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Lunedì, 09 Giugno 2014
Pubblicato in Interviste

Plurimi sguardi italo-francesi

Dopo la serata inaugurale affidata a Sylvie Guillem e Russell Maliphant, l'edizione del 2014 del Festival Internazionale ParmaDanza prosegue con le due date del Gala Eleonora Abbagnato e le Stelle dell'Opéra di Parigi. Soventemente proposto, con multiforme e diversificata ossatura, in vari teatri italiani, lo spettacolo è un'occasione di rilievo che consente di seguire l'evoluzione artistica di étoiles e premiers danseurs del tempio dell'arte coreutica parigina e, più in generale, svelare inusitati assetti.
Sotto questo rispetto il Gala andato in scena sul palco del Teatro Regio di Parma ricorre alle stimolanti orditure che tali eventi sembrano imporre: concedere spazio al piacevole dialogo fra i molteplici profili dell'arte tersicorea.
Ad avviare e sviluppare questa sintesi coreutica il breve ed emblematico passo a due tratto dalla Carmen firmata da Roland Petit – balletto che lo scorso anno portò Eleonora Abbagnato ad ottenere la nomina ad étoile – e che nell'ottocentesco teatro parmense poté contare sui lineari e validi sviluppi esecutivi della ballerina palermitana e di Nicolas Le Riche, anch'egli étoile dell'Opéra de Paris nonché interprete di prim'ordine.
L'energico, potente e vigoroso compendio di In the Middle Somewhat Elevated di William Forsythe danzato dai giovanissimi Amandine Albisson Pivat – recentemente nominata étoile del teatro parigino – e Audric Bezard, anticipa la nuovissima coreografia di Nicolas Le Riche, Odyssée. Danzato con la moglie Clairemarie Osta, il balletto, con i suoi tratti evocativi, anelanti e profondi, svela gli aspetti significativi del ricco e imperioso ripensamento coreografico odierno.
I medesimi rilievi, filtrati da un distinto estro creativo, si ravvisano anche in Fugitif, breve coreografia di Sébastien Bertaud alla sua prima rappresentazione nazionale.
Nella chiusa della prima parte dello spettacolo Angelin Preljocaj, il suo Le Parc e il pas de deux che affonda le radici nelle note dell'infinito, arioso e abissale Adagio del Concerto per piano n. 23 (K488) di Wolfgang Amadeus Mozart, riportano in scena Eleonora Abbagnato insieme a Benjamin Pech, étoile dell'Opéra de Paris dal 2005.
Un ultimo e rilevante appello alla grandiosità della storia della musica chiude, infine, la serata parmense: In The Night – il balletto creato da Jerome Robbins nel 1970 su tre Notturni di Fryderyk Chopin – armonizza, con le sue eleganti modulazioni coreografiche, i distinti ports de bras dei ballerini dell'Opéra de Paris con i validi sviluppi tecnici di due danzatori dell'Opera di Vienna, Ketevan Papava e Roman Lazik.

Eleonora Abbagnato e le stelle dell'Opéra di Parigi: non è la prima volta che lei presenta questa spettacolo nel nostro Paese, da dove nasce l'idea?
È un'idea che hanno avuto un po' tutti i vecchi grandi artisti ed iniziata con i primi gala Nureyev and Friends o anche Roberto Bolle and Friends.
È da un po' di anni che giro con i colleghi dell'Opéra e ogni gruppo ha una cosa tipica. Ecco io mi porto dietro tutta l'Opéra di Parigi: solisti e spesso anche giovani. In questo gruppo, ad esempio, c'è l'ultima nominata étoile all'Opéra che è Amandine Albisson Pivat – nonché la più giovane delle étoile –, Audric Bezard che è un giovanissimo primo ballerino e poi anche artisti di fama mondiale come Nicolas Le Riche che da tanti anni gira il mondo e balla con Sylvie (Guillem, n.d.r.) in tutti i teatri, Benjamin Pech che è il mio partner da quando ho iniziato a ballare all'Opéra: un gruppo, un po' di amici e una famiglia! È un'idea che è bella perché li porto un po' ovunque, li porto in Italia e loro sono contenti e poi quest'anno abbiamo anche girato tanto, siamo stati in molti teatri.
Adesso con il nostro produttore Daniele (Cipriani, n.d.r.) abbiamo anche ideato questo spettacolo nel quale è presente un balletto intero – In the Night – che prima non potevamo fare, quindi non sono i soliti gala con tutti i passi a due del repertorio, c'è anche una ricerca. Abbiamo preso In the Night appunto perché credo che sia importante proporre anche altro al pubblico che è un po' stanco di vedere questi gala sempre uguali.
Qui ci sono anche delle coreografie nuove: abbiamo la coreografia di Nicolas Le Riche che ha creato da poco e che danza con sua moglie – un passo a due che abbiamo portato in Francia in una tournée di Nicolas, Itinérances, che finiremo ad Aix-en-Provence –, c'è una coreografia creata adesso per i giovani danzatori da un giovanissimo solista dell'Opéra e che balleranno Amandine e Audric ... quindi ci sono delle cose nuove!

In considerazione di quest'ultimo rilievo, quindi, con quali criteri definite il programma del Gala?
Sono un po' i ruoli che ho danzato anch'io tantissime volte, è il mio repertorio ovviamente, quindi devo dire che è molto vasto e poi finisce in bellezza con la musica di Chopin dal vivo con il pianista che ci portiamo dietro. È bello poiché non è noioso, inizio con la Carmen perché è il mio pezzo con il quale sono stata nominata étoile e quindi ci tengo sempre a portarlo e poi Roland Petit ... ho un legame da tanti anni ... e con Nicolas lo abbiamo danzato ovunque!

Quali sono, secondo lei, le differenze maggiori che riscontra nell'arte della danza in Francia e in Italia?
Sono imbattibili sulla cultura della danza ... il tempio della danza è imbattibile! Non esiste una compagnia che conta centocinquanta spettacoli l'anno di balletto, senza contare l'opera; quindi è un po' impossibile arrivare ai loro livelli. Ecco la cosa bella dell'Opéra è che incontriamo tutti i più grandi coreografi, non soltanto quelli del repertorio classico ma danziamo Forsythe, Kylián, Bausch, Ek: questa è la cosa più bella che hanno e che si riscontra anche nel pubblico. La serata è uguale, tutto pieno, anzi forse funziona di più una creazione di grande coreografo che un balletto classico come La bella addormentata. Questo è affascinante perché da noi è il contrario: noi andiamo a vedere solo i classici perché abbiamo paura, magari abbiamo visto delle cose contemporanee un po' noiose e quindi adesso abbiamo paura all'approccio del contemporaneo e invece ci sono dei coreografi che sono molto più interessanti da vedere. Adesso il repertorio in Francia stanca un po' e invece i nuovi coreografi sono molto seguiti: penso che sia da studiare per l'Italia.

Quando torna in Italia e si confronta con i suoi colleghi quali problematiche emergono con rilevanza?
Non mi confronto tanto con i miei colleghi italiani ... purtroppo! Non ho tante occasioni visto che giriamo con il gruppo francese anche se a volte abbiamo preso una o due coppie di In the Night all'Opera di Roma perché l'ho danzato l'anno scorso come ospite lì e quindi ho avuto questa idea di portare in giro anche dei ragazzi italiani. Spesso abbiamo anche realizzato dei gala con étoile italiane che sono andate all'estero, questa è una cosa interessante perché vedi che ce ne sono tantissime, grandi artisti che sono andati via. Con Daniele quest'anno abbiamo fatto dei gala insieme a Silvia Azzoni che è una grande artista dell'Hamburg Ballet, Federico Bonelli del Royal Ballet, ... sono dei gala molto interessanti perché vedi scuole diverse ma con italiani che sono andati via presto.

Quindi non ha modo di percepire le eventuali difficoltà ...
Con gli artisti dei teatri lirici italiani non ho molti contatti perché sono stata ospite solo all'Opera di Roma quest'anno ... quindi non ho avuto modo e tempo.

Quali sono gli orientamenti che la danza italiana dovrebbe seguire anche in considerazione di quell'apertura al contemporaneo che accennava?
Bisogna mettere delle persone competenti, persone che hanno competenza sul balletto in generale e non soltano, come ho detto prima, sulla danza classica ... bisogna educare il pubblico e riportarlo ad un certo livello. A parte la Scala oggi è difficile trovare spettacoli con un pubblico che viene con grande piacere, quindi bisogna rieducare la nostra generazione e quella dei bambini soprattutto. Ieri sera, ad esempio, lo spettacolo ha funzionato benissimo e sentivo voci di giovani e bambini ... questo fa piacere, si vede che capiscono quando c'è qualcosa che ti dà delle energie e quindi senti il pubblico che ti segue.

Quindi bisognerebbe investire sulla formazione?
Penso di sì.

Sotto questo rispetto, per di più, lei conosce anche la situazione del Meridione.
Lì è ancora peggio. Sono stata ospite quest'anno a Palermo, al Teatro Massimo ... ci tengo a tornare anche se ci sono grossi problemi nel teatro ... però ha funzionato bene, abbiamo danzato con Nicolas Le Riche la Carmen di Amedeo (Amodio, n.d.r.) e devo dire che c'era un gruppo di ragazzi molto motivati, volevano qualcuno che portasse qualcosa, un'energia positiva e infatti erano contenti; con loro ho un rapporto stupendo perché li conosco da quando sono piccoli ... quindi questo è bello.
Trovo che ci siano molti talenti in Italia ma purtroppo bisogna seguirli: questo è il problema! Perché devi mettere dietro dei grandi maestri che seguano questi giovani: da noi all'Opéra è così, siamo seguiti da quando usciamo dalla scuola e siamo formati per arrivare in una compagnia dove c'è rigore, studio e fai qualsiasi tipo di esperienza lavorativa con i grandi coreografi ... quindi bisognerebbe dare questo per motivarli di nuovo.

Vito Lentini

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