Unreal City
CONTEMPOARTENSEMBLE
Fabio Fabbrizzi, Arcadio Baracchi flauti
Fabio Bagnoli, Tommaso Guidi oboi
Giovanni Riccucci, Gabriel Bechini clarinetti
Duccio Ceccanti, Fanny Ravier violini
Edoardo Rosadini viola
Giovanni Inglese violoncello
Amedeo Verniani contrabbasso
Francesco Canavese basso elettrico
CHIGIANA KEYBOARD ENSEMBLE
Monaldo Braconi / Francesco De Poli pianoforti
Luigi Pecchia / Danilo Tarso samplers
CHIGIANA PERCUSSION ENSEMBLE
Alessio Cavaliere, Antonio Gaggiano, Tommaso Sassatelli, Davide Soro
VITTORIO CECCANTI direttore
ALVISE VIDOLIN / NICOLA BERNARDINI / JULIAN SCORDATO live electronics e regia del suono
Steve Reich Radio Rewrite
Bruno Letort Armilia, Mysterious underground city located at North Obscure Pole*
Steve Reich City Life
prima esecuzione assoluta
in collaborazione con il Laboratorio SaMPL del Conservatorio di Musica “Cesare Pollini” di Padova
Chiesa di Sant’Agostino, Siena 27 luglio 2021
Partiamo da Armilla la composizione di Bruno Letort. Ebbene è significativo che sia stata commissionata questa composizione dalla Chigiana al compositore francese, una delle figure di spicco della nuova ed assoluta inventiva compositiva del nostro secolo . Letort scrive in maniera entusiasmante, è innamorato dell’idea di comporre, della ricerca dei suoni, di ritrovare tutto un magma d’essenze e sostanze di rara bellezza e fattura. La sua composizione si pone come crocevia fra la logica tutta francese di smitizzare i miti e fra il colore, la tavolozza dei vari andamenti dei fraseggi strumentali. Armilla è questo ed è di più. Un sogno a cielo aperto di una affascinante poesia d’interiori mondi. Ed è quindi amabile, come può esserlo il vino di queste terre. Ed è infatti per questo motivo che la richiesta di Nicola Sani a Letort rispecchia il senso del luogo sonoro in cui si svolge il Festival. Per non parlare del suono della Chiesa di S. Agostino, talmente equilibrato da far coniugare acustica ed elettronica in maniera elettrizzante. Vogliamo solo ricordare come Bruno Letort cerca sempre nei suoi percorsi compositivi d’arrivare all’ascolto, di essere umile artigiano della musica. In qualsiasi sua coniugazione intervenga crea sempre un ottimo connubio fra l’impressionismo più sincero e l’avventura futurista del XXII secolo prossimo. Così come ha creato Steve Reich, il più incredibile compositore del XX secolo. Americano, profondamente affine al pensiero newyorkese di moviment, Reich ha saputo infondere alle sue partiture il senso del movimento appunto, del ritmo, delle immagini che rimandano alle voci. Così nel concerto a S. Agostino ascoltare prima Radio Rewrite e poi il capolavoro di City Life è come scoprire un universo sonoro che ancora oggi apre a nuove soluzioni. Immersioni nel jazz soprattutto e nel rock attuano in queste due opere il pensiero più elevato e avanguardista di Reich. Colui che fra tutti i minimalisti ha saputo prendere da John Cage, il padre naturale di tutti loro, quella logica del tratto, del ritratto. Sensazioni d’assoluto, di estrema marea cittadina in movimento scaturiscono da questi monti sonori creati da Reich. Ed è quindi quasi inutile ribadire come gli effetti di City Life siano preponderanti ed attualissimi ancora oggi. E’ il futurismo già preannunciato dai francesi e da alcuni americani. Il movimento delle macchine, delle anime nelle macchine, delle ritrovate luci che incantavano George Gershwin e Cole Porter. E’ un musical in miniatura, Broadway senza fissa dimora quasi. Ed è tutto ed altro ancora l’immenso ed umano mondo scritto da Reich. Interpreti di questo unico concerto sono stati i tanti e bravi corsisti delle classi di percussione e di musica elettronica della Chigiana, con l’innesto del Contemporartensamble diretti da Vittorio Ceccanti. Gli innesti elettronici e pianistici hanno dato una maggiore spinta all’ascolto. Ceccanti probabilmente però poteva osare di più, liberare l’orchestra nella forza magmatica futurista. Soprattutto poi nella composizione di Letort è forse mancata quella profondità di lettura che è comprensibile comunque dall’ascolto di quanto scritto. Ma è comprensibile ed è facile scrivere seduti alla scrivania quando chi suona o chi dirige vive forti emozioni e affronta tante difficoltà, di tutti i tipi. Quindi la presente nota è a guisa di una ideale esecuzione in tempi ideali.
Marco Ranaldi