Città delle 100 scale
Festival internazionale di danza urbana e arti performative nei paesaggi urbani XII edizione
assenza/presenza. Potenza 2 settembre — 19 ottobre 2020
Roberto Latini
Cantico dei Cantici
19 settembre 2020
Tito zona industriale, Metaltecno
adattamento e regia Roberto Latini
Musiche e suoni Gianluca Misiti
Luci e tecnica Max Mugnai
Con Roberto Latini
Produzione Fortebraccio Teatro, Compagnia Lombardi - Tiezzi
Con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi
Roberto Latini viene da lontano, da quando cioè la sua esperienza formativa ed umana incrocia quella di Perla Peragallo. Per chi non avesse memoria Perla Peragallo è stata una delle artefici di quella forma di teatro estremamente contemporaneo che negli anni settanta prese sottobraccio l’eversione culturale e sociale. Lei con Leo De Berardinis fece la rivoluzione sostanziale di una forma visiva e linguistica, nonché sonora, di un modo di essere artisti che pochi fino ad allora avevano esperito. Perla Peragallo ad un certo punto apre un riferimento fisico per fare quello che sapeva e lo fa vedere ad un gruppo di giovani che vogliono capire, imparare, agire nella sperimentazione di uno dei linguaggi più antichi del mondo: il teatro. “Con Perla è stato difficile ma importante. Non passa giorno che io non la ricordi. Nei tre anni passati con lei al Mulino di Fiora ho avuto modo di fare esperienza e di imparare. Lei era incredibile, pensa che una sola volta è salita sul palco per far vedere ad una collega come fare una scena e io sono rimasto muto, scosso e per giorni non riuscivo a capacitarmi di cosa avesse fatto, di quella tale forza fosse uscita da lei e mi avesse letteralmente invaso". Da questa esperienza, dall’idea di ricerca di riscatto di una forma d’espressione fra le più usate ed abusate Roberto Latini è giunto ad una sua sintesi, ad una sua risposta a Perla Peragallo, ad una vera ricerca interiore. Sulla voce, sulla movenza vocale e su quel complesso sistema che regola l’essere presenza su una scena che non è la tua come persona ma è la rappresentazione di un ideale, di una potente immagine comunicativa. Il suo Cantico dei cantici portato nello scenario del capannone di Metaltecno di Tito Scalo per il Festival delle Cento Scale è quanto di più vicino alla più bella risorsa di ricerca interiore che si concretizza in movimento. Se è un flusso il dire, se è un continuum il rassegnare idee, quella di Latini è proprio la più forte dimensione di esercizio di grandezza interiore. Ed è in questo che la sua presenza stravolge i codici. E’ tanta la forza che esce dall’essere “on air” che nell’assenza dall’idea di etere c’è una riqualificazione della stessa dimensione di disperazione di uno dei testi più energici e sensuali mai scritti. Solitudine della nudità, sincera risposta all’assurdità del consenso, gesto che è evasione da ciò che è accademia. Oltre la stessa. Naturalmente.
Marco Ranaldi