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SPARLA CON ME – di e con Dario Vergassola

Dario Vergassola Dario Vergassola

Scritto e diretto da Dario Vercassola
con Dario Vergassola
musiche di Dario Vergassola
5 maggio 2018, Teatro Monticello – Grottaglie (Ta)

www.Sipario.it, 8 maggio 2018

Una vera valanga di battute lo spettacolo "Sparla con me" di e con Dario Vergassola, un monologo che porta in giro già da diversi anni ma che comunque resta sempre efficiente e coinvolgente. Un momento ricco di risate, freddure e musica, che però nasconde sotto, per tutto il tempo, una malinconia e un amore per la propria terra davvero immenso. Il comico infatti è nato (e s'è formato come racconterà) nei bar di La Spezia, dove ci vive e ci torna tutt'ora; in una città incastonata tra il mare e le montagne, tra le bellezze architettoniche e antiche di una territorio che, come Taranto, vive di pesca, mare e ... marina militare.
La panoramica "vergassoliana" è davvero estesa, che però mai smette di essere, nella sua forma satirica, aderente a fatti di cronaca e attualità. Lo si deduce questo, tra le tante situazioni, dal suo racconto inerente alla faccenda riscontrata durante una delle sue celebri "interviste con parrucchino"; precisamente a quella con Asia Argento, attrice figlia di Dario Argento, nota negli ultimi anni per essere stata colei che ha fatto esplodere il caso Weinstein. Ebbene: Vergassola racconta quando, l'appena citata attrice, abbastanza contrariata da alcune battute rivoltele, dopo quella che citava lo scandaloso bacio della Argento con un cane, questa improvvisamente afferra Vergassola e lo bacia in bocca. "Ero ingenuo e innocente – continua il comico – Perché non l'ho denunciata? – domanda al pubblico per poi concludere – Perché ero troppo giovane!" e giù il teatro a ridere e ... a capire.
Le tematiche che esaltano un Vergassola sentimentale e malinconico sono quelle lungamente dedicate alla premura dei cari genitori, alla madre in particolar modo; alla sua vita tra mare e montagna da figlio unico, accudito e venerato "come solo un figlio unico lo può essere"; ancora poi tematiche riservate al lungo racconto di un giovanetto che si crede Zorro in sella ad un motorino agghindato come fosse un cavallo; e alle notti passate nella calda cucina, tra due stufe, super coperto, per proteggere il gracile e cagionevole corpo così da non darla vinta (secondo la madre) alla violenza dell'invero ligure ... ma, a quanto pare, inutilmente.
Poi ancora il racconto alla memoria di un grande religioso italiano: don Andrea Gallo, che Vergassola ricorda in merito al suo ultimo giorno di vita, quando fu voluto e convocato al suo cospetto per porgergli l'ultimo saluto. "Mi fece segno di tendergli l'orecchio – racconta – steso com'era avvolto in un camice bianco e con il suo celebre sigaro che gli pendeva dalle labbra" e simulando il gesto dell'ombrello, con le poche forze ancora disponibili, sussurrò alle orecchie del comico: "Tiè! Però è morto prima Andreotti!". Un bel ricordo davvero.
Uno spettacolo insomma semplice nella sua composizione e incredibilmente ritmato, come solo la parlantina "vergassoliana" può rendere; un solo cielo nero di sfondo, una chitarra (che Dario suona benissimo intonando divertenti canzoni di sua scrittura) e l'alternanza scherzosa di luci colorate mai inerenti alle richieste tecniche estemporanee del comico.
"Ho fatto la serie televisiva Carabinieri perché ognuno ha i suoi debiti" conclude Vergassola, discutendo e ironizzando ancora una volta, in modo chiaro, quanto, a volte, per sopravvivere nel mondo dello spettacolo, sia necessario partecipare a serie televisive poco "efficienti" come "Carabinieri".
In conclusione si può tranquillamente affermare che: è certamente sempre un piacere "sparlare" con Dario Vergassola.

Valerio Manisi

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Maggio 2018 10:10

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