La Rivale
Musica di Marco Taralli
Libretto di Alberto Mattioli
Regia Manu Lalli
MÁV Symphony Orchestra di Budapest
Direzione d'orchestra Matteo Beltrami
Con
Tiziana Fabbricini, nel ruolo della protagonista Carmen Astolfi
Daniele Cusari, il Meloname Antonio
Blagoj Nacoski, Don Bartolo
Giulia Perusi, commessa giovane
Simona Di Capua, Annina la badante
Leonora Tess, la turista/commessa anziana
Produzione e Commissione Fondazione Teatro Coccia Onlus
Miskolc, Teatro Nazionale, 12 giugno 2018
Tra sorriso e malinconia regge la riproposta in Ungheria de La Rivale di Taralli-Mattioli nell'allestimento del Teatro Coccia di Novara, in un festival che ricerca l'innovazione del melodramma contemporaneo e popolare.
Divertente, anzi, esilarante l'allestimento de La Rivale, prodotta da Fondazione Teatro Coccia, è approdata in Ungheria per il Bartok Opera Festival Plus di Miskolc. Trattasi di opera contemporanea, musiche di Marco Taralli su libretto di Alberto Mattioli, tratta dall'omonimo racconto di Eric-Emmanuel Schmit che si inserisce nel progetto della direzione artistica del Festival ungherese di dare nuovo impulso alla ricerca di un melodramma popolare e affabulatore. Del resto il festival oltre ad essere dedicato al compositore nazionale Bèla Bartók non è nuovo ad accogliere produzioni italiane. Lo ha fatto nel 2016 quando ha allestito Napoli Milionaria di Nino Rota a cura del Teatro di Lucca, Livorno e Pisa, cercando sempre eccellenze artistiche della tradizione teatrale italiana, esportabili e adatte alla capacità di attrarre attenzione del pubblico ungherese. Accolta con successo e favore della critica al suo debutto nel dicembre del 2016, l'opera La Rivale, con la regia di Manu Lalli e la direzione d'orchestra di Matteo Beltrami è andata in scena martedì 12 giugno alle ore 21, al Miskolc National Theatre – Summer Theatre.
La Rivale è la storia di Maria Callas raccontata dalla sua più acerrima rivale, nella finzione chiamata Carmela Astolfi, da un inedito e un poco dissacrante punto di vista, ricco di aneddoti gustosi e di osservazioni molto competenti sul mondo della lirica. La Astolfi, che prima dell'avvento della Callas, era stata il soprano più amato dal pubblico, torna dal suo esilio argentino a Milano dopo tanti anni di assenza. "Tanto non durerà" è il tormentone che rimbalza nel libretto riferendosi alla voce della Callas che ai suoi esordi era definita una "voce brutta" Sappiamo poi come sono stai gli esiti della sua vicenda vocale a memoria di tutte "Astolfi" a lei contemporanee affidate a rari ricordi discografici, forse ancora a 78 giri. E' ormai una donna anziana, inacidita dai ricordi dei successi della sua rivale (che è morta da anni) che entrata alla Scala, per ritrovare l'atmosfera dei suoi giorni di gloria, si trova faccia a faccia con un gruppo di turisti, ai quali la guida spiega che Maria Callas è stata la voce più bella di tutti i tempi e che non ha mai conosciuto rivali capaci di contenderle lo scettro della lirica: Inizia così la comica rievocazione della feroce sfida tra le due primedonne della lirica che Mattioli e Taralli trasformano abilmente in una serie di quadri a tema musicale tra arie e rap. Su tutti, la diva giocata da Tiziana Fabbricini, abile nel delineare il personaggio anche dal punto di vista vocale, della cantante che "fu". Essenziali le scene che rievocano, con pochi elementi mobili, l'ambiente teatrale, un bookshop, gestito con insapiente ingenuità, un caffè dove si consuma l'ultimo affronto all' artista invitandola a presiedere un "premio Callas" proprio da un suo sopravvisuto estimatore. Nei ruoli di contorno: il Melomane Antonio, interprete il basso Daniele Cusari, Don Bartolo e Salvatore era il tenore Blagoj Nacoski, la giovane commessa il soprano Giulia Perusi, la badante Annina il mezzosoprano Simona di Capua, la maschera il baritono Daniele Piscopo e la turista e commessa anziana il soprano Leonora Tess. L'Orchestra era la MÁV Symphony Orchestra di Budapest diretta con competenza, nel far emergere le sonorità tutte italiane, da Matteo Beltrami. Come riconosce lo stesso autore, la composizione attinge pienamente nella tradizione operistica italiana; tante sono, infatti, le citazioni pucciniane e dal rassicurante verismo lirico, abilmente rese dai vari giovani interpreti. Opera e allestimento piaciuta al pubblico locale che ha esaurito l'ampio spazio allestito nel cortile del teatro, divertendosi, agevolato dai sottotitoli in ungherese ai quali anche i presenti italiani in trasferta gettavano un occhio. Un delizioso spettacolo che merita sicuramente la ripresa in altri teatri ma soprattutto l'utilizzo didattico per le accademie di canto.
Federica Fanizza