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Giovedì, 05 Luglio 2012
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Opera Barga: Alessandro Scarlatti’s first opera

Alessandro Scarlattis first opera was performed in Rome during the Carnival of 1679. At the time Pope Innocence XI had banned all theatrical entertainment during the Carnival period, which meant that the performance had to take place almost secretly at the home of the librettist Domenico Filippo Contini, only to be transferred to the Theatre of the Carmelite College at the behest of Queen Cristina of Sweden (and the Cardinals who wished to attend were smuggled in through the ladies entrance).

The opera was very well received and subsequently performed in Naples, Bologna, Florence and Vienna as well as many other venues.

The plot revolves around the love between two young shepherds, Clori and Eurillo, whose lover’s tiffs are heightened by the meddling of Clori’s younger sister Lisetta, who is also keen to enjoy lover’s prerogatives and has a fancy for Eurillo, but even more so by the appearance of Armindo, whom we discover in the end to be Eurillo’s long lost identical twin. This leads to a series of very “equivocal” and often very entertaining situations which lead up to a typically forced (and by no means conclusive) “happy ending”.

Conductor – Carlo Ipata, Director Dagny Müller,

Sets Nicolas Bovey, Costumes – Kerry Bell,

Lighting – Riccardo Tonelli

Cast: Alberto Allegrezza, Francesca Lombardi Mazzulli, Matteo Mezzaro, Manuela Ranno

Orchestra Auser Musici

Coproduction Opera Barga - Auser Musici


Martedì, 17 Luglio 2012
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Sea Parade - Spettacolo itinerante

Un Uomo, una Donna, i loro figli, una vecchia bicicletta, una sedia, un materasso, povere masserizie salvate da una fuga precipitosa, una fuga dalla noia, una fuga da un paese dove il tempo scorre ma non passa mai. E’ questo l’inizio di una spettacolo itinerante, nato da un piccolo laboratorio teatrale tenuto dal regista Davide Iodice con gli attori e gli animatori della Compagnia degli Sbuffi. Con questa improvvisazione iniziale, nasce davanti al pubblico, una fantastica visione, gli scarni elementi scenici, si uniscono, diventano barca, pronta a solcare i mari del racconto, sfilando per le strade seguita da pupazzi alti all’incirca tre metri, sempre pronta a trasformarsi, ancora e sempre a vista, nei luoghi del racconto stesso, eccola quindi diventare un enorme teatro da burattini per ascoltare e vedere la tragica storia d’amore tra una sirena ed un marinaio, messa in scena dai pupazzi della parata, ora enormi burattini e bunraku; o teatro d’ombre per narrare come è che Colapesce, dal profondo del mare regge le sorti di noi tutti.

Martedì, 17 Luglio 2012
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Zeza e Pulcinella

Il teatro Bertolt Brecht ha una lunga confidenza con la maschera di Pulcinella, di cui ha narrato, nel corso di diversi spettacoli, le peripezie, gli amori, le disavventure e addirittura la morte. In particolare lo spettacolo “Pulcinella, mon amour” (Formia, 2007), apprezzato in Italia e all'estero, ha sperimentato la rilettura in chiave di teatro di strada del repertorio tradizionale delle “guarattelle”, ovvero dei burattini ispirati alla celebre maschera.
Lo spettacolo “Zeza e Pulcinella” si inserisce in questa linea di lavoro e si ispira alla Zeza tradizionale in maniera molto libera, rielaborando e contaminando le diverse tradizioni, per dare vita ad una serie di squadri ispirati alle tecniche del teatro di strada e di figura.
La Zeza tradizionale è una scenetta carnevalesca, cantata al suono del trombone e della grancassa, che vide probabilmente la luce nella seconda metà del Seicento. Zeza era originariamente un nome proprio: il diminutivo di Lucrezia (moglie di Pulcinella nella commedia dell’arte). Questo tipo di spettacolo nacque dunque nell'ambito delle rappresentazioni legate a questo personaggio. Da Napoli si diffuse presto nelle campagne adiacenti e poi nelle altre regioni del Regno.
La Zeza rappresenta la storia delle nozze di Don Nicola, studente di legge, e di Vicenzella, contrastate dal padre della donna, Pulcinella, che teme di essere disonorato ed è inconsapevolmente geloso, e sostenute da sua moglie, Zeza, che è di ben altro avviso e vuole far divertire la figlia «co mmilorde, signure o co l’abbate»; Pulcinella sorprende gli innamorati e reagisce violentemente, ma è punito e piegato da Don Nicola e alla fine si rassegna.
La meraviglia del teatro di strada si unisce alle atmosfere farsesche della maschera napoletana per dar vita ad uno spettacolo originale e di sicuro impatto su spettatori di ogni età.
Martedì, 17 Luglio 2012
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I tre porcellini

La trasposizione teatrale de “I tre porcellini” è tratta da una classica fiaba della tradizione orale inglese, la cui prima versione scritta risale al 1843, quando lo scrittore O.J. Helliwell la inserì nella sua raccolta di racconti “Nursery Rhymes and tales”.
La fortuna della fiaba è nota, tuttavia la sua stesura originaria è andata modificandosi nel corso del tempo, fino a giungere alla celeberrima versione del cortometraggio di Walt Disney, dove le parti più crude della vicenda sono state eliminate.
Nella fiaba originale, infatti, i primi due porcellini vengono divorati dal lupo che ha distrutto le loro case, ed il lupo stesso non ha una sorte migliore: calatosi nella casa di mattoni del terzo porcellino attraverso la canna fumaria del caminetto, finisce in un pentolone d’acqua bollente, viene lessato ed infine mangiato dal maialetto. Inoltre, prima del triste epilogo, per ben tre volte viene raggirato dall’astuto porcellino della casa di mattoni, che lo precede in un campo di rape, in un frutteto ed al mercato, luoghi dove il lupo lo aveva attirato con dei pretesti, nel vano tentativo di catturarlo. Nella nostra messa in scena abbiamo privilegiato la versione edulcorata della fiaba, nella quale i porcellini “scanzafatiche” si mettono in salvo nella casetta di mattoni, e nel finale, il lupo, calatosi nel caminetto, si brucia la coda e fugge via lontano. Della prima versione del racconto inglese, abbiamo invece recuperato l’episodio della beffa al lupo nel frutteto.
L’aspetto fiabesco dello spettacolo è accentuato dal linguaggio in versi, proprio della favola, gradevole ed accattivante, infantile come una filastrocca e ricercato come una poesia, immediato ed in perfetta armonia con le musiche originali, le canzoni e le coreografie, e con gli efficaci costumi in gommaspugna. Infine, come in ogni fiaba che si rispetti, è chiara la morale ed è leggibile la metafora: dal distacco dalla mamma alla costruzione delle tre casette, fino all’ultimo gesto di sfidare il lupo e di sconfiggerlo, si evince la conquista dell’indipendenza, il passaggio dall’infanzia (casa di paglia), all’adolescenza (casa di legno) fino all’età adulta (casa di mattoni), nonché la vittoria dell’astuzia sulla forza bruta e l’invito stimolante all’operosità, senz’altro più proficua della pigrizia. Lo spettacolo è indicato per tutte le classi della scuola elementare, sia per l’universalità della fiaba, che lo rende idoneo ai più piccini ai quali è senz’altro nota, che per la multimedialità dell’allestimento, utile ai più grandi per decodificare i più codici della sfera teatrale.
Martedì, 17 Luglio 2012
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Amore e magia nella casa di Pulcinella

Amore e magia nella casa di Pulcinella è una versione ridotta e rivisitata tratta dal Don Fausto di Antonio Petito, uno dei più grandi Pulcinella della storia del Teatro, vissuto nella seconda metà dell’800, autore di numerose commedie e parodie. Partendo dall’UrFaust di Goethe, Petito rielabora, in chiave comico grottesca, la vicenda di Faust e della sua smania di diventare dotto e bello attraverso l’uso della magia.
Nel nostro lavoro, il personaggio Don Fausto agisce con i burattini in una specie di aberrazione dettata dal gioco delle illusioni che si consuma ai danni dello stesso protagonista.
Don Fausto invoca il Diavolo e questi gli si presenta, prima in forma umana e poi come burattino, per guidarlo verso la felicità e l’amore tanto inseguito.
Ma come succede nelle farse, Don Fausto rivolge le sue attenzioni verso quella che gli sembra una fanciulla dal viso un po’ brunetto, ma che in realtà è Pulcinella, che nel gioco dei travestimenti assume le sembianze di donna. Questa fantastica messinscena ha lo scopo di far rinsavire Don Fausto e riacquistare l’equilibrio che le fantasticherie dei libri di magia gli hanno inculcato. In un incalzante susseguirsi di apparizioni, duelli e prigioni, il povero Don Fausto, alla fine, viene riportato alla realtà con un provvidenziale bagno di acqua fredda che sembra farlo rinsavire. Ma, quando tutto sembra aver riacquistato l’equilibrio sperato, ecco che Don Fausto, nel chiuso della sua camera, riprende il cammino verso quel mondo immaginario dove tutto è possibile e dove il sogno ha ancora cittadinanza.

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