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ASOLO, Chiesa di San Gottardo - "NELLA VIENNA DI BEETHOVEN/1" con Elio. -di Francesco Bettin

Elio Elio

NELLA VIENNA DI BEETHOVEN/1
Con Elio - voce narrante
E i solisti dell’Accademia d’Arte Lirica di Osimo (Ancona) – Zuzanna Klemanska, Nutsa Zakaidze, Daniele Adriani e Matteo Torcaso
Con i musicisti Ettore Pagano, violoncello Premio Salieri 2019 e Alessandro Benigni, fortepiano
Incontri Asolani, XLII Festival Internazionale di Musica da Camera
Asolo (Treviso), Chiesa di San Gottardo 9 settembre 2020 – Prima nazionale

Archiviato, chissà se del tutto o provvisoriamente, il percorso musicale fatto con il suo gruppo Le Storie Tese, il cantante e musicista Elio torna a cimentarsi con la musica operistica e lirica, uno dei suoi primi amori fin dai tempi del Conservatorio. Non che con il gruppo pop non affrontasse questo, in parallelo talvolta infatti partecipava a eventi di questo genere, probabilmente appunto richiamanti i suoi anni di studio giovanili. Un amore rimasto pressochè intatto a quanto pare, che si è concretizzato anche nello spettacolo andato in scena ad Asolo nell’ambito degli Incontri Asolani, nel Festival Internazionale di Musica da Camera giunto alla sua XLII edizione. La messinscena partiva da un viaggio a ritroso nel tempo dove lo stesso Elio, nelle sue vesti di uomo e musicista curioso si trovava improvvisamente a tu per tu con grandi musicisti, con l’occasione pronto a conoscerli e a presentarsi. “Piacere, sono Elio, che onore” infatti è così che si rivolge a Salieri, che prima di tutto prova a convincerlo della propria estraneità sul fattaccio del veleno a Mozart. Lo stralunato Elio si avventura così in un viaggio musicale dove riesce ad incontrare personaggi vari, o a sentire di loro avventure, sia che si tratti di grandi compositori che impresari dell’epoca. Eccolo a contatto con le storie di Domenico Barpaja, Salieri, appunto, Mozart, Haydn, Rossini, Paganini, Schubert e Giuseppe Carpani, oltre che Henriette Sontag, in un crescendo di vicissitudini varie e articolate, ma soprattutto che visionano allo spettatore vita, fatti e misfatti dei geni e di chi sta loro attorno in quell’epoca. Il tutto è ben calibrato con gli interventi vocali di un quartetto di cantanti ben in sintonia tra loro, giovani e sicure promesse. Piccola parentesi: va dato all’organizzazione un grande plauso per la manifestazione, che riesce a mettere insieme anche in tempi come questi appuntamento di rilievo, che toccano e fanno toccare la grande musica. Anche i musicisti “nella Vienna di Beethoven” sono a proprio agio e contribuiscono con vero talento alla messinscena, unendo grazia ad eleganza. Si richiamano echi lontani e affascinanti, che danno il senso dell’importanza della musica per queste genialità, e che tramandate ai giorni nostri a tutti sono vera manna. C’è un però. Potrebbe essere solo un’impressione, potrebbe, sì. Che sia lo stesso protagonista, Elio, quello più svogliato, il cantante che quando legge sembra sottotono e non si possa paragonare a quando, invece, si mette a cantare. Si potrebbe dire che va bene, che si poteva anche, probabilmente intuire, ma qualcosa ha il sapore di una lettura che si sviluppa poco, e che non crea una grande empatia col pubblico (era una prima nazionale…) Si potrebbe pensare, ecco, che magari è mancato uno sviluppo totale, che poteva essere una ciliegina al posto giusto. Quindi si potrebbe pensare ancora e anche che chi è venuto a sentire Elio, e si aspettasse uno “scherzo” musicale magari può esser rimasto parzialmente deluso. Tra inni alla gioia , anche di varia natura ed esistenza, e altre vicissitudini, compresi brindisi, lo spettacolo si snoda atttaverso le magnifiche sonate degli autori citati, e in più, di Carl Maria von Weber, tra serenate, passeggiate, partenze, la Zelmira, il Franco cacciatore. La sala della chiesa francescana brilla di luce propria e fa da controcanto speciale all’evento, rispondendo quasi con un tutto esaurito, per non farselo mancare. Il pubblico, sempre attento, mai distratto nemmeno in questa occasione, contribuisce al successo della serata con grande consenso e apprezzamenti, chiamate, per non parlare degli applausi ripetuti e come si suol dire in queste occasioni, caldi. Cosa che fa piacere per il proseguo del cammino musicale in genere, e per la voglia attestata di “voler esserci”, di non mancare mai a occasioni di interesse notevole, con la certezza che la musica, intanto, non molli mai, e che si faccia di tutto per mantenerla sempre in vita anche in tempi straniati e dilaniati come questo del Covid 19. Qualche prezzo da pagare certamente c’è, ma la costanza premia e va sottolineata. E l’applauso del pubblico, come si evince anche dalla frase omonima declamata quasi nel finale dello spettacolo, “è una gratitudine”, e certamente fa bene a tutti i partecipanti. Che altro volere, allora, di più?

Francesco Bettin

Ultima modifica il Lunedì, 14 Settembre 2020 09:51

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