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Bolzano Danza/ Tanz Bozen 2020 - La rassegna di Danza contemporanea si ricrea in tre performance coreografiche d’autore. -di Federica Fanizza

"Eden", coreografia Carolyn Carlson. Foto Andrea Macchia "Eden", coreografia Carolyn Carlson. Foto Andrea Macchia

EDEN of Carolyn
coreografia Carolyn Carlson
interpreti Riccardo Meneghini, Sara Orselli
musica Guillaume Perret
luci Guillaume Bonneau
Produzione Carolyn Carlson Company
Coproduzione Bolzano Danza/Tanz Bozen 2020
15.07 Eden of Carolyn: Riccardo Meneghini

EDEN secondo Michele

Progetto coreografico Michele Di Stefano
interpreti Francesco Saverio Cavaliere, Marta Ciappina, Sebastiano Geronimo, Luciano Ariel Lanza, Laura Scarpini, Francesca Linnea Ugolini
Coordinamento scenico Biagio Caravano e Michele Di Stefano
musica Jeff Buckley, You & I
Produzione mk
Coproduzione Bolzano Danza/Tanz Bozen e KLm 2020
15.07 Eden secondo Michele: Laura Scarpini

EDEN selon Rachid
coreografia Rachid Ouramdane
interpreti Annie Hanauer, Agnès Canova
musica Samuel Barber Adagio per archi, St Louis Symphony Orchestra diretta da Leonard Slatkin
Produzione CCN2-Grenoble
Coproduzione Bolzano Danza/Tanz Bozen 2020
15.07 Eden selon Rachid: Annie Hanauer
Bolzano, Teatro Comunale, dal 15 al 31 luglio 2020
Bolzano Danza/ Tanz Bozen 2020

A Bolzano la rassegna di Danza contemporanea si ricrea in tre performance coreografiche d’autore per soli danzatore e spettatore.

Si reinventa Bolzano Danza 2020, dal 15 al 31 luglio al Teatro Comunale di Bolzano, sotto la direzione artistica di Emanuele Masi, cancellando completamente il programma pre-pandemia, in conformità con le vigenti misure sanitarie, ma non la 36a edizione della rassegna del festival. E lo fa con un evento che forse sarà unico nel suo genere negli annali di questo festival di danza contemporanea.
E' solo, lo spettatore nell'enorme sala del Teatro Comunale (da 800 posti), uno solo per ciascuna delle tre performance, a scelta che si susseguono nel corso del periodo di programmazione, realizzate in esclusiva per Bolzano Danza 2020 dall’americana Carolyn Carlson (EDEN of Carolyn), dal francese Rachid Ouramdane (EDEN selon Rachid) e dall’italiano Michele Di Stefano (EDEN secondo Michele) della durata di 10 minuti ciascuna. Emozione perché certamente costituirà un'esperienza totalizzante nel sapere che ci sarà qualcuno che danzerà solo per te, con la consapevolezza di essere parte del rituale teatrale. Del resto il teatro si regge dal ruolo di interscambio di attore e spettatore; non ci saranno gli applausi liberatori come catarsi conclusiva dell'azione sul palcoscenico; il silenzio, che si percepisce nella sala, fa intendere che esso sia parte dell'atto scenico e tu, pubblico, ne sia una componente essenziale. Del resto EDEN sottende nel nome stesso di questa esperienza un posto dove avvenne l’incontro tra i primi due esseri umani, come ricorda Stendhal: “L’Eden null’altro è se non una promessa di felicità o la nostalgia di un’origine perduta. Questa promessa e questa nostalgia danno voce a una mancanza, a un'assenza. Origine assoluta e luogo di frattura”.
Tre progetti distinti che sottendono altrettante visioni del mondo accomunate dal rito del palcoscenico e della danza. Si entra accompagnati, al proprio posto. Si spengono le luci si apre il sipario a disvelare lo spazio vuoto del palcoscenico. Solo luci di scena, un solo danzatore in scena che ha la percezione di essere davanti ad uno solo elemento del pubblico, rituale che, come da tradizione, termina con la chiusura del sipario, buio in sala e l'entrata del personale di sala che ti preleva dal tuo posto per accompagnarti alla via di uscita, diversa da quella dell'entrata. Non ci si incrocia con altri spettatori in attesa del proprio turno di visita.
Tre stili coreografici per declinare il tema dell'Eden come incontro dell'essenzialità della vita attraverso l'espressività della fisicità dei corpi. Carolyn Carson si pone la domanda di trovare un Eden contemporaneo come incontro tra uomo e donna e lo fa nella dinamica meccanica della danza affidata a Riccardo Meneghini con nell'atto finale di uscire la scena con la quotidianità di indossare i panni di un'altra persona.
Michele di Stefano ha affidato a Laura Scapini la sua interpretazione che si affida a semplici azioni coreografiche, di danza moderna, quasi un saggio di fine corso avanzato, gesti per far immaginare l'interazione tra scena e platea come incontro di persone in un unico spazio. Si affida alle note di Samuel Barber e al suo Adagio per Archi, Rachid Ouramdane, affascinato da questa musica che, detta con le sue parole, "incarna la resilienza e mette in atto dinamiche catartiche. Penso sia giunto il momento di affrontare questo capolavoro impregnato di gravità, certo, ma anche di speranza, di oscurità e luce”. E la sua coreografia interpretata da Annie Hanauer non fa altro che raccogliere in un "abbraccio cosmico" la tensione esistenziale tra cielo e terra.
A noi spettatori rimane l'essenzialità di una esperienza vissuta da coprotagonisti, che esce dalla mera rappresentazione per divenire esperienza di un evento, unico e personale per ogni partecipante, capace di trasformarci da spettatori in attori di un evento. Senza il pubblico nessun spettacolo teatrale esisterebbe.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Venerdì, 17 Luglio 2020 11:54

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