Conosco Nino Montalto, sempre sorridente e col suo immancabile cappello che non toglie neppure quando va a dormire, da quasi 40 anni e ogni volta che ritorno a Parigi lo vado a trovare nella suo caloroso e accogliente appartamento al n° 55 di Rue Pascal tra il 5° e il 13° arrondissement, brulicanti di ristoranti e Teatri. Questa volta m'invita a cena con moglie e figlio assieme ai miei amici Serge e Chantal e passiamo una serata armoniosa e divertente. Ad un tratto si metterà a suonare, lui la chitarra, la moglie il violino e farà per il mio Leonardo dei giochi di prestigio. Tornato a Messina gli mando una mail per un'intervista e lui mi risponde prendendosela comoda.
Parliamo un po' di te e della tua famiglia. Quando sei nato. Che lavoro facevano i tuoi genitori e quanti fratelli e sorelle hai.
« I miei genitori, cappellai, mi hanno messo al mondo il 14 giugno 1954 a Messina per caso geografico, le mie origini sono napoletane, da qui forse il dono di un talento comico naturale. Ultimo di cinque figli, ho due fratelli, Pippo e Franco e due sorelle, Cettina e Nella. Li amo moltissimo sono gentili e molto generosi».
Tu facevi Teatro a Messina. Ad un tratto decidi di stabilirti a Parigi. Quando è successo e perché prendi questa decisione?
« Ho cominciato questo lavoro nel 1973 quando ho incontrato Nino Frassica all'istituto tecnico A.M. JACI, mi ha scelto come partner per rappresentare i suoi numeri smidollati, ma affamato di cultura ho un altro incontro fatale. Una notte incrocio per caso un tipo dall'aspetto poco rassicurante, Gianfranco Quero, tornava a Messina da Londra in autostop. Quero mi introduce nell'universo dell'avanguardia teatrale, mi fa assaporare il gusto dell'arte e mi invita a leggere autori come Bertolt Brecht, Peter Weis, Henri Miller. Ascoltavamo Léonard Cohen e condividevamo un sentimento: la voglia di cambiare il mondo. Anarchici e ribelli. L'avventura comincia. Durante dieci anni tante esperienze: il tuo Teatro 221 int.7, Teatro-Struttura, Mimo e Parole, Teatro Club, Franco Previti, Maurizio Marchetti, Gerard Foucaux, Franco Tripodo e tanti altri. Mimì Sidoti mi coinvolge in una storia Jazz, che bellissimo ricordo il Brass Group.Vivevo cosi due attività parallele molto differenti. Il comico con Frassica e la ricerca con Quero. Mischio bene le carte e Quero si decide a fare il comico e insieme a Guido Ruvolo partiamo per Roma. Lavoravamo nelle scuole. A Roma incontro Romano Colombaioni che mi propone di lavorare con lui, mi rivela i trucchi del mestiere, mi pulisce e mette rigore alle mie articolazioni, capisce che la mia passione per l'arte clownesca é una scelta di vita, mi consiglia allora di stabilirmi a Parigi che secondo lui era la roccaforte di quest'arte. Mi diceva che per migliorare devi confrontarti con artisti molto più bravi di te, solo cosi puoi portare a evoluzione il tuo lavoro, per allenarti vai a lavorare in strada facendo la "mancia". Convinto da queste parole, partiamo con Quero per Parigi. Presentavamo un numero nel piazzale del Centre Georges Pompidou meglio noto come Beaubourg. Lo spettacolo funzionava bene e i soldi che guadagnavamo con la "mancia" ci bastavano per soggiornare. Ma l'inverno é alle porte, il freddo, la pioggia e qualche nostalgia ci fanno ritornare in Italia. L'anno seguente un miracolo: incontro Charlotte, pittrice parigina che mi prende come ostaggio portandomi a vivere con lei a Parigi. Era il 14 Marzo 1984».
Perché scegli Parigi e non un'altra città europea o di un altro continente?
«Questa città rappresentava per me la capitale storica dell'Arte Clownesca. Il circo Medrano negli Anni Venti ospitava i migliori clowns del mondo: Ruhm, I fratellini, Bario, Grock (quasi tutti di origini italiane). Allo stesso tempo Parigi fu la culla del più grande movimento d'avanguardia:Il Surrealismo. Questi indizi storici hanno contribuito alla mia scelta».
Come sono stati i primi tempi?
«A parte il freddo, tutto il resto é stato positivo, allora lavoravo con i Colombaioni, clowns conosciuti internazionalmente, per me é stato un biglietto da visita notevole che mi ha aperto tante porte. Realizzo al Teatro Lucernaire il mio primo spettacolo dal titolo "Piano Solo" accompagnato da Mauro Coceano pianista di Jazz, apprezzato dalla critica e dal pubblico e questo mi permette di volare con le mie proprie ali. Lo spettacolo viene programmato in diversi festival, tra i quali quello di Avignone. Bisogna dire che a quel tempo la cultura in Francia era gestita da un gran signore che rispondeva al nome di Jack Lang: con un tipo come lui tutto era più facile e accessibile».
Da quanti anni abiti a Parigi?
«1l 14 Marzo 2013 festeggio 29 anni di vita parigina. E ho sempre l'impressione che sono arrivato ieri, in questo luogo scopri sempre qualcosa di nuovo».
I tuoi spettacoli hanno ruotato quasi sempre attorno ad un certo tipo di clownerie rinvenibile negli spettacoli circensi, comici, direi pure d'avanspettacolo. E' così o vuoi aggiungere qualche altra cosa?
« Il mio lavoro é a cavallo, si può dire, fra il genere teatrale e gli spettacoli detti di "curiosità" ( in Italia si chiama "varietà"). Rendo omaggio ai fasti dello Spettacolo Leggero, percorro le rovine di un teatro aperto a tutti i rimpianti. Naturalmente lo rinnovo e lo arricchisco di ritocchi e sfumature surreali ridando freschezza e contemporaneità. I numeri diventano mutevoli in tutto e per tutto secondo l'immagine del pubblico che ti legge. Il materiale é universalmente comprensibile e accessibile a tutte le età e poco importa il ceto sociale. L'apporto personale ti aiuta a trovare il tuo stile. L'aspetto ti rende differente dagli altri. Il mio consiste in un miscuglio siculo-napoletano con un condimento di umorismo inglese, per citare qualcuno dei miei idoli: Angelo Musco, Beniamino Maggio,Tommy Cooper, Freddy Frinton, Mac Ronay e Norman Winsdom. L'attore comico si crea e si inventa lui stesso é come il vino pregiato, più invecchia é più buono diventa. Non é importante quello che fai ma quello che sei: legame diretto tra la vita e la scena. L'apprendistato in questo mestiere é permanente, c'é sempre da imparare giorno dopo giorno. Il far ridere é una professione che richiede la conoscenza di tecniche e discipline diverse (tra le quali l'esperienza), elemento importante che ha dato il merito a dei clowns che hanno saputo portare un numero a così alto grado di perfezione ( esempio George Karl ).Ogni clown porta un contributo al patrimonio comune. E' uno sforzo collettivo permanente che protegge una forma di teatro che forse é sul punto di scomparire».
Puoi dire i nomi di coloro con cui hai lavorato?
« La lista é lunga, ma posso citare: I Colombaioni ( Carlo, Alberto e soprattutto Romano), I Macloma, Pipo Sosman, Betti Bario, Pierre Etaix, André Bouglione, Alain Fratellini, Davis Bogino, il clown Mimosa e il mio complice di sempre, Diego Stirman».
Hai portato i tuoi spettacoli in Giappone, negli Stati Uniti e in tante altre nazioni. Qual è il paese dove ancora non ti sei esibito?
« Eeehhh! sono tanti, la terra é grande, ma il paese che non sono riuscito ad esibirmi é l'Australia. Per ben due volte sono stato invitato, ma invano, la prima volta ho dovuto rinunciare per motivi di salute, la seconda non ero disponibile. In seguito il direttore che mi conosceva é morto, quindi a jamais! ».
Come va la tua vita sentimentale? Sei sposato? Hai dei figli? Quanti?
«Va benissimo, sono innamorato di mia moglie Françoise Ruscher di origini bretoni, il suo vero nome é Bernard, violinista di professione abbiamo un figlio che si chiama Leonardo, ha nove anni, me ne occupo molto, gli cambio i pannolini ogni mattina e gli preparo tre biberon di spaghetti al giorno. Con Françoise abbiamo realizzato uno spettacolo che si chiama "En Arriére Toute" sono solo in scena, interpreto un fantasista degli anni trenta che fallisce spesso i suoi numeri e Françoise mi accompagna suonando pezzi di Opera Italiana. Nino Frassica mi scrive mille poesie al giorno tutte d'amore, le firma poeta Mentolo. Mio Fratello mi invia diecimila euro al mese e Quero mi fa pagare le sue cambiali. Le mie due figlie, avute da Charlotte Reine (pittrice), sono divenute adulte, Georgia 27 anni infermiera, sposata con un pompiere si chiama Ludo, lui mi regala sempre mutandoni di lana antifuoco, hanno un figlio Matthias di due anni lavora già in banca ( eh oui sono nonno) e Rose 24 anni prosegue gli studi universitari fino a quando non lo so, il suo sogno é di riuscire un giorno....a diventare clochard, é ambiziosa e arrivista. Viviamo tutti come in una tribù dove il rispetto reciproco regna. E' bellissimo!».
Quali sono gli spazi di Parigi dove fai gli spettacoli?
« Esporto un tipo di cultura popolare in ambienti atipici, alternativi e completamente underground (garage, tunnel, cortili, piazze, chiese-in-via-di-demolizione, prigioni, asili psichiatrici e ospedali gerontoiatrici). Ma tre sono i luoghi che mi ospitano spesso: Le Théâtre Clavel dove da ben sette anni presento in alternanza le mie produzioni. Il direttore Sebastien Pimont sensibile al mio lavora mi offre la sua fiducia e mi permette d'intervenire soprattutto con l'operazione che ho denominato"LE RADEAU".L'ultima domenica di ogni mese presento un cabaret non convenzionale, federando artisti di orizzonti differenti provenienti dal circo, il music-hall e la strada. E' sempre pieno nonostante l'assenza di pubblicità, é "le bouche à oreille" (il passaparola, n.d.r.) che fa funzionare l'appello. Poi c'è Le théâtre de la Girandole, diretto da Luciano e Felicie Travaglino che m'invitano spesso e sopratutto mi ha ingaggiato come attore nel ruolo di Raffaele in "Sik-Sik" di Edoardo De Filippo. L'altro luogo si chiama "El Clan Destino" ed é la casa di Diego dove si é fabbricato un teatrino di 60 posti dove presentiamo il nostro spettacolo "Le Zebre à Pois"».
Dopo tanti anni cos'è che ti manca di Messina?
« I miei affetti personali (famiglia, i tanti amici), la sala Laudamo, Bruno Samperi, Piero Serboli, Mimi Sidoti, Antonella Verzera, l'osteria Bruschetta ( che non c'è più, n.d.r.) accanto alla galleria di Enzo Celi dove ci incontravamo tutti attorno a un bicchiere di moscatino. Tutta quell'energia che ci dava la forza di esistere in maniera diversa. Carmelo Russello (scomparso da alcuni anni, n.d.r.) Luciano Ordile ( politici intelligenti e aperti). A pasta n'caciata, a granita cà panna, l'arancino di Nunnari (scomparso anche questo, n.d.r.), il gelato di Maria la Scala (chiusa anche questa struttura, n.d.r.) e tante altre cose.
Cosa farai da qui ad altri cento anni?
« Farò le stesse cose che ho fatto in questi ultimi cento anni: risate. Elaboro un metodo di formazione che possa aprirmi la strada all'insegnamento e quindi trasmettere alle nuove generazioni l'uso, le tecniche e il saper conoscere un patrimonio in via di estinzione: la cultura dell'avanspettacolo».
Sei felice?
« Essere Felici é uno stato d'animo complesso, non posso dire di esserlo,vivo in perfetta armonia familiare, con gli amici, i colleghi e tutto quello che mi circonda, sono soddisfatto del mio lavoro e di come vivo. Sarei felice se i sette miliardi di esseri umani che abitano la terra fossero felici».