Sipario nel mondo: Brisbane
Queen Street, palcoscenico ricchissimo di varie etnie
Ogni città ha un suo luogo, piazza o via che sia, che funge da palcoscenico su cui si possono ammirare tutti coloro che vi passeggiano sopra ed esibirsi. Così accade anche a Brisbane, c'è la "strada palcoscenico", dove ogni giorno, si muove una moltitudine di gente spinta da motivazioni diverse: chi per un interesse, chi per mostrarsi, chi per curiosità verso i propri simili, ed altro.
Si chiama Queen Street ed è nel cuore della città costellata da grattaceli, edifici d'epoca stile inglese. Una strada larga, larga, dove ai lati, per più di un chilometro, si affacciano negozi di ogni genere, ingressi ai mercati, empori vari. Al centro isolotti con aiuole ricche di alberi e fiori, ai cui lati si trovano numerose panchine dove ci si può sedere ed ammirare il passeggio di persone di etnie diverse; ciò consente di scoprire lo stile di vita di cinesi, indiani, uomini di colore, europei, e ovviamente australiani. Si muovono con tranquillità, si rispettano. Pochi i clochard e quelli che ci sono si riparano negli anfratti dei palazzi antichi e lì stanno, giorno dopo giorno. Quello che sorprende sono le diverse caratteristiche delle persone: dai tanti obesi agli "scheletri viventi", dai palestrati ai super tatuati, da chiome colorate a teste rasate. Ce n'è per tutti i gusti, non c'è misura di mezzo. Eppure tutti si muovono con la loro dignità senza nessun complesso di colpa. Entrano ed escono da queste "vetrine-teatrino", dove tutto luccica, un po' kitsch e non mancano le sculture, opere d'arte esposte sulla strada, come elementi scenografici collocati per far scena e far parte dello spettacolo. Ci sono anche dei personaggi, circa una decina, grassi, massicci, in costume medievale, sopra una pedana, che non agiscono e che si mettono a disposizione dei turisti per fare il consueto selfie. Un po' come i centurioni romani davanti al nostro Colosseo. A loro, evidentemente, non gli resta che il Medio Evo. Forse un po' inventato. Non manca l'orchestra country, il sassofonista ultra ottantenne, il pifferaio venditore di pifferi.
Ma il vero protagonista, di tutto questo andare e venire di pubblico, di questi attori principali e comprimari, è il cibo: non c'è mano che non stringa un panino. Bello grosso, da far spavento. Ma questo è il gusto.
L'autorappresentazione del pubblico, ancora non sono arrivati i mimi-immobili da strada, dura l'arco della luce del sole, alla sera tutto torna deserto; sopravvivono quei quattro giovani che si dilettano a "pattinare" scivolando sul lastricato umidiccio, tanto umidiccio, che il clima ci regala ogni giorno.
Quello che racconto di Brisbane non sono novità, come ho detto all'inizio, sono fatti di ogni città, ma qui c'è qualcosa di diverso nell'aria che merita di essere narrato: è il ritmo di vita, lento, piacevole, godereccio, manca la fretta, la paura del prossimo, l'isolarsi. Sembra di stare in una grande famiglia multirazziale, in cui tutti si vogliono bene. Evviva.