NESSUN GINECEO SI ADDICE A QUELLE QUATTRO (La metà del mondo può ancora salvare l’altra?) Commedia in due atti dove quattro donne, dovrebbero essere cinque ma una non si presenterà, vengono convocate, e senza che se ne rendano conto, da un celebre poeta cieco. Tutti i personaggi, che hanno una controparte in un uomo ed in donne realmente esistite, sceglieranno volutamente di non dire chi siano veramente per riserbo, per gioco. Il poeta vuole che parlino di sé e attraverso le loro storie possano esprimere le potenzialità poco espresse della metà del mondo. Nonostante le difficoltà ed a volte il destino che si è crudelmente scagliato contro alcune di loro, sono riuscite a vivere la loro identità al femminile in modi tra loro molto diversi. Non risparmiano osservazioni salaci al poeta, ma riescono ad affermare le loro personalità, le loro peculiarità di genere anche quando non saranno d’accordo. Affermeranno e sosterranno con forza che non si tratta di risolvere solo il problema delle donne, ma quello dell’intera umanità di cui non sono una malaugurata appendice, bensì una parte vitale che non ha semplicemente potuto esprimere appieno le sue potenzialità con le caratteristiche che le sono proprie. Nelle loro parole non c’è odio né rivalsa. ma parlano di giustizia. Anche gli uomini dovranno fare la loro parte e forse troveranno modo di liberarsi da pregiudizi, ma anche da pesanti stereotipi ispirandosi ad un femminismo che non è prevaricazione, ma senso della giustizia e della dignità, atti dovuti e necessari e non una graziosa concessione. |
PLISSÉ La voce anonima di un attore affronta il tema della malattia di Alzheimer utilizzando la metafora di una gonna a pieghe, “plissettata”, ed estende alla musica di Bach l’analogia della complessità dovuta ai diversi punti di vista che possono originarsi dalla distanza che separa l’osservatore da ciò che vede. Lo stesso vale per il concetto di verità. Il dramma della malattia è privare chi ne è colpito della propria identità attraverso la cancellazione della memoria e della consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda. Per comunicare questo concetto ricorre ad immagini, considerazioni, simulazioni di dialoghi. Tuttavia, in mezzo al dramma che questa malattia scatena in chi la subisce in prima persona o come parente o amico sopravvive la possibilità che le emozioni trovino spazio per esprimersi e rendere ospitale il deserto. |