Südtirol festival Merano 2020
MARIINSKY ORCHESTRA ST. PETERSBURG
Valery Gergiev, Direttore
Abisal Gergiev, Pianoforte
GIOACCHINO ROSSINI (1792-1868)
Overture Gugliemo Tell
Andante, Allegro, Andantino, Allegro vivace
ALEXANDER SCRIABIN (1872-1915)
Concerto per pianoforte e orchestra in fa diesis minore,op. 20
Allegro, Andante, Allegro moderato
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)
Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68 “Pastorale”
Allegro, ma non troppo
Andante molto moto: Szene am Bach
Allegro: Lustiges Zusammensein der Landleute
Allegro: Gewitter, Sturm
Allegretto: Frohe und dankbare Gefühle nach dem Sturm
Merano, Kursaal, 20 settembre 2020
La chiusura del Südtirol Festival Merano (dal 19.08.al 20.09.2020) è stata affidata al prestigio direttore russo Valery Gergiev e della sua Marinskij Orchestra di San Pietroburgo. Era annunciata la sua presenza anche all'inaugurazione alla guida della The World Orchestra for Peace String Ensemble, ma il suo intervento è saltato per problemi di viaggio. Conclusione, quindi, di prestigio, come è caratteristica di questo festival che si posiziona come tappa sulle rotte dei grandi tour delle orchestre internazionali, considerando che il direttore del Marinskij è l'unica presenza del mondo musicale internazionale che sta circolando in questa stagione, presente in questi festival italiani, a Ravenna, Ravello, Parma. Accanto a Gergiev, ha esordito il suo figlio Abisal come pianista: in programma l’Ouverture del “Guglielmo Tell” di Gioachino Rossini, il Concerto per pianoforte e orchestra op. 20 di Alexander Skrjabin e la Sinfonia n. 6 di Ludwig van Beethoven. Un programma che mette a confronto ascolti rassicuranti (Rossini e Beethoven) con un repertorio meno scontato, quel Concerto per pianoforte e orchestra di Alexander Scriabin del 1898, opera giovanile del compositore russo e che rimase l'unico concerto in tutta la sua produzione. Concerto di raro ascolto che raccoglie poche incisioni, che si presenta con una partitura elegante, tradizionalmente ben costruito, caratterizzata da una alternanza di momenti di espressività lirica e brillante flusso di virtuosismi con una grande varietà di idee melodiche, su modello di analoghe composizioni del tardoromanticismo pianistico. A eseguirlo a Merano Abisal Gergiev, che nato a San Pietroburgo nel 2000, viene considerato in Russia come uno dei più promettenti pianisti della nuova generazione. Il fatto che sia una composizione di raro ascolto ha certamente giovato al giovane e valente pianista, che ha preferito, però, fidarsi dello spartito sul leggio, sul quale, a dir il vero, raramente posava lo sguardo. Ciò non toglie che, sotto la guida attenta del padre, abbia offerto al pubblico una interpretazione interessante, pulita che ha fatto intendere anche la complessa articolazione musicale insita all'interno della composizione. Un vero peccato che questo concerto non faccia parte stabile del repertorio, assieme a suoi omologhi per pianoforte e orchestra ben più blasonati ma ormai inflazionati nell'ascolto. Torniamo a Valery Gergiev, vera star della serata, che ha un profondo legame con la rassegna fin dagli inizi degli anni '90 con le suo prime trasferte dell'Orchestra Marinskij di S.Pietroburgo. Non usa la classica bacchetta direttoriale ma un bastoncino corto e sottile; preferisce usare le mani, mani vibranti che segnano il tremolo all'orchestra, accenni semplici di indicazioni necessarie a dare colore e trasporto agli strumenti. Non cerca letture provocanti o innovative, cerca invece di riannodare il testo musicale con il momento culturale contestuale al tempo della sua creazione. E cosi il Guglielmo Tell di Rossini respira, nella prima parte di tutto il clima di scoperta della natura preromantica, senza affanno ma equilibrando le varie armonie rossiniane in un giusto crescendo, incentrato sull'episodio della tempesta sul lago e del suo rasserenarsi, marcando le sonorità di antichi canti alpini, per arrivare alla firma rossiniana nel “galopp” musicale dell'Allego Vivace finale. Un clima epocale che idealmente si collega con la 6a Sinfonia di Beethoven, "t" che viene presentata a conclusione del programma a cui il direttore restituisce il profondo amore per la campagna, che Beethoven più volte attesta in vari documenti, associata alla visione vagamente panteistica della natura, percorsa dalla potenza divina che in essa si rispecchia e traspare, e che costituisce un motivo affermato dal Romanticismo tedesco, in un "espressione più di sentimento che di pittura”. Così Gergiev si è assicurato l'affetto e calore del pubblico che ha riempito tutti i posti disponibili a norma di disposizioni; pubblico che è stato ricompensato da un bis che valeva come brano di programma, l'Ouverture dall'operetta Il Pipistrello di Johann Strauss, musica quanto mai adeguata per epoca e stile allo spazio fisico del concerto, quel Kursaal, edificato agli inizi del secolo scorso, monumento ad un epoca di Imperi e di flussi culturali che attraversavano l'Europa oltre i confini e nazioni.
Federica Fanizza