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E' morto Domenico Rigotti, l'ultimo critico scavalca montagne di Nicola Arrigoni

Domenico Rigotti Domenico Rigotti

Fino all'ultimo – da vero critico scavalca montagne – ha frequentato i suoi teatri, poi ha dovuto chinare la testa alla malattia e prepararsi per un nuovo viaggio, per dirigersi verso il teatro del cielo che gli ha aperto il suo sipario stellato. Se ne è andato Domenico Rigotti, critico di prosa e danza dell'Avvenire, ma per anni anche collaboratore di Sipario, ottantenne con la passione fresca e autentica per il teatro nelle sue varie forme che ha letto, criticato con acume e mai in maniera sentenziosa, ha seguito con dedizione vera. E per capirlo basta leggere una delle sue ultime recensioni, quella riservata all'Avaro di Arturo Cirillo. Non c'è timore di esprimere il giudizio chiaro e funzionale al lettore, si sono partecipazione e analisi, limpidezza di racconto e solidità di riferimenti. La semplicità del linguaggio e la fluidità della sintassi sono l'aureo risultato di una sapienza vera, di un conoscere e saper comunicare fatto macinando chilometri, vedendo spettacoli, leggendo e studiando, senza mai mettersi sul piedistallo, ma ponendosi sempre al servizio del lettore in primis, in nome di un'etica della critica e del giornalismo che Rigotti conosceva bene e su cui non transigeva, mache addolciva con quel suo sorriso e quella sua ironia che sapevano mettere a proprio agio chiunque gli si avvicinasse. E come non ricordare Domenico Rigotti – per gli amici Mimmo – arrabbiarsi alla fine di uno spettacolo che non gli era piaciuto, un arrabbiarsi legato alla fiducia senza pregiudizi con cui Rigotti si apprestava ad andare in teatro, una fiducia di poter scoprire qualcosa di nuovo o semplicemente di potersi emozionare. Che imbarazzo sentirsi chiedere: «Ma tu cosa ne pensi?», con una naturalezza e sincerità che spiazzava soprattutto perché arrivava da un critico che ne aveva visti di spettacoli, che era libro aperto a cui chiedere lumi. Domenico Rigotti è stato un critico/giornalista puro, è della generazione e della scuola dei Franco Quadri, Ugo Ronfani, Gastone Geron per fare qualche nome, è il testimone ultimo di un fare critica militante appassionato, ma da giornalista, pieno di rispetto per l'oggetto da recensire ma anche per il suo interlocutore: il lettore che dalla recensione di Domenico Rigotti si aspettava un giudizio onesto, motivato, chiaro, comprensibile che immettesse nel cuore dell'opera, che fosse chiave di lettura e guida. Disponibile verso i più giovani, maestro senza l'aurea del cattedratico, sincero nelle relazioni e diretto nell'esprimere il proprio pensiero, ironico e giocoso, innamorato del suo teatro fosse questo quello di parola o la danza, con Domenico Rigotti se ne va l'ultimo critico militante, giornalista e intellettuale, semplicemente spettatore del teatro che per lui ha coinciso con la vita.

Ultima modifica il Giovedì, 17 Aprile 2014 02:26

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