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Intervista a Marco Tullio Giordana di Nicola Arrigoni

Marco Tullio Giordana Marco Tullio Giordana

MILANO – La trentacinquesima edizione dei Premi Ubu, la seconda dopo la scomparsa di Franco Quadri, critico ed editore che ha inventato quello che è a tutti gli effetti l'Oscar del teatro italiano, è andato a Marco Tullio Giordana per il suo kolossal teatrale The Coast of Utopia di Tom Stoppard, che si è portato a casa anche l'Ubu come migliore novità straniera. Le premiazioni si sono svolte lunedì al Piccolo Teatro di Milano, sotto la conduzione pungente e come sempre ironica di un inesauribile Gioele Dix, quest'anno affiancato da Maria Amelia Monti. Il massimo riconoscimento per quanto riguarda il teatro – esito della votazione di 52 critici di fama nazionale – ha celebrato la sua 35ema edizione grazie alla volontà dei figli del critico de «La Repubblica», Jacopo e Lorenzo e la neonata associazione Ubu per Franco Quadri con il con la fattiva collaborazione di Alessandra Farneti e Imma Scarpato, Francesco Gajani, Oliviero Ponte di Pino, Agnese Doria, Cristina Pariset col coordinamento di Cristina Ventrucci.

The coast of Utopia - Viaggio

«Di un premio si è sempre contenti e poi l'Ubu è il massimo riconoscimento del teatro italiano, legato ad una figura di critico teatrale come Franco Quadri cui ero affezionato, cui devo parte della mia formazione – racconta il regista cinematografico all'indomani del conferimento del premio -. Dispiace solo constatare che The Coast of Utopia sarà difficilmente riallestibile».

Lo spettacolo si compone di tre commedie ed ha una durata complessiva di oltre otto ore: Viaggio, Naufragio e Salvataggio. La passata stagione lo spettacolo prodotto dallo Stabile di Torino, dal Teatro di Roma e dalla caparbia di Michela Cescon ha fatto discutere è stato un vero e proprio caso. «Lo è stato un po' per le dimensioni, il numero di attori coinvolti, per il fatto che tutti abbiamo lavorato con paga sindacale – afferma il regista -. E' stata una grande avventura che credo sarà difficilmente ripercorribile. Per ora non ci sono condizioni per farlo. Tutto è nato dalla volontà di Michela Cescon che si era detta interessata a lavorare con me, magari su un monologo. Poi Michela si è innamorata di The Coast of Utopia di Stoppard ne ha acquisito i diritti e mi ha coinvolto. Paradossalmente lei che voleva tornare in scena non ha trovato un posto per sé».

The coast of Utopia - Naufragio

Lo spettacolo dopo il premio Anct si è portato via anche l'Ubu come migliore allestimento della stagione passata, un successo incredibile che così spiega Giordana: «Le dimensioni dell'operazione, la voglia di dare vita ad un grande affresco hanno destato curiosità. Quante volte nel lavorare abbiamo avuto l'impressione di non farcela... poi come spesso accade in teatro tutto gira e si va in scena – afferma -.

I critici hanno riconosciuto la voglia di un fare teatro che s'interrogasse sul presente e sulla possibilità dell'utopia e della realizzazione di mondi altri rispetto alla realtà, ma ciò che mi ha fatto particolarmente piacere è che il pubblico soprattutto dei giovani ci ha seguito, ha accolto la scommessa, ha fatto il viaggio con noi e ci ha sostenuto in tutte le repliche con teatri strapieni».

The coast of Utopia - Salvataggio

Marco Tullio Giordana dal cinema al teatro senza soluzione di continuità e con una consapevolezza: «Mi piacerebbe trovare il modo di produrre o portare in Italia testi contemporanei che parlano e inducono a riflettere sul nostro presente e questo forse oggi lo può fare più il teatro che il cinema». Detta così fa un po' effetto per un regista che ha nel cinema il suo linguaggio deputato: «E' vero – continua Giordana -. Ma credo che oggi lo spettatore teatrale sia più disposto a mettersi in discussione, a farsi parte attiva della riflessione che accade sulla scena. Oggi lo spettatore cinematografico chiede sempre più di essere stupito, mentre quello teatrale va a teatro per avere visioni diverse e interpretazioni del mondo che vive. E dopotutto un film può essere proiettato in una sala vuota con tanta tristezza e non ne risente, uno spettacolo teatrale senza pubblico non regge. Dico un'ovvietà ma è la relazione fra chi è in sala e sul palco la grande forza utopica del tetaro, il teatro che mi interessa».

Ultima modifica il Giovedì, 21 Marzo 2013 10:02
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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