drammaturgia di Paola Bigatto e Lisa Capaccioli
liberamente tratta da Le tre ghinee di Virginia Woolf
con Elena Ghiaurov
e con Valentina Cipriani, Francesco Dendi, Antonella Miglioretto,
attori diplomati presso la scuola di recitazione del Teatro Metastasio Stabile della Toscana
regia Paola Bigatto e Lisa Capaccioli
scene e costumi Giulia Breno
luci, Roberto Innocenti
nuova produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana
PRIMA ASSOLUTA
Prato, Teatro Magnolfi dal 11 al 29 novembre 2015
Tuttavia, ritiene la Woolf, per far sì che l'opinione delle donne abbia il suo peso in campo politico e militare, sono necessarie alcune premesse: che le donne ottengano gli stessi diritti degli uomini, che siano rese consapevoli di questi diritti, che possano esercitarli in maniera effettiva. Alla radice di ciò, dovrebbe esserci il ripensamento dell'attuale società patriarcale, che considera le donne soltanto alla stregua di madri e casalinghe, oltretutto senza concedere loro nessuna gratificazione o assistenza. I progressi ottenuti dal movimento delle Suffragette non sono stati sufficienti per una completa e definitiva emancipazione femminile. Il pensiero della Woolf tocca anche le contraddizioni che hanno caratterizzato l'agire delle donne durante la Prima Guerra Mondiale, quando, cioè, si mobilitarono in massa per sostenere lo sforzo bellico inglese, lavorando nelle industrie alimentari e di armi per assicurare i rifornimenti all'esercito, e contribuendo alla propaganda di guerra. Forse, ipotizza la Woolf, anche per colpa delle donne stesse, che non hanno saputo approfittare pienamente della situazione. Ecco quindi che entra in gioco l'importanza dell'istruzione, e il saggio si sofferma a lungo sulla necessità di riformare i collegi femminili, che dovrebbero diventare luoghi dove si formano le coscienze, e le si educa all'esercizio del libero pensiero, anziché inculcare in loro sparute nozioni di storia e matematica. Soltanto quando le donne saranno pienamente coscienti di sé stesse, allora potranno far valere il loro potere di costruire una società basata sulla pace, pace che nasce dal rispetto dell'altro, dal saper apprezzare la bellezza e l'armonia,
Virtù dell'oscurità è lo spettacolo di Paola Bigatto e Lisa Capaccioli che trasporta sul palcoscenico le scomode riflessioni di Virginia Woolf, sottolineandone l'assordante attualità. Quanto ancora resta da fare, per raggiungere la parità di diritti fra uomo e donna? In ambito lavorativo, lo stipendio di una donna è pari a quello di un uomo, a parità d'impiego? Le tutele di cui gode una donna, sono le stesse di cui gode un uomo? L'accesso all'istruzione, è sempre garantito alle donne quanto lo è agli uomini?
L'assunto, sottilmente adombrato, è che una società basata sulla discriminazione fra uomo e donna non sia una società capace di costruire la pace, perché basata sull'ineguaglianza.
Scrivendo la drammaturgia di Le tre ghinee, Paola Bigatto e Lisa Capaccioli hanno considerevolmente ridotto il testo originale, per ovvie necessità di tempistica scenica, conservando però il raffinato, britannicamente involuto stile della Woolf, operazione che contribuisce a far sì che la figura della scrittrice aleggi sul palcoscenico in maniera ancora più marcata. Elena Ghiaurov, nelle vesti dell'alter ego della stessa Woolf, infonde alla sua recitazione, fatta di scatti d'impazienza e momenti più lirici, un po' di quell'anglosassone eccentricità che fu propria della scrittrice,
Pur essendo imperniato sulla figura di Elena Ghiaurov, lo spettacolo vede sulla scena anche tre giovani attori, diplomati alla scuola di recitazione del Metastasio: Valentina Cipriani, Antonella Miglioretto, e Francesco Dendi. A loro, il ruolo d'interpretare una sorta di "coro" che accompagna le riflessioni della Woolf, tre figure scaturite dall'immaginazione della scrittrice, che hanno i tratti di ossessioni e fantasmi. A loro il compito di sottolineare verbalmente questo o quell'accadimento storico che ha interessate le donne; una recitazione, la loro, incentrata principalmente sullo sguardo, sul respiro, sul gesto, con i quali, anche in silenzio, occupano la scena.
Lo spettacolo scorre principalmente sulla linea del monologo, e a tratti diviene farraginoso per la natura non facile del testo di partenza. Tuttavia, alcune pesantezza drammaturgiche non ne inficiano l'intelligenza, considerando la stretta attualità della tematica affrontata: nonostante siano trascorsi quasi ottanta anni dalle riflessioni della Woolf, tanti sono ancora i nodi da sciogliere circa la "questione femminile", e se nel campo dell'istruzione sono stati fatti notevoli progressi, considerando l'altissimo numero di donne laureate in Italia e in Europa, ci sono però anche situazioni di regresso, come purtroppo dimostra il vertiginoso aumento della violenza sulle donne, in particolare in Italia. Lo spettacolo dovrebbe essere un'occasione per riflettere anche su questo e lasciare da parte l'ipocrisia di comodo.
Niccolò Lucarelli