Hello Stranger!
DAVID KRAKAUER clarinetto
CLIVE GREENSMITH violoncello
CIRO LONGOBARDI pianoforte
Alexander von Zemlinsky Trio op. 3 per clarinetto, violoncello e pianoforte
David Krakauer Rothko on Broadway
Bahuslav Martinů Sonata n. 1 H. 277 per violoncello e pianoforte
David Krakauer Fantasia su temi klezmer
Teatro dei Rozzi, Siena 26 luglio 2021
In ciò che è diverso vale sempre la pena di trovare le molteplici facce di una possibile logica del contemporaneo. Difatti è così contemporaneo trovare il senso della diversità che è come comprendere la distanza della terra dalla luna senza essere per forza uno scienziato. Un festival che nel 2021 si pone come riferimento la diversità non può che essere assolutamente contemporaneo/atemporale. In questa prospettiva di nuovo mondo emosensoriale, il concerto del clarinettista David Krakauer rientra benissimo. Perché essere un ottimo strumentista e al contempo uno dei più strenui ricercatori e difensori della cultura klezmer rende il lavoro di sicuro interesse. Questa è una necessaria premessa per comprendere l’ardire di proporre nella logica cornice del Teatro dei Servi di Siena, il Trio di Zemlinsky. Opera ricca del decadentismo romantico tanto caro ai viennesi post beethoveniani, l’opera 3 ha forte in se il senso rinnovato dell’enciclica brahmsiana. E’ quindi un utile ricerca di quel senso di profondità che oramai Freud aveva portato alla luce della coscienza. Dire che l’esecuzione di Krakauer al clarinetto e di Clive Greensmith al cello e di Ciro Longobardi al pianoforte ha risvegliato dal lontano passato un sentimento romantico significa aver trasmesso la grande maestria di un compositore come Zemlinsky assolutamente snobbato dal tanto suonare che è spesso fatto da repertori triti e ritriti. Lo stesso vale per la sonata per cello e pianoforte di Martinu, anch’egli compositore alle soglie del futuro. La sua scrittura include la ricerca cromatica e ritmica lanciata da Bela Bartok e si arricchisce di ciò che fa del primo novecento la culla dei cambiamenti. Pertanto Greensmith ben rimarca quel senso di stupor mundi che Martinu fa aleggiare per tutta la Sonata assieme alle scelte pianistiche di Longobardi. Insomma un esatto connubio fra quello che è stato il ponte fra il passato ed il futuro che si sarebbe chiamato Arnold Schoenberg. Per quel che riguarda la ricerca personale di Krakauer del suo sound ancestrale, è stato bellissimo ascoltare il suo brano Rothko on Broadway ovvero un sincero omaggio al pittore Mark Rothko , uno di quegli artisti che ha riempito di colore il suo mondo interiore, da vedere assolutamente. Il brano è notevolmente bello, distinto da un circolo ritmico assai oltre, l’uso di poche note che si ripetono rende il tuto assolutamente da ascoltare e ascoltare, per non parlare della bravura del compositore ed esecutore. Per non parlare neanche di quella che è la vena attraente del mondo klez rappresentata in trio , in solo, in duo insomma in una ideale prospettiva cameristica di melodie e ritmi popolari talmente “diversi” da essere certamente adatti ad una formazione cameristica. Insomma il clarinetto ha sempre avuto in se quella magnifica fronda di integrità sonora, amato da Mozart è stato lo strumento più implicito di profondità evocative. Suonato come un antico strumento di Dio diventa qualche cosa di raro e di ricercabile. In questi tempi talmente standardizzati è incredibile quindi incontrare chi come Krakauer e i suoi due sodali Greesmit e Longboardi. Il festival della Chigiana “Diverso” notevolmente aiuta il senso di tutto questo.
Marco Ranaldi