figlio di Ennio) scarica la rabbia di Jimmy Porter tramutandola in esplosione violenta impressa indelebilmente nell'immaginario di una generazione ribelle che proprio della rabbia fece la sua cifra identitaria. Alessia Amendola (Alison Porter) riesce a pacificare lo spirito selvaggio del marito trasformandolo in quello di un uomo capace di (ri)costruire una storia d'amore. La sua recitazione minimalista disegna il personaggio interpretato nel modo giusto senza compiacimenti gratuiti. Adriana Ortolani, nei panni di Helena Charles, coglie l'essenza di un ruolo controverso che somiglia ad un Giano bifronte. Edoardo Persia (Cliff Lewis) crea intorno a sé un "campo magnetico" che attrae lo spettatore silentemente, senza fare il verso ai suoi compagni con cui condivide giornate vuote, disperate, noiose e rassegnate alle fantasticherie stanche di una rabbia autolesionista. Ultimo in ordine di apparizione è Enzo Saturni (Redfern), un colonnello - padre di Alison Porter - che non viene meno alla sua imperturbabilità neppure di fronte al fallimento matrimoniale della figlia. Il "tempo dell'esistenza" dei protagonisti di questa pièce di John Osborne misconosce quello della "essenza". Ennio Coltorti riesce a coglierlo senza reticenze facendo di questo spettacolo un "piccolo diamante" a cui si perdonano anche le punte. È troppo costoso smussarle! Scene, costumi e musiche sono rispettivamente di Giulia De Mari, Mina Bavaro e Luigi Maiello. Si replica fino al 22 marzo.
Gianfranco Quadrini